Allestito negli splendidi spazi del piano nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni a Firenze è aperto al pubblico il secondo capitolo della Collezione Casamonti: quasi 80 opere che coprono un arco temporale dal secondo Novecento italiano e internazionale a oggi.
Ad un anno di distanza dalla mostra che illustrava la Collezione dalla fine del XIX secolo sino agli anni ’60 con la rivoluzione di Fontana (ne avevamo ampiamente trattato qui) riprende la narrazione della Storia dell’Arte moderna e contemporanea del Novecento secondo Roberto Casamonti, ovvero uno dei più importanti galleristi (Tornabuoni Arte) e collezionisti nel panorama internazionale, che ha raccolto questa sua personale antologia in 40 anni di appassionato lavoro, mettendola a disposizione del pubblico fiorentino e dei visitatori.
Personali, ma basate su criteri di stretto rigore qualitativo, le motivazioni che hanno guidato la selezione delle opere; come ci tiene a precisare lo stesso Casamonti nel II volume che racconta la sua Collezione “la scelta che ho compiuto nel disegnare la Collezione […] risponde anzitutto a criteri qualitativamente strettamente inerenti le mie passioni e le mie valutazioni a fronte di numerosi parametri: una certa attrazione magnetica esercitata su di me dall’opera di un determinato artista, la durata del valore estetico di un’opera nella mia percezione che, col passare degli anni, è accresciuta anziché diminuita; o quando una forma di bellezza da me considerata tale ha avuto la forza d’urto provocatoria che ha sfidato i miei gusti e le mie concezioni in materie d’arte. Naturalmente nelle mie decisioni ha contato anche l’autorevolezza di qualche storia artistica che ho constatato essere obiettivamente fondata”.
Aggiunge il curatore Bruno Corà: “[…] il frangente temporale delle opere e degli artisti a cui era giunta la prima sezione della collezione, già esibita, era quello dell’inizio degli anni Sessanta”[…] In questa seconda tornata dischiudono il nuovo percorso alcuni tra i più autorevoli protagonisti di quella koiné linguistica definita Arte Povera, venuta alla ribalta, in quanto movimento condiviso da un congruo numero di artisti, a partire dal 1967. Di alcuni di loro Casamonti ha acquisito e destinato alla Collezione più di un’opera, come nel caso di Pistoletto e soprattutto di Boetti, che dopo Fontana è l’artista a cui egli ha dedicato particolari energie”.
In mostra sono infatti presenti diverse opere di Boetti, tra cui una Mappa del 1928, un Mettere al Mondo il Mondo e Tutto (1992-1994), un eccezionale ricamo su tessuto di 6 metri x 2 e cinquanta: racconta a questo proposito Casamonti: […] Alighiero Boetti è stato un artista di un’intelligenza e capacità d’innovazione eccezionali […]. Nella Collezione presento un Tutto quasi unico al mondo. L’unica opera di questa serie di simile formato si trova nella collezione permanente del MMk Museum für Modern Kunst di Francoforte. Naturalmente sono orgoglioso di mostrare un simile capolavoro di questa mia raccolta e che rimanga al godimento di coloro che visiteranno la mia Collezione.”
Di Pistoletto sono presenti la Coiffeuse del 1980, molto vicina alla Venere degli Stracci per poetica e materiali, e la Persona in piedi (1962-1963), rarissimo esempio di velina dipinta a mano (che ritrae il suo amico fotografo Rinaldi) applicata su superficie in acciaio inox lucidato a specchio. Come in occasione della prima parte della Collezione ci accompagna in mostra la direttrice Sonia Zampini, che ci illustra le opere, ritmicamente disposte nelle sale secondo un ordine cronologico che ne evidenzia l’appartenenza ai diversi movimenti e al contempo ne lascia emergere i riferimenti silenziosi ma evidenti tra esse. Riferimenti che testimoniano ancora una volta la coerenza e il gusto del collezionista che l’ha costruita nel corso del tempo, senza fini museali, piuttosto restituendo una personale finestra sull’arte : nutrita è la rappresentanza dell’Arte Povera con opere di Penone, Ceroli, Zorio, Merz, Pistoletto, Kounellis, Gilardi, Boetti, Calzolari fino ad arrivare a Pascali.
Biasi, Colombo e Bury (in mostra la scultura motorizzata 1407 Points blanc in legno e acciaio) testimoniano l’Arte Cinetica o Programmata. Agnetti e Paolini l’Arte Concettuale.
Per il Nouveau Réalisme la scelta è caduta su Cesar, Arman, Spoerri, Klein, Hains, Christo, mentre Nam June Paik e Chiari testimoniano il movimento Fluxus. Chiari è da sempre molto amato da Casamonti ([…] egli infatti rispecchia un po’ il mio modo di essere: fiorentino come me, è una persona e un artista stupendo).
Segue la Scuola di Piazza del Popolo con Schifano, Angeli, Festa (in mostra Sequenza di Balletto del 1965, prestata recentemente alla mostra “Nascita di una Nazione” a Palazzo Strozzi) Tacchi, Mambor e Lombardo; la Land Art con Long e Christo; il New Dada con Rauschenberg e Dine.
Gilbert&George, Ontani, Marina Abramovič, Vanessa Beecroft interpretano la Body Art, affiancate dal video di Bill Viola; in riferimento alla Pop e Graffiti Art sono presenti Andy Warhol, Keith Haring e Basquiat. Il movimento della Transavanguardia è documentato da Paladino, Clemente, De Maria e Chia.
Da segnalare ancora Melotti, Pomodoro, De Dominicis, Parmiggiani, Adami, Marca-Relli, Uncini, Cattelan, Isgrò. E, ancora, uno spettacolare Mirò, due inusuali Tàpies, Uecker, una natura morta Ave Maria del 2007 di Anselm Kiefer, Kapoor, l’opera installativa Eroded Landscape di Tony Cragg del 1988 che dialoga perfettamente con Delocazione del 2008 di Claudio Parmiggiani.
L’augurio di Roberto Casamonti è che il successo ottenuto con la prima parte della Collezione possa continuare anche per questa seconda sezione, in cui si analizza l’evoluzione contemporanea in un secolo come il Novecento, che, a detta dello stesso Casamonti, non è stato certo breve per quanto riguarda l’espressione artistica. Per il 2020 non si esclude un’apertura verso artisti del contemporaneo che illustrino recenti istanze creative: una nuova sfida per individuare artisti di valore che potrebbero essere i grandi del futuro.
Per info
Palazzo Bartolini Salimbeni Firenze