Il 25, il 26 e il 27 novembre arriva nelle sale italiane “Frida. Viva la vida”, il docufilm diretto da Giovanni Troilo sulla pittrice messicana dalle due anime: da una parte l’icona, simbolo del femminismo contemporaneo, dall’altra l’artista libera, nonostante le costrizioni di un corpo martoriato.
Dal terribile incidente stradale che la lasciò invalida a 18 anni alla tormentata storia d’amore con l’artista Diego Rivera, la vita di Frida Kahlo è stata senza dubbio romanzesca. Non a caso è stata raccontata in diversi film e documentari dal 1960 ad oggi. Tra i più noti “Frida: naturaleza viva” (1983) e “Frida” (2002), tratto dalla biografia della pittrice messicana scritta da Hayden Herrera e interpretato da Salma Hayek, che, per quel ruolo, ha ricevuto una nomination agli Oscar.
Ma è stato detto proprio tutto di questa artista rivoluzionaria diventata nel tempo un’icona pop, ma soprattutto un simbolo per tutte le donne?
Non la pensa così Giovanni Troilo, già regista del film “Le Ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce”, che stavolta ha scelto di raccontare la vita e l’opera di Frida Kahlo attraverso interviste, documenti d’epoca, ricostruzioni e opere d’arte originali.
Frida convisse sempre con dolori atroci che la perseguitarono fino alla morte, ma affrontò tutto con intensità e determinazione. Per questo motivo, oltre che naturalmente per la sua pittura e per i suoi scritti, nonché per lo stile inconfondibile nel vestire, è diventata con il tempo un modello di riferimento, capace di influenzare artisti, musicisti e stilisti di tutto il mondo.
Il documentario di Troilo mette in luce le due anime della pittrice, quella dell’icona e quella dell’artista che ha dipinto il dolore, materia grezza essenziale per il suo lavoro, attraverso i colori accesi e l’energia vitale tipica della sua terra. “Frida. Viva la vida”, prodotto da Ballandi Arts e Nexo Digital, in collaborazione con Sky Arte, sarà presentato nell’ambito del “37° Torino Film Festival – Sezione Festa Mobile” per poi arrivare nei cinema italiani il 25, il 26 e il 27 novembre.
Soltanto tre giorni nelle sale, com’è diventato usuale per questo genere di film, i biopic sul mondo dell’arte che ricalcano la modalità di fruizione dei cosiddetti “film evento”. Un esempio recente di questa tipologia di pellicole è “Chiara Ferragni – Unposted” di Elisa Amoruso.
Non ci si aspetterebbe il medesimo successo per un documentario a tema artistico, eppure il progetto “La Grande Arte al Cinema” di Nexo Digital conferma i grandi numeri delle prime volte e vanta media partner come Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it.
L’idea di mettere a punto intere stagioni dedicate all’arte nei cinema – ha spiegato Franco Di Sarro, a.d. della società, – è nata nel 2012 con il successo di “Leonardo Live”, il primo tour cinematografico all’interno di una mostra (quella dedicata dalla National Gallery di Londra al genio di Vinci).
Da allora portare il mondo dell’arte al cinema ha dato continue riprove della bontà di quell’intuizione. Si pensi a “Musei Vaticani 3D”, del 2014, che è risultato il contenuto d’arte più visto della storia del cinema a livello internazionale (e che, in Italia, con un’uscita evento di un solo giorno, ha ottenuto un incasso di 310mila euro e raggiunto oltre 34mila spettatori).
La prossima sfida di Nexo Digital sarà proprio “Frida. Viva la vida”, un viaggio in sei capitoli nel cuore del Messico, tra cactus, scimmie, cervi e pappagalli, che alterna suggestive ricostruzioni a interviste esclusive e che porta sul grande schermo diverse opere dell’artista, tra cui alcuni degli autoritratti più celebri, da quello con Diego Rivera del 1931 alle “Due Frida” del 1939, da “La colonna spezzata” del 1944 al “Cervo ferito” del 1946.
L’attrice e regista Asia Argento condurrà gli spettatori alla scoperta dei due volti della pittrice, seguendo un fil rouge dettato dalla voce della stessa Frida: lettere, diari e confessioni private.
Nel documentario saranno anche mostrati per la prima volta fotografie, vestiti e altri oggetti personali dell’artista, conservati negli archivi della Casa Azul – Museo Frida Kahlo, oltre alle stampe originali delle immagini scattate da Graciela Iturbide durante l’apertura del bagno della casa di Frida nel 2004.
Ci saranno poi le testimonianze e gli interventi di esperti e artisti. Tra gli altri: Hilda Trujillo, che dal 2002 dirige La Casa Azul – Museo Frida Kahlo e il Museo Diego Rivera Anahuacalli; l’operaio Alfredo Vilchis, divenuto artista quasi per caso dipingendo miniature; la fotografa Cristina Kahlo, pronipote di Frida; l’insegnante d’arte del Wellesley College e curatore aggiunto di arte latino-americana al Davis Museum James Oles; la ballerina Laura Vargas.
Tra gli aspetti evidenziati dal film le origini dell’opera della Kahlo, dalla pittura tradizionale dell’Ottocento, con i retablos messicani, all’arte e all’impegno di alcuni uomini del suo tempo, come il compagno Diego Rivera e Lev Trotsky. Dopo la rivoluzione del 1910, il Messico aveva provato a riscoprire le proprie origini attraverso l’iconografia pre-colombiana. Anche Frida ne esplorò l’identità degli opposti: dolore e piacere, tenebre e luce, luna e sole, la vita nella morte e la morte nella vita.
La colonna sonora del docufilm, firmata dal compositore e pianista Remo Anzovino, sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire dal 22 novembre. Anzovino è anche l’autore della canzone “Yo te cielo (cancion para Frida)”, il cui titolo rimanda a una celebre lettera dell’artista. Il brano è interpretato da Yasemin Sannino ed è arricchito dalle note del trombettista jazz Flavio Boltro.