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Rachel “Puss ‘N’ boots” puss in boots by Giovanni Francesco Straparola 2017 water colour on 1940s wallpaper 45.5cm x 33cm

La pittura fantastica nelle Fairy Tales di Rachel Schwalm

Incontriamo Rachel Schwalm (Londra, 1969) in occasione della sua personale Fairy Tales, a cura di Valentina Rippa, presso la galleria Febo e Dafne. L’artista presenta per la prima volta a Torino un ciclo di opere realizzate guache su carta da parati originali di inzio ‘900.

Mirror, Mirror on the wall, Snow White by The Brothers Grimm, 2015

Come suggerisce il titolo, Rachel Schwalm sviluppa in chiave contemporanea gli archetipi delle favole, a partire dalle “Favole francesi” di Charles Perrault, (ma ci sono riferimenti anche ad Andersen e ai fratelli Grimm) che l’artista londinese impara a conoscere dall’infanzia. Suggestioni dense di fascino e mistero coronate da lieto fine, che Rachel rilegge con la maturità di donna e la sensibilità di artista, cogliendone i risvolti drammatici, oscuri, temi che coinvolgono l’inconscio e parimenti il contesto sociale quali la sessualità, la violenza, la vanità, persino l’ironia. Tecnicamente i lavori rivelano un’ampia adesione ad una pittura di ascendenza fiamminga, ricca di dettagli ottenuti grazie ad una tecnica sapiente, lenta e minuziosa, che esalta e sua volta viene esaltata dalla preziosità delle carte da parati dal gusto squisitamente “antico”.

“Puss ‘N’ boots”, by Giovanni Francesco Straparola, 2017

Come è nato il tuo interesse per la carta da parati e come l’hai associata al tema delle favole?

Quando ero bambina mi è capitato di passare le vacanze in vecchie case dove le pareti erano ricoperte da più strati di tappezzeria uno sopra l’altro, e in alcuni punti, sollevando qualche lembo, questo diventata evidente…Allo stesso modo le favole hanno diversi livelli di lettura che si sovrappongono uno all’altro, tanto è vero che bambina ne apprezzavo il lieto fine mentre da adulta ho incominciato a coglierne i diversi significati e gli ambiti di riferimento, dalla sessualità alla violenza, agli incubi, ai meccanismi della pura. Un argomento, quello dei livelli che sottendono alle Fairy tales, che mi ha sempre affascinato, e che ho deciso di recuperare in questo progetto. Inoltre sono sempre stata attratta dalla miniatura e dai particolari che ornano i grandi dipinti del passato, per cui ho mantenuto una certa attitudine allo studio dei dettagli e a come essi dialoghino tra loro.

Curiosity, Bluebeard by Charles Perrault 2016

 

Qual è il vero protagonista dei tuoi lavori, le carte da parati che utilizzi come fondale o il soggetto dipinto, o forse il tema è da ricercare nell’equilibrio tra i due?

Entrambe, la carte da parati e le favole sono “senza tempo”: ogni generazione ne fruisce e ne gode in modo diverso, cogliendo aspetti decorativi o narrativi diversi, e questo è un altro aspetto importante che vorrei si cogliesse dai miei lavori. Alcune indicazioni sono fornite dai titoli, che evocano la favola di riferimento e allo stesso tempo forniscono una delle possibili chiavi di lettura. L’opera è quindi composta dalla tappezzeria posta in dialogo con l’immagine della favola: il titolo completa questa lettura. Ad esempio per il lavoro ispirato alla Bella e la Bestia, ironicamente rappresentato da una tigre adattata a tappeto (che mia nonna aveva nel suo salotto), ho utilizzato una tappezzeria con le rose che richiama la protagonista. Il decoro si prestava da solo al racconto e all’opera, il titolo Beauty within ne completa il significato. Curiosity richiama la storia di Barbablù, una delle favole che più mi ha turbato: rappresenta la forza dell’attrazione per tutto ciò che è proibito, e le fatali conseguenze di una eccessiva curiosità. In essa la violenza è sempre stata piuttosto evidente; in Pricked si parla della bella addormentata nel bosco, una favola apparentemente più soft, ma in realtà una vicenda molto cupa, dove la violenza associata alla sessualità è sempre evocata: ad essa ho abbinato il corvo nero e lo spillone che penetra nel materasso.

Let your hair down, Rapunzel by the Brothers Grimm 2017

Non compare l’elemento umano nei tuoi lavori…

Proprio per mantenere l’atemporalità delle vicende ho preferito concentrarmi su un bestiario fantastico: desideravo che fossero gli animali a suggerire la favola narrata, l’uomo è richiamato dalle azioni e dagli oggetti, pur nella sua assenza. Questo si rivela efficace anche per aumentare il senso di magico, valido per ogni generazione, pur con le diverse interpretazioni dovute al momento storico e al periodo della vita in cui si affrontano.

Galleria Febo e Dafne

Via della Rocca, 17

Fino al 31 marzo 2017

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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