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Le Macchine di Michelangelo Castagnotto. L’Intervista

Michelangelo Castagnotto, La Macchina per Azioni, courtesy GAS - Gagliardi Art System
Michelangelo Castagnotto, La Macchina per Azioni, courtesy GAS – Gagliardi Art System

Dopo la recente esposizione collettiva OPEN THE BOXES II presso Gagliardi Art System, Canale Arte propone la prima parte di un’intervista all’artista Michelangelo Castagnotto. Su macchine, estetica e produzione di linguaggio…

Ivan Fassio: Le tue opere d’arte sono definite “Macchine”. Perché?

Michelangelo Castagnotto: Perché l’opera d’arte è produzione di linguaggio. Perciò si può paragonarla ad un macchinario, nel senso di un comportamento organizzato, o all’uso di una grammatica.
È esattamente il contrario di quello che vuol far credere il film su Turner, che infatti ha molto più successo delle mie Macchine.
Sono andato a vederlo e quasi non riuscivo a sedermi.

I.F.: Quale messaggio vuol far passare il film su Turner?

M.C.: Che i quadri sono già nella natura, basta vederli. Infatti il film dà molta enfasi al fatto che lui prendeva una camera in una pensione in riva al mare e guardava i colori dalla finestra.
È come dire al pubblico che quando vanno al mare ad Alassio sono come Turner: questo fa piacere. I visitatori delle “mostre-evento” vogliono sapere prima quello che trovano, perché il tempo è poco. Non è come quando si va per tartufi e non sei sicuro di trovarli.
Le gradi mostre, la museificazione, sono fatte per sentire il profumo del tartufo anche se non si può mangiare.

I.F.: Ma che cos’è questo profumo di tartufo dell’arte?

M.C.: Una bellezza irradiata dalla natura delle cose. In questo modo, chiunque abbia sensibilità e buon gusto può riconoscere una forma estetica perché preesistente alla storia. Guai se fosse necessario studiare la storia dell’arte per comprarsi un capo firmato: “A te Versace non lo vende perché non hai la laurea in Storia dell’Arte!”

I.F.: Quindi, secondo te, è possibile che Turner venga apprezzato, magari anche venduto, per gli stessi motivi di Versace?

M.C.: Non solo è possibile; è indispensabile per tenere in piedi l’economia che collega Turner a Versace.

I.F.: E Versace a Turner?

M.C.: Anche: senza Versace niente Turner.

I.F.: E senza Turner niente Versace. Ma le tue Macchine sono più Turner o più Versace?

M.C.: Mi pare fosse Virginia Woolf che domandava: “Che cosa ne è del bianco una volta che la neve si è sciolta?”. Mi basterebbe riuscire a far vedere che il linguaggio è una materia solubile come la neve.

I.F.: Potresti progettare una macchina per far sciogliere la neve. So che ne hai già fatta una per il lancio dei sassi.

Michelangelo Castagnotto: Ti ringrazio molto per il suggerimento. Chissà che non la metta in opera. Anzi, vado subito a farla.

È un detto comune che se non apri una cassa, non maneggi un’opera d’arte, non valuti come esporla non sei un buon gallerista.
Niente è più vero se lo proiettiamo anche sui collezionisti.
Non è un caso che uno dei momenti più stimolanti (e di maggiore curiosità) per i collezionisti sia proprio la fase di allestimento di una mostra. Casse, trapani, lampade e scale non sembrano deprimere le opere anzi conferiscono loro una freschezza inconsueta.
Dopo il successo della prima edizione, OPEN THE BOXES II presso GAS – Gagliardi Art System è stato un invito a fare quest’esperienza a tutti quanti gli appassionati di arte contemporanea, il 19 marzo 2015 i lavori di Daniele D’Acquisto, Michelangelo Castagnotto, Richi Ferrero, Claudia Maina, Glaser/Kunz, Ahmad Nejad, Aurore Valade, Jelena Vasiljev, Fabio Viale, sono stati messi in evidenza insieme il contenuto del magazzino retrostante la galleria in via Cervino 16.
http://www.michelangelocastagnotto.com/
http://www.gasart.it/

About Ivan Fassio

Poeta, scrittore, curatore d'arte contemporanea.

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