mercoledì , 26 Marzo 2025

Unfinished. L’arte del “non finito” secondo Giorgio Griffa

La Fondazione Giorgio Griffa ospita fino al 29 maggio Unfinished, una mostra personale dedicata all’artista Giorgio Griffa, allestita nell’Art Space della Fondazione, situato nell’ex complesso industriale Michelin di via Oropa 28 a Torino. La mostra esplora il tema del “non finito”, uno degli aspetti centrali della sua ricerca artistica. Curata dalla Fondazione, Unfinished presenta una selezione di opere scelte con la collaborazione dell’artista, offrendo al pubblico una visione privilegiata su questo elemento fondamentale della sua pittura. Il “non finito” non è solo una tecnica, ma una vera e propria filosofia, un pensiero che Griffa sviluppa come parte integrante della sua poetica. È una scelta voluta, una risposta alla natura fluida e in continua evoluzione del tempo e dello spazio. Le opere di Griffa, caratterizzate da segni e campiture di colore che non riempiono mai completamente la tela, rimangono sospese, lasciando aperte infinite possibilità interpretative, frammenti di un dialogo continuo con l’universo.

Giorgio Griffa

L’artista stesso spiega: “All’inizio fu la scelta di lasciare interrotti i segni o il campo di colore, senza dipingere integralmente la tela, perché nel frattempo la vita è passata avanti, pensiero che viene dallo Zen. Poi mi resi conto che omettevo il punto finale che trasferisce il presente nel passato. Mi pare anche che resti una traccia del tempo del lavoro. Di fronte a uno spazio indeterminato e in espansione, mi sembrava giusto tentare di rappresentarlo limitandomi a occuparlo, un segno dopo l’altro, senza fissare il confine. Alla fine, mi sono accorto che un ‘nonfinito’ non può essere perfetto. Il punto è che il nostro concetto statico di perfezione deve essere aggiornato alla dinamica dell’Universo.”

Nelle opere di Giorgio Griffa, lo spazio non è mai completamente dipinto. La parte “vuota” diventa un elemento vivo, simile a una pausa musicale, che apre a nuove letture. Questo concetto di “non finito” emerge nelle due opere degli anni ’70 in mostra: Linee orizzontali e Obliquo del ciclo Segni Primari. Qui, le linee tracciate con pennello e matita si interrompono, lasciando ampie porzioni di tela scoperte. Per Griffa, lo spazio vuoto è sinonimo di libertà. Questo principio è evidente anche in opere come il dittico Verticale e altro (1998) del ciclo Contaminazioni, dove la composizione si espande oltre i confini della tela, suggerendo una continuità che prosegue oltre l’opera stessa. Un altro esempio è Sette colori (2000), del ciclo Numerazioni. In questa grande tela, le aree non dipinte creano effetti di profondità e leggerezza, lasciando intravedere la luce attraverso la superficie più scura. I numeri tracciati sulla tela documentano la sequenza del processo pittorico, testimoniando la temporalità del lavoro.

Giorgio Griffa

Il gioco delle trasparenze acquista un significato profondo in Undermilkwood (2019), installazione composta da 20 tele, fulcro della mostra. L’opera è dedicata al poema radiofonico Selva di Latte di Dylan Thomas ed è parte dei cicli Alter Ego e Trasparenze. Undermilkwood richiama La Recherche, l’opera monumentale di Griffa dedicata a Proust, conservata al Centre Pompidou. In questa installazione, la tarlatana, un tessuto leggero e trasparente, crea un dialogo tra la pittura e lo spazio sottostante, enfatizzando le zone di vuoto e di bianco. Scrive Griffa: “Le tele trasparenti consentono di estendere la contaminazione dei segni utilizzando la sovrapposizione disordinata di una tela sull’altra. I segni si confondono, si moltiplicano, si cancellano, si estendono, si modificano. E ogni volta si ricompongono in modo diverso in uno spazio diverso. Con questo ciclo ho voluto sottolineare il legame stretto tra la mia pittura e la musica: in un quartetto i suoni dei diversi strumenti si inseguono, si sommano, si uniscono e si dividono.”

Le opere del ciclo Trasparenze cambiano a ogni nuova installazione, interagendo attivamente con lo spazio che le ospita. Ad esempio, Undermilkwood è stato allestito in modo diverso per Unfinished rispetto alla sua presentazione nel 2021 al LAM – Métropole Musée d’Art Moderne di Lille. Questa libertà installativa riflette l’approccio dinamico e in evoluzione della pratica artistica di Griffa, aggiungendo un’ulteriore dimensione al concetto di “non finito”.

Giorgio Griffa

La mostra prosegue con Disordine ES, parte del ciclo Disordine (2023), che presenta una griglia di linee grigie e ampie campiture di colore che si interrompono prima di coprire tutta la tela, lasciando spazi vuoti. Questo equilibrio tra materia e colore bruno della “pattina” continua il dialogo con la superficie. Altri lavori in mostra includono due carte del ciclo Canone Aureo (2015), che esplorano il numero irrazionale di Euclide, simbolo di bellezza e metafora dell’incompletezza.

A chiudere l’esposizione, una sala video offre uno spunto intimo sul modus operandi dell’artista, con immagini proiettate a tutta parete che permettono ai visitatori di entrare nell’universo di Griffa. Un’esperienza visiva e meditativa che invita a riflettere sui tempi e gesti della sua pittura.

La mostra si inserisce nella missione della Fondazione Giorgio Griffa, che punta a creare uno spazio di incontro e dialogo tra artisti, curatori e pubblico, con l’obiettivo di promuovere la ricerca e la sperimentazione nell’arte contemporanea. La prima mostra corale della Fondazione, Inside (ottobre-dicembre 2024), ha visto la partecipazione di artisti come Marco Gastini, Luigi Mainolfi, Nunzio, Elisa Sighicelli, Grazia Toderi e Gilberto Zorio, a cura di Sébastien Delot.

Fondazione Giorgio Griffa

PER INFO

UNFINISHED Opere di Giorgio Griffa 13 febbraio – 29 maggio 2025

Fondazione Giorgio Griffa

Via Oropa, 28, Torino

https://www.fondazionegiorgiogriffa.org

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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