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Il gioiello, scultura da indossare, per la nuova galleria BABS a Milano

E’ stata inaugurata a Milano lo scorso 16 ottobre la galleria BABS con una personale dell’artista Jessica Carroll, a cura di Ermanno Tedeschi.

Il progetto di galleria è stato fortemente voluto e realizzato dall’imprenditrice e collezionista Barbara Lo Bianco, appassionata di gioiello d’artista e di arte contemporanea. Il nome stesso della galleria è già, nel suo acronimo, manifesto programmatico: BABS, Beyond Art Before Sculpture: il gioiello occupa un territorio di ibridazione nel percorso dell’artista e si relaziona strettamente con l’ambito del disegno e dell’espressione scultorea, con la quale dialoga e dalla quale, al contempo, rivendica una sua autonomia compositiva, persino antecedente ad essa. I gioielli sono quindi intesi come opere d’arte in sé compiute che hanno il corpo come territorio di confine e la portabilità tra gli obbiettivi progettuali. Un discorso complesso e affascinante che è oggi affrontato da grandi artisti internazionali e ha conosciuto un momento di particolare vivacità nella seconda metà del Novecento, quando il gioiello d’artista si afferma come opera d’arte, fatto artistico tout-court, nell’annullamento tra arti maggiori e minori: il valore della creazione non è più legato soltanto alla preziosità del materiale, ma all’innovazione stilistica, alla capacità di trasferire nella dimensione contenuta e personalissima del “gioiello indossato” la poetica dell’artista.

Incontriamo la gallerista Barbara Lo Bianco, alla quale chiediamo come sia nata l’idea di aprire una galleria d’arte con un così preciso concept:

L’idea è maturata negli anni, ho a lungo cercato una location adatta per lo scopo: qui (via Gonzaga angolo piazza Diaz n.d.r.) sono piuttosto soddisfatta, sono vicina a Palazzo Reale e al Museo del ‘900, in una zona sottoposta ad un’attenta riqualificazione. Anche le dimensioni erano un elemento importante di scelta, desideravo uno spazio piccolo ma non troppo per contestualizzare il gioiello nella ricerca complessiva dell’artista. L’obbiettivo è di presentare il lavoro come esito di un processo condotto insieme sin dall’inizio, mantenendo anche uno stretto rapporto, nel caso, con la galleria di riferimento. Studiamo insieme quali siano le opere più significative del suo percorso per comprendere meglio come giungere al gioiello: molti di loro si accostano al gioiello per la prima volta e questo è molto stimolante per entrambi perché il processo creativo si nutre principalmente di scambio. Alla fase progettuale segue quella in laboratorio dove studiamo i diversi esemplari da presentare in mostra, una scelta che mantenga una sua coerenza con tutta la sua poetica.

A te piacciono queste prime volte…

Assolutamente sì, la ricerca da condurre in parallelo con l’artista è un aspetto per certi versi entusiasmante; per me il gioiello non è riduzione, è opera in tutto e per tutto, solo in formato diverso. L’artista si deve misurare con un’opera con differenti proporzioni che abbia una vestibilità, che possa essere indossata con piacere e funzionalità, penso ad un uso quotidiano informale e disinvolto, non solo per le grandi occasioni. Questo è l’aspetto che in assoluto mi piace di più, normalmente per l’arte c’è un timore reverenziale, sia nei musei come nelle gallerie dove spesso si percepisce come una barriera tra te e l’opera d’arte, verso la quale si ha timore di avvicinarsi… impensabile sfiorarla! In questo caso sei obbligato a toccarla, a indossarla: l’Arte diventa parte di te e tu diventi superficie per l’opera: una fusione tra il gioiello, chi lo indossa e l’artista che l’ha realizzato. Inoltre c’è l’aspetto che riguarda il momento della scelta, sei tu che scegli il gioiello (e forse lui che sceglie te): è un pezzo unico, e diventa parte del personale percorso esistenziale. Con la scelta del gioiello parli della tua personalità e inevitabilmente veicoli un messaggio, sei tu in prima persona che porti l’Arte alle persone.

 

Quale il tuo ruolo con gli artisti?

Li aiuto a sviluppare il progetto sin dalle prime fasi, li stimolo a guardare il loro lavoro con occhi nuovi e a capire come potrebbero esprimerlo in un gioiello, li seguo poi in tutto il processo produttivo in laboratorio o fonderia e quindi pensiamo ad un progetto espositivo. I gioielli naturalmente sono tutti esemplari unici, o in edizione numerata e certificata.

Sei un motivatore, una musa, una fonte di ispirazione?

In realtà cerco di spronare gli artisti a dare il loro meglio, li invito a valutare nuove prospettive offrendo un punto di vista esterno eppure partecipe. Per me l’arte è gioia, deve dare serenità, persino costituire un rifugio emotivo.  Anche a casa mi circondo di opere d’arte scelte perché mi diano gioia, forza, spensieratezza…: non sono mai stata guidata da logiche di investimento. Anche i gioielli sono opere che devono portare gioia nella quotidianità, grazie al loro stretto contatto con la persona, al rapporto “affettivo” che si instaura con chi lo indossa.

Hai un fil rouge che contraddistingue la tua galleria?

La positività, la leggerezza come scelta consapevole che non è superficialità, ma gioia di vivere. Inoltre vorrei che la galleria sia vista anche come un laboratorio di idee, dove c’è la possibilità di pensare insieme al committente pezzi unici da immaginare con l’artista, del quale magari vorrebbe “un’opera da indossare” pensata su misura. Fa parte anche del mio passato, già mia madre chiedeva ad artisti, pittori e scultori, pezzi unici per me, per le ricorrenze importati: la mia famiglia è siciliana, l’amore per il Bello affonda nelle nostre stesse radici, la nostra è un’eredità culturale che vuol dire barocco, opulenza, ricercatezza per i dettagli, ama anche sapienza tecnica, conoscenza delle tradizioni, perfezione esecutiva.

Come si svolgerà l’attività della galleria?

Per il primo anno abbiamo studiato un programma bimensile di mostre personali con a latere uno spazio in cui mostrerò opere di tutti gli artisti con cui collaboro o che tratto, questo per far meglio comprendere l’indirizzo della galleria. Sono anche interessata a promuovere incontri con artisti e orafi e panel discussion sull’arte contemporanea, per dare vita a momenti di scambio tra il pubblico ed esperti del settore.

Hai deciso di iniziare con Jessica Carroll…

Sì, è un’artista di fama internazionale che apprezzo molto, la mostra è curata da Ermanno Tedeschi che ha seguito con me tutta la mostra: Jessica è un’artista molto raffinata, che ha saputo coniugare la sua ricerca, in bilico tra arte e scienza, con una vena estremamente poetica e concettuale. La protagonista della sua personale è l’ape, che è diventata per lei un leit motiv da sviluppare in diversi formati e materiali, a partire dalla carta, al marmo, al bronzo, alla ceramica: i suoi gioielli, quasi tutti in fusione di bronzo, argento brunito o placcato oro, giocano sulla capacità progettuale e “costruttivista” dell’ape di elaborare geometrie complesse come quelle delle celle, o degli alveari, e di saper esprimere un vero e proprio linguaggio con le traiettorie di volo, come nella bellissima collana  “Allarme” in bronzo sagomato. L’ape è una “messaggera” positiva, si posa leggera sulle piccole lastre scolpite in marmo nero del Belgio o in marmo bianco bianco statuario da portare al collo, si libra nei “Voli” che diventano anelli o gemelli. I “Voli” sono presenti in galleria anche in dimensione installativa, così come gli alveari in ceramica che ritroviamo negli orecchini in argento placcato oro, gli “alvearini”. Un progetto perfetto per far comprendere questa armonia tra la scultura e il gioiello: l’Arte stessa è armonia di forme, idee, fruizione, significato.

Per info:

BABS ART GALLERY

Via Maurizio Gonzaga 2,  Milano

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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