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10 mostre da vedere nel Regno Unito ad agosto

Dalla grande esposizione su una delle conquiste della storia dell’uomo, la scrittura, alla prima personale mai allestita nel Regno Unito, dedicata alla opere di Keith Haring: 10 appuntamenti da non perdere ad agosto nel Regno Unito

Agosto nel Regno Unito, climaticamente parlando, è un mese particolare, strano – un po’ come tutta l’estate. Se il caldo solitamente è sopportabile, il meteo è variabilissimo, e può capitare di essere sorpresi da un temporale anche se il cielo fino a un attimo prima sembrava azzurro. In caso di pioggia, musei e gallerie offrono un riparo non solo provvidenziale ma anche gradevole.

Dalla mostra alla Barbican Art Gallery di Londra dedicata all’Intelligenza Artificiale (AI), che attraverso i contributi di scienziati, ricercatori e artisti prova a tracciare quello che sarà il futuro di questa branca della tecnologia e soprattutto l’impatto che avrà nella vita di tutti i giorni, all’esposizione al National Museum of Scotland di Edimburgo che analizza l’immagine che della Scozia è stata trasmessa nel mondo nel corso dei secoli, 10 appuntamenti da non perdere nel Regno Unito in agosto.

 

Writing: making your mark

British Library, Londra

26 aprile – 27 agosto 2019

Tavoletta con iscrizioni in greco, Egitto, II secolo d.C. © British Library

La mostra alla British Library spazia in oltre 5.000 anni di storia dell’umanità, per raccontare una delle più grandi conquiste del genere umano, la scrittura. Dalle antiche iscrizioni sulla pietra ai manoscritti medievali, dai primi lavori a stampa ai begli esempi calligrafici, ai caratteri iconici e ai moderni emoji, l’esposizione londinese scompone nelle sue parti essenziali l’atto di scrivere e si interroga sul suo futuro nell’era digitale. Si comincia dalle origini, in Mesopotamia, Egitto, Cina e Americhe per tracciare poi l’evoluzione della scrittura, tra tecnologia e innovazione, fino ai giorni nostri. Scritti autografi di celebri autori, come i resoconti dell’esploratore Robert Falcon Scott e le note di James Joyce per “Ulisse”, si trovano esposti insieme a oggetti appartenenti a persone comuni, strumenti per tatuaggi birmani del XIX secolo e penne in bambù, ad esempio. Molti dei reperti in mostra alla British Library non sono mai stati esposti prima, e tra i pezzi più interessanti ci sono anche un’antica tavoletta di cera risalente al II secolo d.C. con iscrizioni in greco, il primo libro mai stampato in Inghilterra (una copia dei “Racconti di Canterbury”, datata 1476-7), una petizione del 1905 presentata da 60.000 persone contro la prima spartizione del Bengala. E ancora il catalogo completo delle opere di Mozart composte tra il 1784 e il 1791, che riporta la scrittura del compositore e le sue notazioni, e il quaderno autografo di Alexander Fleming su cui è annotata la scoperta della penicillina del 1928.

 

Keith Haring

Tate Liverpool

14 giugno – 10 novembre 2019

Keith Haring, Ignorance = Fear, 1989, Collection Noirmontartproduction, Parigi

Si tratta della prima grande mostra mai allestita nel Regno Unito dedicata alla opere dell’artista americano Keith Haring (1958–1990), che hanno giocato un ruolo fondamentale nel fenomeno della cosiddetta controcultura. Alla Tate Liverpool sono riunite oltre 85 opere che abbracciano larga parte della carriera dell’artista, a cominciare dai dipinti e i disegni di grandi dimensioni, molti dei quali mai esposti prima in Inghilterra. Presenza unica nella New York degli anni ‘80, apertamente omosessuale, Haring era famoso per i suoi iconici motivi (cani che abbiano, bambini che gattonano, dischi volanti) ma è il suo lavoro come attivista ed educatore a rappresentare il suo lascito più importante. Oltre a impegnarsi nella lotta all’AIDS, Haring ha preso posizione nel corso della sua carriera su molte altre questioni contingenti, creando ad esempio un famoso murales (“Crack is Wack”) per la campagna per il disarmo nucleare e disegnando poster contro l’apartheid. Il suo stile singolare, apparentemente spontaneo, era chiaramente animato dall’energia e dagli input del suo tempo, dai viaggi nello spazio alla robotica fino ai videogiochi. La mostra alla Tate Liverpool evoca il fermento culturale dell’epoca, attraverso raro materiale d’archivio, filmati e fotografie, ma si concentra anche sulla natura performativa delle opere dell’artista, dai disegni realizzati con i gessi nella metropolitana di New York ai lavori con l’artista e fotografo Tseng Kwong Chi. Haring collaborò di frequente con Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, che condividevano il suo desiderio di unire arte di livello e cultura popolare, ma anche con Madonna, Grace Jones, Vivienne Westwood e Malcolm McLaren, realizzando progetti e scenografie per video musicali e spettacoli.

 

AI: More than Human

Barbican Art Gallery, Londra

16 maggio – 26 agosto 2019

Future You, 2018, Universal Everything. © Gentile concessione della Universal Everything

Cosa si intende per Intelligenza Artificiale (AI) e quale impatto avrà sulle nostre vite e su quelle delle generazioni future? La mostra allestita alla Barbican Art Gallery di Londra approfondisce la tecnologia pensata per rivoluzionare il mondo. “AI: More than Human” si snoda nell’intero Barbican centre, proponendo contributi e opere di diversi artisti, scienziati e ricercatori. Il punto di contatto tra tutti è interrogarsi su come questa nuova branca della tecnologia potrebbe influire sulla nostra vita di tutti i giorni. Si spazia dai progetti di ricerca di DeepMind, del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e di Neri Oxman alle installazioni di artisti come Mario Klingemann, Massive Attack, Es Devlin e teamLab. I visitatori sono anche invitati a provare in prima persona gli sviluppi creativi e scientifici dell’AI e le possibilità che offre, attraverso percorsi interattivi che mirano a sfidare i nostri preconcetti su questo campo e analizzare come la nostra cultura stia iniziando a rispondere a questi nuovi stimoli e suggestioni.

 

FOOD: Bigger than the Plate

Victoria & Albert Museum, Londra

18 maggio – 20 ottobre 2019

FOOD: Bigger than the Plate © honey & bunny (Sonja Stummerer & Martin Hablesreiter) / Daisuke Akita

La mostra al Victoria & Albert Museum di Londra racconta come individui, comunità e organizzazioni innovative stiano radicalmente reinventato il modo con cui produciamo, distribuiamo e di fatto assumiamo il cibo. “FOOD: Bigger than the Plate” porta il publico in un viaggio sensoriale attraverso il ciclo alimentare, dal compost alla tavola, ponendo domande sull’impatto che le nostre scelte individuali e collettive hanno sul futuro del mondo, e su quanto scelte oculate possano condurre a un futuro alimentare più sostenibile, giusto e anche gustoso, in modo giocosi e inaspettati. La mostra arriva in un momento cruciale, in cui il cibo e il nostro rapporto con esso sono argomenti al centro del dibattito internazionale. Gli oltre 70 progetti, che includono anche nuove commissioni e collaborazioni creative dove artisti e design hanno lavorato con cuochi, agricoltori, scienziati e comunità locali, sono organizzate in quattro sezioni: “Compost”, “Farming”, “Trading” e “Eating”. Attraverso una prospettiva nuova, sperimentale e molto spesso provocatoria, i progetti presentano idee e futuri alimentari alternativi, tra esperimenti gastronomici e interventi creativi in campo agricolo. La mostra sottolinea anche lo stretto rapporto tra il V&A Museum e il cibo, includendo anche reperti storici come illustrazioni, ceramiche e manifesti pubblicitari per contestualizzare il tutto.

 

Between Oedipus and the Sphinx: Freud and Egypt

Freud Museum, Londra

7 agosto – 13 ottobre 2019

La mostra londinese esplora il perdurante fascino che l’Egitto ha esercitato su Sigmund Freud, padre della psicanalisi, come appare evidente sia dai suoi scritti che dalla sua collezione di reperti antichi. Un dipinto del mitologico incontro tra Edipo e la Sfinge era notoriamente appeso vicino al divanetto di Freud, ma al di là dell’importanza della figura del mito classica nello sviluppo delle sue teorie psicologiche e comportamentali, è la Sfinge che ci ricorda un’altra delle sue grandi passioni: l’egittologia. La collezione di antichità di Freud era composta in larga parte da manufatti egizi e probabilmente proprio questi gli avevano ispirato la cosiddetta “metafora archeologica”, uno dei metodi per esplorare la mente e sviluppare la pratica della psicanalisi. La mostra a Londra mette Freud a confronto con il suo contemporaneo Flinders Petrie, primo professore di egittologia del Regno Unito, in un immaginario dialogo che permette al pubblico di confrontare le loro idee sull’archeologia e le loro collezioni di manufatti, affrontando temi come la sessualità, la morte e molto altro. Alcuni dei tesori egizi della collezione di Freud non sono mai stati esposti prima nel Regno Unito.

 

What to Look for in the Garden: A Ladybird Books Exhibition

Garden Museum, Londra

31 luglio – 27 ottobre 2019

Un’illustrazione del libro “What to Look for in Spring” © Ladybird Books Ltd

La mostra al Garden Museum di Londra celebra l’iconica serie di libri illustrati per bambini e ragazzi “Ladybird”, pubblicata tra il 1940 e il 1980, e l’importanza che questi hanno avuto nell’avvicinare i giovani lettori al mondo naturale. Grazie alla casa editrice Penguin Random House sono esposte le tavole illustrate originali dei libri – tra le altre, quelle della serie “What To Look For”, di “British Wildflowers”, “Garden Flowers”, “British Birds and their Nests”, “The Life of a Honey Bee”, “Pets”e “Trees”. Tra bambini che raccolgono frutti e fiori, e colorate descrizioni di flora e fauna selvatica, queste illustrazioni sanno ricreare la gioia e l’innocenza dei giochi infantili. Uno degli artisti dei libri “Ladybird” su cui si concentra la mostra è Charles Tunnicliffe (1901-1979), che per loro si specializzò nei disegni di uccelli e altri animali, ma che ebbe poi una carriera di tutto rispetto, diventando anche membro della Royal Academy nel 1954. In mostra le illustrazioni per la serie stagionale “What to Look For”, una per ogni stagione. Altri artisti esposti sono John Leigh-Pemberton, specializzato in immagini di giardini e fiori selvatici, e Allen Seaby, pittore di uccelli. Oltre alle opere d’arte, la mostra include tutta una serie di attività interattive per i più piccoli, la possibilità di travestirsi, quella di seguire una pista di caccia naturale e di realizzare disegni e collage.

 

Wild and Majestic: Romantic Visions of Scotland

National Museum of Scotland, Edimburgo

26 giugno – 10 novembre 2019

Richard Waitt, Piper to the Laird of Grant, 1714 © National Museums Scotland

La mostra al National Museum di Edimburgo prende in esame le immagini caratteristiche della Scozia, dai paesaggi montuosi e verdeggianti delle Highlands alle cornamuse e i kilt, e le analizza per capire come sono state utilizzate per rappresentare il Paese nel mondo. Dal movimento Romantico del XVIII e primo XIX secolo all’idillio della Regina Vittoria nella dimora di Balmoral, l’esibizione esamina l’approccio alla Scozia di arte e letteratura, il rapporto della famiglia reale britannica con questo Paese, e anche le origini dell’industria del turismo locale. Attraverso oggetti e opere d’arte iconici, “Wild and Majestic: Romantic Visions of Scotland” illustra in quale termini la Scozia si sia imposta nell’immaginario collettivo e invita i visitatori a considerare anche se oggi siano ancora valide le immagini e le idee con cui tendiamo a pensare a questo Paese. Ogni sezione include l’esplorazione delle diverse tematiche dal punto di vista culturale gaelico, e le interviste video riflettono un ampio raggio di prospettive e punti di vista.

 

A Tea Journey: from the Mountains to the Table

Compton Verney, Stratford-Upon-Avon

6 luglio – 22 settembre 2019

Johann Zoffany, Fourteenth Lord Willoughby de Broke, and His Family, 1766 circa, Immagine digitale © Getty’s Open Content Program

La mostra alla galleria d’arte Compton Verney di Stratford-Upon-Avon racconta l’impatto culturale della bevanda inglese per eccellenza, il tè. Il pubblico segue il viaggio delle foglie di tè dalla pianta alla tazza, a partire dalle radici nella cultura cinese fino all’ingresso e all’adozione da parte della società britannica. La mostra solleva anche domande su come l’umile tazza di tè si sia evoluta per rappresentare, a livello internazionale, i valori sociali, filosofici e visivi di una cultura. Del percorso espositivo di “A Tea Journey” fanno parte porcellane e stoviglie storiche provenienti da Cina, Giappone e India insieme a contributi di artisti contemporanei come Robin Best, Adam Buick, Phoebe Cummings, Charlotte Hodes, Takahiro Kondo, Ian McIntyre, Bruce Nuske, Selina Nwulu, Bouke de Vries, Hetain Patel, Paul Scott, Julian Stair ed Edmund de Waal. Il pubblico ha anche la possibilità di esplorare il “Tea Sensorium”, che offre un approccio multisensoriale al tè, dalle foglie all’arte ispirata da questa bevanda, e dove sono organizzati anche eventi, incontri e workshop.

 

Reflection: British Art in an Age of Change

Ferens Art Gallery, Kingston upon Hull

17 agosto 2019 – 5 gennaio 2020

Victoria Sin, Fun Bag, 2015 © Gentile concessione dell’artista e della Ingram Collection of Modern British Art

Chiedendosi se l’arte possa offrire un qualche aiuto al tempo della Brexit, la mostra alla Ferens Art Gallery di Kingston upon Hull propone i lavori di artisti che coprono oltre un secolo di storia, e le cui paure e amori, dubbi e sogni rispecchiano quelli che abbiamo anche noi. Attraverso oltre 130 opere provenienti dalla Ingram Collection of Modern British Art e dalla collezione permanente della Ferens, “Reflection” presenta una visione dinamica e curiosa del Regno Unito e dell’arte inglese, visione che solleva domande sull’identità e l’appartenenza. Cosa significa essere inglesi? Come definiamo l’arte inglese? E come contribuisce a presentare il Paese e i suoi abitanti al mondo? Non solo dipinti, disegni, sculture e stampe, l’esibizione si compone anche di lavori realizzati con la tecnica del collage, di fotografie e filmati – dal carboncino su carta di Henri Gaudier-Brzeska “Standing male nude” (1913) al video di Victoria Sin “Part Three / Cthulhu Through The Looking Glass” (2017). Della mostra fanno parte molti degli artisti inglesi moderni più importanti: da Stanley Spencer, Henry Moore, John Piper e David Hockney a Bridget Riley, Barbara Hepworth ed Elizabeth Frink. Ma “Reflection” include anche opere di artisti contemporanei che si approcciano ai temi dell’identità e dell’appartenenza in modi intriganti, come ad esempio “Self Portrait as my Uncle, Bryan Gregory” di Gillian Wearing’s (2003). La presenza di opere recenti dimostra ancora una volta l’incredibile vitalità dell’arte inglese, ma nel suo complesso la mostra vuole ricordare al pubblico che, in passato, abbiamo già attraversato tempi difficili e incerti.

 

PLAY-WORK

Ty Pawb, Wrexham

10 agosto – 27 ottobre 2019

La mostra al Ty Pawb di Wrexham analizza da vicino il ruolo che i parco giochi (playground) cittadini, famosi in tutto il mondo, hanno avuto nella vita dei bambini del posto e delle loro famiglie. I tre parchi avventura di Wrexham (The Venture, The Gwenfro Valley e The Land) sono stati studiati da ricercatori di tutto il mondo, soprattutto per il modo con cui si sono integrati nella vita di tante famiglie. Della mostra fanno anche parte un parco giochi a “parti mobili”, progettato dagli Wrexham Play Workers insieme all’artista Morag Colquhoun, opere di Gareth Griffith e un ampio archivio documentario. Il pubblico può anche visionare il film “Voices of Children” realizzato dal collettivo ASSEMBLE, vincitore del Premio Turner.

 

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.

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