Più di 70 opere di altissima qualità di maestri italiani e stranieri del ‘900, selezionate dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, saranno visibili gratuitamente sino al 19 agosto alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano, esposte per la prima volta al pubblico.
Oltre all’importanza della collezione privata, che consta nel suo complesso di più di 500 opere raccolte con attenzione nei decenni, con una stima di mercato complessiva di 300 milioni di euro, è da sottolineare come la medesima, grazie ad un atto di donazione, entri ufficialmente a far parte del patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo per decisione di Luigi Agrati, scomparso nel 2016. La decisione era già stata presa nel 2004, ma la famiglia ne deteneva l’usufrutto. L’anteprima di una parte della collezione avviene grazie alla disponibilità della moglie, la Signora Mariuccia Agrati (102 anni). In occasione della presentazione alla stampa Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, ha riconosciuto il grande atto di generosità e di fiducia del Cavalier Agrati e ha ricordato come “[…]La collezione Luigi e Peppino Agrati, una delle più importanti raccolte d’arte del secondo Novecento esistenti in Italia, […] sarà un’occasione eccezionale per ammirare e confrontare capolavori inediti dell’arte italiana, europea e americana del Novecento. La mostra vuole essere anche un ricordo e un omaggio a Luigi Agrati che, insieme al fratello Peppino, ha dato vita a una collezione che si segnala a livello mondiale nel quadro delle raccolte d’arte private.”
Il progetto espositivo, dal titolo Arte come Rivelazione: dalla collezione Luigi e Peppino Agrati, è curato da Luca Massimo Barbero con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli, e presenta al pubblico una selezione di 74 opere della collezione, da Andy Warhol (con un grande Triple Elvis) a Jean-Michel Basquiat, da un monumentale Robert Rauschenberg a diverse opere e progetti di Christo, sino ad alcuni dei principali esponenti della scena artistica italiana, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mario Schifano, Alberto Burri, Fausto Melotti, Pino Pascali, Jannis Kounellis (con una bellissima Rose del 1967).
Con molti di essi gli Agrati hanno intessuto un rapporto di dialogo e di amicizia e questo è uno degli aspetti avvincenti della collezione, ossia la modalità di viva partecipazione e di coinvolgimento in prima persona dei committenti-collezionisti, sinceramente appassionati e sempre informati sulle novità in Italia e oltreoceano, in grado di cogliere nuove correnti e suggestioni in tempi non sospetti: in particolare Peppino Agrati, entrando subito in contatto con Christo, gli commissionò alcune opere per il giardino della sua villa in Brianza e fu tra i mecenati di Valley Curtain, uno degli interventi ambientali che hanno fatto conoscere Christo quale pioniere della Land Art.
Come afferma il curatore Luca Massimo Barbero: “Arte come rivelazione significa presentare per la prima volta al pubblico una selezione rappresentativa di opere della raccolta Luigi e Peppino Agrati come dono visivo alla città, disvelando la sensibilità e l’amore per l’arte dei due collezionisti. Quando nel novembre del 1970, oggi noto come uno dei momenti epocali dell’arte contemporanea a Milano, Christo rimuoveva il telo bianco con cui aveva impacchettato il Monumento a Vittorio Emanuele II di piazza del Duomo per coprire il Monumento a Leonardo di Piazza della Scala, gli Agrati vivevano in diretta il grande evento.
Questa appassionata presa diretta sui più importanti sviluppi dell’arte a loro contemporanea, significativamente esemplificata dal rapporto personale con Christo, si rispecchia anche nell’intenso dialogo con Fausto Melotti e nell’attenta e profonda comprensione di tendenze quali l’arte concettuale e il minimalismo, di cui il grande neon di Flavin, dedicato proprio a Peppino Agrati, è emblema. Le opere raccolte ci parlano oggi di un modo di concepire la collezione come rivelazione e arricchimento, come condivisione di un mondo possibile di immagini che incarnino il vivere contemporaneo”.
Da un primo grande nucleo di sculture di Fausto Melotti, che fa perno all’esposizione con un’installazione posta al centro della grande sala all’ingresso delle Gallerie d’Italia, il percorso procede per aree cronologiche e correnti artistiche creando aree di intenso dialogo tra capolavori di Lucio Fontana, Alberto Burri, Yves Klein e Piero Manzoni, Jannis Kounellis, Mario Schifano, Enrico Castellani, per arrivare agli esponenti dell l’Arte Povera rappresentate da opere di Piero Gilardi, Luciano Fabro, Mario Merz e Giulio Paolini. L’arte americana, approfondita in parallelo allo sviluppo di rapporti commerciali negli Stati Uniti, corrisponde all’acquisto di opere dei principali esponenti sia della corrente Pop sia delle tendenze concettuali e minimali, tra cui Dan Flavin e Richard Serra, Robert Rauschenberg, collezionato ampiamente dalla fine degli anni sessanta agli anni ottanta, Cy Twombly, originale mediatore tra cultura d’oltreoceano e cultura italiana, e di artisti concettuali come Bruce Nauman e Joseph Kosuth, le cui ricerche sono messe in dialogo con quelle di Alighiero Boetti e Vincenzo Agnetti.
Arte come rivelazione. Dalla collezione Luigi e Peppino Agrati
16 maggio – 19 agosto 2018
Gallerie d’Italia – Piazza della Scala 6, Milano
Orari: Da martedì a domenica 9.30-19.30 (ultimo ingresso ore 18.30). Giovedì 9.30-22.30 (ultimo ingresso ore 21.30). Lunedì chiuso