Inaugurato un anno fa, il negozio Tiffany di Piazza Duomo (il terzo per la città di Milano, circa 1.000 metri quadri di superficie disposti su due piani, attualmente la boutique Tiffany più grande d’Europa) ospita in permanenza le opere di otto artisti di fama internazionale che hanno pensato e realizzato le opere appositamente per questo spazio: Gio Pastori, Alek O., Felice Serreli, Zeno Peduzzi, Gianluca Franzese, Niccolò Fiorentini, Loris Cecchini e Patrick Tuttofuoco.

Otto profili selezionati dal brand americano, insieme al curatore Alessandro Arensberg, tenendo conto della loro notorietà sulla scena artistica e, fatto nuovo, della loro relazione con la città. Mai come ora pare essere acclarato il ruolo dell’arte, in nome della sua naturale vocazione comunicativa, come strumento di una rinnovata contestualizzazione sul territorio, arricchente e identitaria.
Piazza Duomo è un luogo di per sé straordinario: su di essa convergono, come un incredibile palinsesto di storia dell’arte nei secoli, Palazzo Reale, Il Museo del Novecento, le sculture in marmo di Pietro Consagra sul lato di Piazza dei Mercanti, l’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II, e naturalmente, la straordinaria Basilica Cattedrale Metropolitana intitolata a Mariae Nascenti, che con il profilo a guglie e il cangiante marmo rosa della facciata è diventata immagine iconica e amatissima della città. Il nuovo spazio Tiffany si affaccia su questo spettacolare scenario e, nello spirito del brand, è pensato come un luogo aperto a tutti, per offrire a milanesi e non la possibilità di vivere un’esperienza unica, dove perdersi nella magia dei gioielli e dello spirito Tiffany (cade quest’anno il 60° dell’uscita del libro Breakfast at Tiffany’s di Truman Capote, che ha contribuito ad alimentarne il mito anche grazie all’omonimo film interpretato da un’ineguagliabile Audrey Hepburn) e parallelamente meravigliarsi davanti alle opere d’arte esposte, che equiparano il luogo ad una galleria d’arte contemporanea di grande fascino.
Un legame profondo quello di Tiffany & Co. con l’arte, che risale al suo fondatore Charles Lewis Tiffany, uno degli original trustee del Metropolitan Museum of Art di New York City e a suo figlio, Louis Comfort Tiffany, celebre per essere uno tra i maggiori esponenti del movimento American Art Nouveau. In seguito, l’arte e la maestria nello storytelling di Tiffany sono diventate leggendarie, soprattutto sotto la direzione creativa di Gene Moore che ha coinvolto artisti contemporanei come Andy Warhol. Nel 2016 Tiffany & Co. è stato sponsor delle mostre dedicate a Rauschenberg a Pechino, Londra e New York ed è sponsor della Biennale del Whitney Museum of American Art fino al 2021.
Le opere scelte per lo store di Milano sono collocate in un ambiente architettonico di per sé unico, poiché coniuga lo stile art decò statunitense (per altro di ispirazione palladiana) con l’eleganza italiana, e presentano una grande affinità con lo spirito Tiffany, di cui colgono alcuni importanti aspetti identitari; al contempo dialogano con il territorio, a partire dall’opera realizzata da Gio Pastori (Milano, 1989), un collage-murale rappresentante una scena di Piazza Duomo, in cui si distinguono le guglie, la Madonnina, gli intagli marmorei del pavimento della cattedrale, persino le palme che tanto clamore hanno suscitato e la facciata del Museo del Novecento.

Per Tiffany Alek O. (Buenos Aires, 1981) ha creato una delle sue sculture-tangram che richiamano la figura di un gatto stilizzato (il gatto della protagonista di Colazione da Tiffany), realizzate con il tessuto dei parasole, dove è fortemente riconoscibile il tipico motivo a righe presente negli arredamenti degli stabilimenti balneari italiani: il colore è un chiaro omaggio al pantone che sin dall’inizio caratterizza il brand, una particolare tonalità di verdeacqua ispirata al colore dell’uovo del pettirosso.

L’opera realizzata da Felice Serreli consiste nell’astrazione di un diamante grezzo, con le sue sfaccettature, interpretata con la vivacità stilistica e cromatica che caratterizza lo stile dell’artista. Gianluca Franzese (1976) artista italo-americano, ha realizzato due delle sue opere geometriche dai toni metallici in puro stile art decò, come se fossero gemme colorate, per la sala da pranzo posta al secondo piano dello store.

Zeno Peduzzi, (aka SBADATO) sviluppa nel suo processo creativo uno spiccato interesse per il rigore formale e compositivo permesso dalla tecnica del collage. Tiffany ha fornito a Zeno una selezione di svariate immagini dall’archivio storico da riusare con la tecnica del collage: dalle fotografie di gioielli vintage, agli schizzi e agli articoli giornalistici. Combinando questo materiale l’artista ha creato quattro collage che illustrano la ricca storia del marchio e al contempo rendono omaggio anche alla nuova grande location di Milano, seguendo una visione narrativa contemporanea.

Niccolò Fiorentini, ottimo curriculum come illustratore per brand italiani e esteri, ha realizzato quattro disegni inchiostro su carta che colgono l’esprit della donna milanese, incarnando l’essenza glamour sia della città che del brand.

Al piano terra dello store domina una grande installazione di Loris Cecchini (Milano, 1969), la cui ricerca artistica si basa su un costante dialogo tra arte e scienza: la natura non è vista come un catalogo di forme da riprodurre ma è considerata nel suo costante stato transitorio di progresso strutturale e metafisico. L’opera creata da Loris Cecchini per Tiffany, “Bella luna”, è una scultura circolare in fiberglass sui toni del bianco caratterizzata da una superficie fittamente increspata, che richiama quella della luna.

All’ingresso si incontra l’opera realizzata da Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974), celebre per le sue opere fatte di luci, superfici specchianti, laser e neon colorati. Per Tiffany ha ripensato la celebre Blue Box, la scatola con il nastro bianco, in versione neon. L’idea è stata quella di conferire un volto alla Blue Box, suggerendole un sentimento umano, come se la scatola fosse un’entità vivente, mentre il neon evoca il nastro della scatola che si dipana sotto i nostri occhi, rinnovando uno stupore sempre nuovo e l’eterna gioia per la scoperta.

Lo stesso stupore che si incontra pochi passi più in là, nella grande installazione che lo stesso Tuttofuoco ha realizzato in Galleria Vittorio Emanuele per il nuovo ristorante di Carlo Cracco: l’artista ha inaugurato il ciclo di installazioni site-specific con Heterochromic (due grandi occhi realizzati con tubi al neon che rappresentano gli occhi dello chef e della sua compagna), un’opera che occupa le due lunette del primo piano che si affacciano sulla galleria. Un altro esempio di fruizione pubblica dell’arte, visibile 24 ore su 24, che conferma della volontà dei brand più all’avanguardia di porsi come luoghi di sperimentazione in cui creatività, poesia, eccellenza del saper fare sono posti in condivisione con il pubblico.
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