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Mark Barrow e Sarah Parke vincono la 40ª edizione del Premio Matteo Olivero

Sarà visibile sino al 27 maggio presso Cappella Cavassa, a Saluzzo l’installazione dal titolo Analemma, degli artisti Mark Barrow e Sarah Parke, vincitori della 40ª edizione del Premio Matteo Olivero, Ricordare la memoria.

Installazione Casa Cavassa, Saluzzo

Il Premio Matteo Olivero, a cura di Stefano Raimondi, si inserisce all’interno di start/storia e arte – Saluzzo, contenitore di eventi artistici e di ricerca transdisciplinare tra l’arte contemporanea, l’arte antica, il design e l’artigianalità, ed  è promosso e sostenuto dal Comune di Saluzzo, dalla Fondazione Amleto Bertoni e dai coordinatori del progetto, Paolo Infossi e Roberto Giordana. Analemma (in astronomia indica una particolare curva geometrica a forma di otto che descrive la posizione del Sole nei diversi giorni dell’anno, alla stessa ora e nella stessa località) consiste nell’applicazione di oltre 60.000 piccole pellicole colorate e trasparenti di 1 x 1 centimetro di lato su quattro delle cinque finestre della Cappella Cavassa. Concepita specificatamente per coesistere con le opere presenti all’interno dello spazio, l’opera è ispirata dagli edifici religiosi che gli artisti hanno visitato in Italia e specificatamente a Roma.

Installazione Cappella Cavassa, Saluzzo

La natura dell’installazione utilizza come punto di partenza la finestra circolare della Cappella, l’unica che non è direttamente interessata dall’intervento ma che funge da punto di riferimento. Questa finestra ricordava agli artisti una loro precedente composizione, realizzata sovrapponendo cerchi che si riferivano a stelle che si muovevano nello spazio. Come punto di partenza per realizzare i pattern delle quattro vetrate della Cappella Cavassa ciascuno dei due artisti ha cercato individualmente di ricordare quella composizione e i colori che avevano utilizzato. Ogni artista ha lavorato su una delle due coppie di finestre della Cappella che, con forme diverse, si fronteggiano e sono in dialogo tra loro. La differenza nella decorazioni che compongono l’opera nasce proprio dalla discrepanza tra la memoria dei due artisti e nell’impossibilità di ricordare in modo univoco la composizione originale, mostrando così la natura soggettiva della percezione della memoria. Queste discrepanze creano anche un movimento di forme circolari che passano da finestra a finestra, marcando il passaggio del tempo – come il ciclo del sole durante l’anno – e allo stesso modo incorporano l’idea di una memoria che sbiadisce e la difficoltà nel provare a ricordare qualcosa, come una stella, che è in continuo movimento.  Il risultato finale mescola la tecnica delle vetrate e quella del mosaico, la tradizione passata e le tecnologie presenti, unendo la minuziosità dell’atto fisico necessario per ricreare i pattern alla composizione digitale degli stessi.

Particolarmente interessante l’aspetto mimetico dell’installazione, che si pone non in contrasto ma piuttosto in stretta relazione con l’ambiente per la quale è nata: lo spettatore ha quindi l’esperienza di un’opera contemporanea che ha in sé codici tali da renderla perfettamente coerente con l’ambiente del XV secolo. Un’operazione di armonia che supera i secoli nel nome della luce, effimera e pure sempre uguale a se stessa nel suo ciclo naturale. Il fattore luministico, proprio del luogo dove l’opera è destinata, è stato spesso un elemento nodale nel processo creativo di molti artisti, da Michelangelo a Caravaggio, da Bernini sino alle celebri vetrate di Matisse.

Cappella Cavassa, Saluzzo, dettaglio dell’installazione

Mark Barrow (1982) e Sarah Parke (1981) vivono e lavorano a New York. Fra le loro mostre in spazi pubblici vanno ricordate quelle: all’Independent Régence, Bruxelles, alla Kunsthalle Bielefeld, Germania, al Musée d’art Moderne de la Ville de Paris, Parigi e alla Biennale di Praga. Le loro opere sono presenti nelle più importanti collezioni pubbliche del mondo – tra cui quella del Metropolitan Museum of Art, New York, del Birmingham Museum, dell’Hammer Museum, Los Angeles, dello Yale Museum, New Haven e del Walker Art Center, Minneapolis.

 

Per maggiori Info:

Fondazione Amleto Bertoni, The Blank Contemporary Art

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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