martedì , 30 Aprile 2024
Live!
Home / Video / Aste / Top lot di Pittura e Scultura alla Casa d’Aste Sant’Agostino per le Aste di Dicembre

Top lot di Pittura e Scultura alla Casa d’Aste Sant’Agostino per le Aste di Dicembre

Le aste del 14 e 15 dicembre di Casa D’Aste Sant’Agostino presentano una raffinata selezione di Pittura Moderna e Contemporanea e una giornata dedicata esclusivamente alla Scultura, con diverse rarità e un superbo Bistolfi. 

Mercoledì 16 dicembre dalle ore 16, si terrà l’asta dedicata agli orologi. Giovedì 17 e venerdì 18 dicembre, dalle ore 16, si terranno le aste dedicate ai gioielli con più di 100 lotti.

Antonio Fontanesi, Big Ben (1865/1866)

Tra i “top lot” dell’asta di dipinti spiccano, per la sezione ‘800, “Big Ben”, e “Londra, National Gallery” , due opere di Antonio Fontanesi appartenenti al periodo trascorso a Londra (ottobre 1865 – autunno 1866), esperienza nodale per l’artista, come lui stesso ricordava.

Il soggiorno londinese si rivelò fondamentale per l’artista, che si appassionò ai maestri inglesi come Rembrant, Constable e Turner e dopo una illuminante visita alla National Gallery, l’artista dedicherà al museo il dipinto in questione, con sullo sfondo la Chiesa di St Martin in the Field. La torre del Palazzo del Parlamento, invece, fu presa a modello in una veduta della serie di cliché/verre Sketches of London.

Nel 1869 Fontanesi, che era dedito alla sperimentazione di tecniche diverse e abile incisore, ottenne la cattedra di paesaggio all’Accademia di Belle Arti  di Torino e dal 1876 accettò un’esperienza biennale di insegnamento presso la Scuola tecnica di Belle Arti di Tokyo, dove introdusse tecniche al tempo ignote in Asia, come il carboncino e il pastello.

Si segnala inoltre l’olio su tela di Alberto Pasini, “Cavalieri al galoppo”, dallo spiccato gusto orientalista.

Cesare Maggi, A San Mauro una sera d’inverno”, 1911

 

Per la sezione ‘900 da rilevare il capolavoro divisionista di Cesare Maggi “Val Bregaglia”, di importanti dimensioni, manifesto del divisionismo del pittore con chiaro richiamo al Trittico della Natura, ultima opera di Giovanni Segantini. La svolta decisiva nell’attività artistica di Cesare Maggi fu impressa proprio dalla visita alla mostra postuma di Giovanni Segantini, allestita presso la Società di Belle Arti di Milano nel 1899, che ne orientò definitivamente la produzione verso una pittura di paesaggio – soprattutto montano – di impronta divisionista. Maggi, che dal 1932 ebbe la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Torino, partecipò alle principali rassegne espositive italiane ed europee e, nel 1912, gli venne dedicata un’intera sala dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, dove venne esposta proprio l’opera A San Mauro in una sera d’inverno, dipinta l’anno precedente, presente in asta.

Cesare Maggi, Val Bregaglia, 1907

 

Del 1932 il delizioso “Bonne année”, del grande pittore francese Maurice Utrillo: in quest’opera Utrillo dipinge con rapidi tratti un ambiente cittadino in inverno (le chiese erano tra gli edifici più ricorrenti nelle sua opera) e aggiunge, fatto che ne accresce la rarità e il valore storico e personale, una lettera con l’augurio di buon anno indirizzata a Georges Salendre, scultore francese amico di famiglia che realizzò anche un busto dell’artista. Si segnalano inoltre notevoli opere di George Mathieu e Hermann Nitsch.

 

Maurice Utrillo, Bonne Année, 1932

 

Passando all’ambito moderno e contemporaneo, meritano particolare attenzione l’opera di Mario Sironi “Composizione con figure” 1940-1945, e “DEI”, décollage realizzato da Mimmo Rotella. “DEI” è stato realizzato nel 1958, anno in cui Rotella conosce il grande critico francese Pierre Restany che lo inserirà nel gruppo del Nouveau Réalisme: il gesto di strappare i manifesti, oltre ad essere una chiara ammissione di dissenso nei confronti della pittura tradizionale, è per Rotella il modo di appropriarsi di un aspetto del reale. Come racconta lo stesso Rotella: ” […] Rimasi impressionato dai muri tappezzati di manifesti lacerati. Mi affascinavano letteralmente, anche perché pensavo allora che la pittura era finita e che bisognava scoprire qualcosa di nuovo, di vivo e di attuale. Sicchè la sera cominciavo a lacerare questi manifesti, a strapparli, dai muri, e li portavo in studio, componendoli o lasciandoli tali e quali erano, tali e quali li vedevo. Ecco come è nato il ‘décollage‘.” (“Rotella ’77”, Il Collezionista d’Arte Contemporanea ed., 1977). Ancora di rilievo “Composizione” del 1976 a firma Carolrama dove camera d’aria, copertone di bicicletta, carta velina e pastello danno origine al carattere delle opere della grande artista torinese.

Leonardo Bistolfi, La bellezza liberata dalla materia, 1906

 

Per l’asta di scultura prevista il 15 dicembre si segnala lo spettacolare volto che emerge dal marmo ne “La bellezza liberata dalla Materia” o “L’Alpe” del 1906 di Leonardo Bistolfi.“La Bellezza liberata dalla materia” (1906), monumento funebre dedicato a Giovanni Segantini, oggi collocata di fronte al mausoleo del grande pittore a Majola, in Svizzera, è una delle opere più celebri del grande scultore casalese Leonardo Bistolfi: l’artista ne realizzò diversi modelli preparatori, in gesso, marmo e bronzo, focalizzando l’attenzione in particolare sullo studio della testa e del volto della giovane fanciulla che rappresenta l’idea stessa di Bellezza, toccando uno dei suoi vertici in termini di qualità esecutiva, tecnica, resa materica, come si evince in particolare negli esemplari in marmo di Carrara. La scultura rappresenta una giovane figura femminile che emerge – letteralmente – dalla roccia da cui sembrava essere trattenuta, un modello stilistico prossimo alla poetica michelangiolesca della scultura liberata dal marmo in cui la figura appare in tutta la sua Bellezza, priva di qualunque orpello e quindi Assoluta. La testa e il volto sono certamente la parte del monumento alla quale lo scultore si dedicò con maggiore impegno, un volto di donna quasi frontale, con una leggera torsione verso sinistra, gli occhi chiusi, il sorriso appena accennato, i capelli che, come un’aura, si confondono con il materiale retrostante. Un volto che è di donna in atteggiamento sognante e fiero ma che rappresenta efficacemente un’Ideale di grazia, a cui il nitore e il candore del marmo conferiscono la lucentezza e la sericità di un giovane corpo senza tempo, sereno e bellissimo.

Santo Varni, Madonna, 1887

 

Rara e preziosa la scultura eseguita da Ardengo Soffici, “Lettera d’amore” 1931. Di gusto classico la “Madonna” in marmo bianco di Carrara del 1887 a firma Santo Varni. Varni fu un personaggio singolare, scultore, artista e intellettuale, protagonista della scena ligure per oltre mezzo secolo: allievo di Lorenzo Bartolini a Firenze, fu ritrattista di Casa Savoia; nel 1838 divenne docente di scultura all’Accademia Ligustica di Belle Arti, di cui diverrà direttore. La sua opera, oltre ad un’ampia committenza ritrattistica, include una quarantina di sculture e cappelle funerarie realizzate per il cimitero monumentale di Staglieno, tra le quali spiccano la Tomba Bracelli Spinola (1864), la Tomba Andrea Tagliacane (1870 circa) e la Tomba De Asarta (1879).

 

Eugenio Baroni, bozzetti delle sculture per il Monumento al Duca D’Aosta, 1935

 

Notevoli i bronzi preparatori del Monumento al Duca di Aosta di Eugenio Baroni (1935), oggi in Piazza Castello a Torino. Il monumento fu eretto per onorare la memoria di Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d’Aosta (1869-1931), passato alla Storia con l’appellativo di Duca invitto,  Generale della Terza armata italiana, Maresciallo d’Italia, figure amatissima della prima guerra mondiale perché riscattò l’onta di Caporetto con la presa di Gorizia. I bronzetti fanno sono riconoscibili nelle figure poste ai lati dei due massicci cubi che ornano il basamento:  ognuna di esse rappresenta infatti una diversa tipologia di soldato: la Vedetta veterana con moschetto a baionetta imbracciato, il volto oscurato dal cappuccio sul volto; la Vedetta giovane; il Bersagliere con lo sguardo rivolto verso il Duca, il mantello asimmetricamente disposto sul corpo; il Fante che si toglie la maschera, alludendo alle prime armi chimiche; il Fante cittadino, il Fante contadino con il tascapane al collo carico di granate; infine, il Fante ardito  e l’Alpino, anch’esso rivolto al Duca, pronto ad obbedire.  In asta sono presenti il Bersagliere, la Vedetta Veterana, e il Fante Contadino. In questa sentita rappresentazione delle diverse figure del soldato emerge tutta la sensibilità del Baroni, anch’egli milite che aveva conosciuto da vicino l’asperità dei conflitti, il dovere dell’obbedienza, il senso del sacro, pathos che l’artista riesce a trasferire con acuto senso narrativo, dimostrando il dovuto riconoscimento al grande generale ma riservando una vivida attenzione alle figure più umili, vera ossatura dell’esercito.

Man Ray, Main et Fruits, 1971

 

Da segnalare una rara scultura in bronzo di Man Ray, “Main et Fruits” del 1971. La scultura è stata realizzata a Torino presso la Fonderia Barberis nel 1971, destinata alla mostra “Man Ray – Mains libres” presso la galleria Il Fauno, diretta da Luciano Anselmino. L’opera fa riferimento ad un libro d’artista nel quale Man Ray, nel 1937, raccolse sessantasette disegni in bianco e nero a piena pagina (tra i quali anche quello da cui è stata tratta la scultura), abbinati ad altrettanti componimenti poetici del poeta Paul Éluard. Come racconta Man Ray nella sua autobiografia, nell’estate del 1937 si trovava nel sud della Francia con altri artisti e intellettuali, tra cui Picasso e Dora Maar, e si dedicò a quelli che definì disegni “stravaganti ma realisti”. Il libro fu edito nel 1937 dalla gallerista-editrice Jeanne Bucher di Parigi, molto vicina ai surrealisti.

Spicca infine un’importante selezione di sculture firmate Francesco Messina come “Testa di bambino” eseguita nel 1932 e “Sandra Milo” del 1958. Notevoli anche i bronzi firmati Salvador Dalì come “Omaggio a Tersicore” e “Lady Godiva con farfalle”. Tra i grandi scultori internazionali  si segnalano infine i lavori eseguiti da Paolo Troubetzkoy fino ad arrivare al più contemporaneo Aron Demetz.

 

Info

Lunedì 14 dicembre dalle ore 16, si terrà l’asta dedicata ai dipinti dell’800, ‘900 e contemporanei.

Martedì 15 dicembre dalle ore 16, si terrà l’asta dedicata alle sculture

Mercoledì 16 dicembre dalle ore 16, si terrà l’asta dedicata agli orologi.

Giovedì 17 e venerdì 18 dicembre dalle ore 16, si terranno le aste dedicate ai gioielli con più di 100 lotti.

È possibile partecipare all’asta in sede, tramite il sito web santagostinoaste.it e tramite il telefono.

 

Le esposizioni delle singole aste si svolgeranno in Corso Tassoni n. 56 dal 4 al 12 dicembre dalle ore 10 alle 19 (orario continuato) garantendo il pieno e totale rispetto delle norme anti contagio da Covid-19    

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

C'è anche questo...

Capodimonte

Capodimonte. Cinque secoli di capolavori alla Reggia di Venaria Reale

La Reggia di Venaria Reale ospita dal 29 marzo al 15 settembre 2024 la mostra …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni (privacy policy)

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi