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Gli Artisti e le Opere: Eugenio Baroni, Il Monumento al Duca D’Aosta, 1935

Lo scultore Eugenio Baroni tocca uno dei vertici della sua poetica nel monumento al Duca D’Aosta, oggi in Piazza Castello a Torino, riservando un’attenzione particolare alla figura dell’umile soldato, così come dimostrano i pregevoli modelli in bronzo del “Bersagliere”, “Vedetta veterana” ,”Fante contadino”.

Eugenio Baroni (Taranto 1880 – Genova 1935)

Bersagliere”, “Vedetta veterana”, “Fante contadino”, 1935

Sculture in bronzo, h. 70 cm ca.

 

Eugenio Baroni, nato a Taranto da genitori milanesi nel 1880, si trasferisce giovanissimo a Genova dove si dedica alla scultura, dimostrando sin da subito un netto rifiuto per i canoni accademici e un interesse per la lezione di autori come Bistolfi, Wildt, Meunier e Rodin; di quest’ultimo fu sempre grande estimatore e dallo stesso Rodin ricevette nel tempo molti elogi. Nei primi anni dieci del Novecento, vinto il concorso bandito dal Comune di Genova, realizza il monumento dei Mille a Quarto, da D’Annunzio il 5 maggio 1915. Tra le altre opere del periodo vi sono diversi monumenti funebri (come quello eretto ai principi Doria a San Fruttuoso  nel 1915), le  statue di Guglielmo Embriaco e di Andrea Doria a Genova.

Baroni partecipò come ufficiale degli alpini alla prima guerra mondiale, esperienza che gli permise di vivere in prima persona l’esperienza bellica e che certamente influenzò la sua sensibilità poetica sul tema, come si evince nel monumento – ossario da collocare a S. Michele del Carso (1920), mai realizzato, ma di cui restano il bozzetto e i gessi. Espose alla Biennale di Venezia in diverse edizioni e realizzò alcune statue per il Foro Italico a Roma.

 

L’ultima grande opera è il monumento al Duca d’Aosta collocata in Piazza Castello a Torino, avendo lo scultore vinto il concorso indetto nel 1933, a cui partecipò anche Arturo Martini. La morte colse l’artista a Genova nel giugno del 1935: l’opera fu completata dallo scultore romano Publio Morbiducci, da lui già designato come suo successore.

Il monumento fu eretto per onorare la memoria di Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d’Aosta (1869-1931), passato alla Storia con l’appellativo di Duca invitto, Generale della Terza armata italiana, Maresciallo d’Italia, figure amatissima della prima guerra mondiale perché riscattò l’onta di Caporetto con la presa di Gorizia. Il monumento, (in un primo momento pensato per Piazza Vittorio e solo dopo lunghe traversie destinato a Piazza Castello), fu inaugurato dal re Vittorio Emanuele III il 4 luglio 1937, nel sesto anniversario della morte del Duca.

L’opera è costituita da una grande piattaforma rettangolare sulla quale appoggia un basamento raffigurante una trincea espugnata: al centro è posta una base sulla quale è collocata la statua del Duca, fusa con il bronzo di quattro cannoni nemici. Ai due lati estremi si trovano due cubi di 4 metri intorno ai quali sono disposte otto figure di fanti alte 2,5 m. Il Duca d’Aosta viene raffigurato “soldato fra i soldati”, vestito con il cappotto dell’uniforme da generale, lo sguardo fiero, i pugni contratti.

Particolarmente interessanti sono le figure poste ai lati dei due massicci cubi che ornano il basamento, ognuna di esse rappresenta infatti una diversa tipologia di soldato: la Vedetta veterana con moschetto a baionetta imbracciato, il volto oscurato dal cappuccio sul volto; la Vedetta giovane; il Bersagliere con lo sguardo rivolto verso il Duca, il mantello asimmetricamente disposto sul corpo; il Fante che si toglie la maschera, alludendo alle prime armi chimiche; il Fante cittadino, il Fante contadino con il tascapane al collo carico di granate; infine, il Fante ardito  e l’Alpino, anch’esso rivolto al Duca, pronto ad obbedire.

In questa sentita rappresentazione delle diverse figure del soldato emerge tutta la sensibilità del Baroni, anch’egli milite che aveva conosciuto da vicino l’asperità dei conflitti, il dovere dell’obbedienza, il senso del sacro, pathos che l’artista riesce a trasferire con acuto senso narrativo, dimostrando il dovuto riconoscimento al grande generale ma riservando una vivida attenzione alle figure più umili, vera ossatura dell’esercito.

I modelli in bronzo “Bersagliere”, “Vedetta veterana” e “Fante contadino”, preziosi studi preparatori realizzati nel 1935, saranno uno dei lotti di punta dell’Asta di Scultura della Casa d’Aste Sant’Agostino il prossimo 15 dicembre.

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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Un commento

  1. Perché non viene nominato il costruttore del basamento eseguito in Sienite di Balma ? Mi sembra un’opera pregevole pure quella . Grazie per l l’attenzione che vorrete riservare alla mia domanda. Mi interessa perché il costruttore fu mio nonno.

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