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Salone del libro 2019: il manifesto è di MP5, street artist impegnata nel sociale

Il gioco del mondo secondo MP5
Il tema del Salone del libro 2019 interpretato da MP5

Chi è MP5, l’artista che ha firmato ‘Il gioco del mondo’, tema del Salone del Libro di quest’anno, che sui social si dice “davvero onorata” dell’opportunità. Interviste all’artista e al direttore Nicola Lagioia.

Dopo quelle di Gipi e di Manuele Fior, il nuovo manifesto del Salone Internazionale del Libro (Torino, 9-13 maggio 2019) porta ancora la firma di un’artista legata al mondo graphic novel, ma anche alla street art, all’animazione e all’installazione: MP5. Nota per lo stile di disegno in bianco e nero dai contorni marcati, che utilizza in vari contesti, MP5 è stata avvicinata da Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro dall’edizione 2017, così: “Emmepì, andiamoci a bere una cosa al Pigneto”.

Il settore graphic novel traina ormai la piccola e media editoria. Lagioia lo sa bene, tiene d’occhio gli autori più promettenti e per il 2019 sceglie un altro nome legato a questo ambiente, anche se l’arte di MP5 è tutto meno che confinabile in un settore. Il tratto del manifesto di quest’anno è peraltro diverso dagli ultimi due e tutti e tre differiscono notevolmente dai manifesti che precedono l’arrivo di Lagioia, commissionati ad artisti – in un certo senso – più tradizionali. A titolo esemplificativo, nel 2016 la veste grafica fu affidata al pittore Mimmo Paladino e nel 2015 all’agenzia Simonetti Studio a partire da una gara di creatività. Lagioia sceglie nomi amati dai giovani e comunica in modo giovane: sul suo profilo Facebook, prima di diffondere il tema della 32sima edizione, ha pubblicato non già il manifesto, ma il nome dell’artista prescelta per “vestire a nuovo il Salone del Libro”.

Lagioia, a cosa è dovuta l’attenzione per gli autori di graphic novel e perché la scelta di quest’anno è ricaduta su MP5?

Il manifesto del Salone del Libro 2017
Il manifesto del Salone del Libro 2017 (Gipi)

“L’idea di fondo è quella di dare un’impronta autoriale ai manifesti. Nei primi due casi abbiamo affidato l’immagine del Salone del Libro a due tra i nomi più noti del mondo graphic novel. Sebbene il Salone sia ormai considerato un’istituzione, ci teniamo molto a mantenere una dimensione laboratoriale. Per questo abbiamo deciso di non adagiarci su scelte che comunque avevano funzionato benissimo. Con MP5 volevamo cambiare tratto: sia Gipi sia Fior lavorano con i toni pastello, stavolta abbiamo preso un’artista che si muove su più fronti e che ha un tratto molto incisivo. Anche MP5 ha fatto graphic novel, è vero, ma non la definirei propriamente un’autrice di graphic novel: realizza murales, installazioni, agisce nell’ambito della street art, ha collaborato con Abel Ferrara… Viene da un mondo che possiamo definire underground, anche se ormai viene chiamata dappertutto. Insomma come artista ci piaceva. Sono io a proporre l’autore del nuovo manifesto, ma sono decisioni condivise dal gruppo editoriale. Suggerisco un nome, ne discutiamo un po’ e, se alla fine ci troviamo più o meno d’accordo, contatto l’artista e capisco se ha il piacere di collaborare con il Salone del Libro. Per loro è una cosa positiva perché poi si ritrovano tutta una città tappezzata della loro opera. Torino nei giorni del Salone è tutta un manifesto”.

Com’era andata con Gipi e Manuele Fior? 

Il manifesto del Salone del Libro 2018
Il manifesto del Salone del Libro 2018 (Manuele Fior)

“Per quanto riguarda Gianni (ndr. Gipi), oltre al fatto che lo seguivo da tempo e che avevo molto amato ‘La mia vita disegnata male’, ho avuto modo di conoscerlo al Santarcangelo Festival. In seguito, un forte trait d’union tra di noi è stato uno dei papà della cultura italiana, Goffredo Fofi, che, quando dirigeva ‘Lo straniero’, ogni tanto ci coinvolgeva. Prima di assegnare a Gipi il manifesto del Salone 2017, gli avevo già chiesto di realizzare la copertina di ‘Riportando tutto a casa’ (Einaudi, 2009), mio terzo romanzo e credo una delle sue prime copertine di libri.

Quando ho scelto Manuele Fior, invece, lo conoscevo da poco, ci eravamo incontrati durante l’ultima edizione di Lucca Comics & Games. Il suo è un altro caso di autore di graphic novel che ha guardato molto al mondo della letteratura. ‘La signorina Else’, per esempio, è tratto da una novella di Arthur Schnitzler.

Quanto a MP5, l’ho contattata e ci siamo visti due-tre volte per discutere il tema del Salone di quest’anno. Ora dovremmo rivederci per festeggiare, perché il manifesto è molto piaciuto, ma ancora non siamo riusciti a incastrare gli impegni di entrambi”.

Partendo dal celebre ‘contro-romanzo’ di Julio Cortázar, maestro del racconto argentino naturalizzato francese, il Salone 2019 – proprio come la cultura – non contempla frontiere o linee divisorie, ma salta i confini, e lo fa a partire dal suo manifesto, evocando ‘Il gioco del mondo’ (‘Rayuela’ in lingua originale), opera letteraria tra le più influenti degli ultimi cinquant’anni che ha fatto della mescolanza di culture la propria forza.

MP5, ph. Alessandro Moggi

Chiedo a MP5 se aveva letto il romanzo quando le è stato affidato l’incarico. Mi risponde che quando Lagioia le ha comunicato il titolo del Salone di quest’anno ha deciso di seguire un approccio diverso dal solito. “Mi sono fatta guidare unicamente dalle parole”, spiega. E aggiunge: “Ho avuto subito un’epifania, che ho sviluppato fino a realizzare quella che poi é diventata l’immagine definitiva”.

MP5 è nata a Napoli, ha studiato Scenografia per il teatro all’Accademia di Belle Arti di Bologna e Animazione presso la Wimbledon School of Art di Londra. Dal periodo di studi bolognese deriva il suo legame con il teatro di ricerca, rintracciabile nelle installazioni audio/video ma anche nei suoi interventi murali.

Diverse città europee oggi sono impreziosite da suoi enormi graffiti, che strizzano l’occhio all’arte classica e al contempo “danno forma a una nuova mitologia, che sottende una visione critica e politicamente impegnata della realtà”, come si legge sul sito dell’artista.

È il caso, per esempio, delle figure femminili che, dal 2016, troneggiano su un edificio di via Cencelli, nel quartiere romano di Torpignattara: donne che ricordano colonne greche, in grado con la loro forza di sorreggere la struttura dell’intera palazzina. L’opera, intitolata ‘Millennials’, non è che l’ultimo atto di ‘Of Changes’, la prima personale italiana di MP5, allestita negli spazi della Wunderkammern Gallery di Roma.

MP5, Millennials, ph. Alessandro Amoruso

Opere realizzate da MP5 sono state esposte nell’ambito di festival internazionali come la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo e all’interno di istituzioni museali quali la Triennale di Milano, il MACRO e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

Inoltre ha pubblicato illustrazioni su settimanali e magazine tra cui Internazionale, Le Monde Diplomatique, Linus, Il Male e ha disegnato per festival internazionali di teatro e di danza contemporanea.

MP5 ha anche vinto, insieme a Valerio Bindi, il Gran Guinigi a Lucca Comics and Games 2009 per ‘Profumo’, storia breve a fumetti edita da Coniglio Editore. Nel 2011, ‘Acqua Storta’ (Meridiano Zero), graphic novel disegnato da Emmepì, tratto dall’omonimo romanzo di Luigi Romolo Carrino, con soggetto e sceneggiatura sempre di Bindi, riceveva la nomination come miglior fumetto al Comicon di Napoli (premio poi vinto da Fior che, con ‘Cinquemila chilometri al secondo’, ha fatto il pieno di riconoscimenti). Al Comicon 2011, però, MP5 vinceva il Micheluzzi nientemeno che come miglior disegnatrice. In seguito, MP5 ha pubblicato altri due libri illustrati per i tipi di GRRRzetic: ‘Palindromi’ e ‘Changes’, rispettivamente nel 2012 e nel 2016.

MP5, il tuo tratto è diverso da quello dei graphic novelist che ti hanno preceduta come autori dei manifesti del Salone del Libro. Ti aspettavi un’accoglienza così positiva?

“Nicola e il team del Salone da subito mi hanno dato la libertà e la sicurezza di cui avevo bisogno. Le loro reazioni ai miei primi bozzetti mi hanno fatto capire che la direzione che avevo scelto era quella giusta e che il pubblico avrebbe compreso”.

Lagioia ha introdotto la conferenza stampa del 6 marzo così: ‘In un mondo di adulti, è un bambino che regge il gioco’. Parole che rimandano al manifesto che hai realizzato. Sul suo profilo Facebook ha aggiunto: ‘Se solo fosse così’. Un tuo commento?

“Penso che l’arte in genere abbia un forte legame con la dimensione legata all’infanzia. Ecco, quella dimensione, libera da sovrastrutture, penso possa essere uno strumento molto efficace per decifrare una realtà complessa e stratificata come quella in cui viviamo”.

MP5 per lo sciopero globale transfemminista di ‘Non una di meno’ dello scorso 8 marzo

Con il suo stile audace e minimalista, MP5 ha spesso dato voce a temi complessi e a battaglie ancora necessarie. Negli ultimi dieci anni ha strettamente legato il suo lavoro alla scena queer e femminista. Può infatti vantare una collaborazione di lunga data con ‘Non una di meno’, il movimento italiano di lotta contro la violenza di genere in ogni sua forma, ispirato allo storico ‘NiUnaMenos’ messicano. Più recente, invece, la sua collaborazione con Gucci per la campagna globale ‘Chime for Change’ sull’uguaglianza di genere. Viene da pensare che la scelta di un’artista attiva nella controcultura europea, politicamente impegnata, assieme alla novità di sostituire la formula consolidata del ‘Paese ospite’ con la lingua spagnola, sia un modo per lanciare un segnale, un invito ad abbattere muri reali e immaginari tra popoli.

Lagioia, rispetto alle precedenti, si può dire che MP5 sia una scelta politica?

“MP5 ha uno sguardo anche politico, su questo non c’è dubbio: è l’artista simbolo di ‘Non una di meno’ e il Salone, da tre anni a questa parte, ha una sezione dedicata al pensiero femminile e ai femminismi, ‘Solo noi stesse’, curata da Valeria Parrella e Loredana Lipperini, quindi tutto torna. Anche il fatto che MP5 avesse un approccio non neutrale rispetto ai problemi del mondo, che è quello che deve fare il Salone. In questo rientra anche la novità di quest’anno di optare per una lingua e una cultura anziché per il solito Paese straniero ospite. Speriamo che sia interessante la riflessione sull’identità culturale europea a due settimane dalle elezioni (ndr. 23-26 maggio). Il Salone non entra propriamente in argomento politico nella coda elettorale, però prevediamo di poter dare attraverso i nostri ospiti – sociologi, scrittori, artisti, storici, filosofi – una visione un po’ più profonda di quella che si può ottenere da una mera campagna elettorale, che è spesso bidimensionale e basata su slogan. Nel corso di questo Salone 2019 parleremo di scienza e di umanesimo, di rabbia e di esclusione sociale, del ‘nostro scontento’ e di speranza, di cos’è e di cosa potrà essere, man mano che rivela sempre meglio il proprio volto, il XXI secolo. Da questo punto di vista il Salone ha un approccio ‘politico’. Ricordo che la prima scrittrice che contattammo non appena diventai direttore fu Svetlana Aleksievič, premio Nobel per la Letteratura nel 2015, che ha decisamente un approccio politico. Se si legge ‘Preghiera per Černobyl’ lo si capisce subito”.

MP5 per la campagna globale di Gucci ‘Chime for change’

A domanda diretta sulla valenza politica della scelta del suo nome quale autrice del manifesto, MP5 ha risposto così: “Anche gli artisti che mi hanno preceduto, ognuno a suo modo, hanno un modo di rappresentare la realtà che contiene una visione politica delle cose. Il mio stile è forse esteticamente più radicale, ma ho voluto che la narrazione avesse comunque un risvolto romantico che mantenesse una continuità con i visual del passato. La letteratura e l’arte per me hanno sempre una valenza politica”.

A cosa stai lavorando in questo periodo? Sono previste tue mostre italiane, e non, a breve?

“Sto lavorando a diversi progetti contemporaneamente. Proseguo il mio lavoro in studio, ma lavoro anche alla campagna ‘Chime for Change’ che sta crescendo e che comprende una pubblicazione di cui curo l’art direction. Avevo bisogno di un momento di pausa per riflettere e sviluppare alcune intuizioni avute in questi ultimi mesi. Sono in una fase introspettiva. Alla fine di questo processo di lavoro in studio ci sarà sicuramente una mostra, ma è ancora presto per sapere dove e quando”.

About Sabrina Colandrea

Giornalista professionista materana, classe 1986, ho vissuto, studiato e lavorato a Pisa, Genova, Torino e Roma. Dal 2013 ho scritto soprattutto di cultura, arte e spettacolo per Mentelocale, La Repubblica Torino, Uncò Mag, Goa Magazine, Il Quotidiano della Basilicata. Ho all’attivo una serie infinita di stage, degni di nota e zuppi di sudore i due mesi a Rainews24 e i tre mesi nell’ufficio stampa e relazioni esterne dell’Università di Torino. Dopo un’esperienza nella redazione del talk show “Avanti il prossimo” su TV2000, ho lavorato come addetta stampa e videomaker freelance per emittenti tv, festival e associazioni culturali. Dal 2019 sono in forze nella redazione della web radio Activa, dedita alla divulgazione tecnologica. Con Canale Arte torno al mio primo amore, la parola scritta.

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