Fino all’8 ottobre 2023 CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia propone una nuova mostra all’insegna della grande fotografia con una retrospettiva dedicata a Dorothea Lange.
Dopo Eve Arnold, prosegue la rassegna sulle grandi fotografe del Novecento: Dorothea Lange, oltre a essere l’autrice di una delle immagini più iconiche del XX secolo, Migrant Mother (1936), è una delle protagoniste assolute della fotografia documentaria.
La mostra Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro, si compone di 200 immagini ed è curata dal direttore artistico di CAMERA Walter Guadagnini e dalla curatrice Monica Poggi; l’esposizione presenta la carriera di Dorothea Lange (Hoboken, New Jersey, 1895 – San Francisco, 1965), autrice che è stata, come scrisse John Szarkowski, “per scelta un’osservatrice sociale e per istinto un’artista”.
Il percorso di mostra si concentra in particolare sugli anni Trenta e Quaranta, picco assoluto della sua attività, periodo nel quale documenta gli eventi epocali che hanno modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti. Fra il 1931 e il 1939, il Sud degli Stati Uniti viene infatti colpito da una grave siccità e da continue tempeste di sabbia, che mettono in ginocchio l’agricoltura dell’area, costringendo migliaia di persone a migrare. Dorothea Lange fa parte del gruppo di fotografi chiamati dalla Farm Security Administration (agenzia governativa incaricata di promuovere le politiche del New Deal) a documentare l’esodo dei lavoratori agricoli in cerca di un’occupazione nelle grandi piantagioni della Central Valley. Nel 1935 Lange parte insieme a Paul S. Taylor, economista agricolo che sposerà alcuni anni dopo, per un lungo viaggio sulle strade percorse da intere famiglie in condizioni di vita miserabili. A partire dalle piantagioni di piselli della California, fino a quelle di cotone degli Stati del Sud, dove la segregazione razziale porta a forme di sfruttamento ancor più degradanti, Lange realizza migliaia di scatti, raccogliendo storie e racconti, riportati poi nelle dettagliate didascalie che completano le immagini.
È in questo contesto che realizza il ritratto, passato alla storia, di una giovane madre disperata e stremata dalla povertà (Migrant Mother), che vive insieme ai sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse. Questa e altre immagini realizzate da Lange, come Toward Los Angeles, California del 1937, dove un cartellone pubblicitario che recita «La prossima volta prendi il treno. Relax!» fa da cinico contraltare al cammino di due migranti, sono in grado di suscitare grande empatia da parte di chi guarda. Il dramma della povertà e la tragedia del momento vengono documentati con lucidità, mettendo allo stesso tempo in risalto la dignità dei soggetti attraverso l’enfasi posta sulle espressioni e la gestualità.
Un altro nucleo di lavori esposto rivela, invece, una vicenda poco nota della storia del Novecento: i campi di detenzione della popolazione di origine giapponese negli Stati Uniti dopo l’attacco a Pearl Harbor (1941). Anche in questo caso, Lange lavora insieme ad altri autori – tra cui il grande paesaggista Ansel Adams – su incarico del governo americano, nonostante lei e il marito abbiano espresso pubblicamente il proprio dissenso nei confronti di questa misura. I suoi scatti documentano l’assurdità di una legge razziale e discriminatoria e di come questa abbia stravolto la vita di migliaia di persone ben inserite nella società, costringendole ad abbandonare le proprie case e le proprie attività. Lange, eccelsa ritrattista, riesce ancora una volta a raccontare il vissuto emotivo delle persone che incontra, sottolineando come le scelte politiche e le condizioni ambientali si ripercuotano sulla vita dei singoli.
La crisi climatica, le migrazioni, le discriminazioni: nonostante ci separi quasi un secolo da queste immagini, i temi trattati da Dorothea Lange sono di assoluta attualità e forniscono spunti di riflessione e occasioni di dibattito sul presente, oltre a evidenziare una tappa imprescindibile della storia della fotografia del Novecento.
La mostra offre quindi ai torinesi e ai turisti un’occasione imperdibile per conoscere meglio l’autrice di una delle immagini simbolo della maternità e della dignità del XX secolo e interrogarsi sul presente.
Dorothea Lange (Hoboken, 1895 – San Francisco, 1965)
Dorothea Lange si avvicina alla fotografia nel 1915, imparandone la tecnica grazie ai corsi di Clarence H. White alla Columbia University. Nel 1919 apre il proprio studio di ritrattistica a San Francisco, attività che abbandona negli anni Trenta per dedicarsi a una ricerca di impronta sociale e a documentare gli effetti della Grande Depressione. Fra il 1931 e il 1933 compie diversi viaggi nello Utah, in Nevada e in Arizona. Nel 1935 si unisce alla Farm Security Administration (FSA). All’interno di questo progetto epocale realizza alcuni dei suoi scatti più famosi, nonostante alcuni contrasti con Roy Stryker (a capo della divisione di informazione della FSA) in merito alle proprie scelte stilistiche. Nel 1941 ottiene un Guggenheim Fellowship (un importante riconoscimento concesso ogni anno, dal 1925, dalla statunitense John Simon Guggenheim Memorial Foundation a chi ha dimostrato capacità eccezionali nella produzione culturale o eccezionali capacità creative nelle arti.). All’inizio degli anni Cinquanta si unisce alla redazione di Life e si dedica all’insegnamento presso l’Art Institute di San Francisco. Muore nel 1965, a pochi mesi dall’importante mostra che stava preparando al Museum of Modern Art di New York. Fra le esposizioni più recenti si ricordano “Politics of Seeing” al Jeu de Paume di Parigi nel 2018 e Words & Pictures al MoMA nel 2020.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore e dopo la prima sede a CAMERA sarà esposta al Museo Civico di Bassano del Grappa a partire dal 21 ottobre.
In parallelo alla mostra dedicata a Dorothea Lange, dal 19 luglio all’8 ottobre CAMERA propone nella Project Room la collettiva FUTURES 2023: nuove narrative, a cura di Giangavino Pazzola che coordina i progetti di ricerca dell’istituzione torinese. Sei giovani talenti fotografici, selezionati per il programma europeo di promozione e valorizzazione degli artisti emergenti FUTURES Photography, in cui CAMERA rappresenta l’Italia, esplorano il tema della rappresentazione visiva della contemporaneità in oltre 50 scatti. Attingendo a diverse pratiche di creazione fotografica, da quelle di riutilizzo di immagini e materiali di archivio fino a quelle che prevedono l’impiego di software e nuove tecnologie, i progetti presentati indagano non solo usi e costumi della società odierna, ma anche le nuove tendenze che attraversano il panorama della fotografia contemporanea. Quali nuove forme di narrare e leggere il mondo attraverso la fotografia? Cosa possiamo intravedere all’orizzonte grazie ad esse? Questi sono alcuni dei quesiti che i fotografi si sono posti nella loro ricerca visiva.
I progetti in mostra sono di Andrea Camiolo (Leonforte, Enna, 1998), Nicola Di Giorgio (Palermo, 1994), Zoe Natale Mannella (Londra, 1997), Eleonora Roaro (Varese, 1989), Sara Scanderebech (Nardò, 1985), Alex Zoboli (Guastalla, Reggio Emilia, 1990).
FUTURES è cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’Unione Europea.
PER INFO
Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino