Incontriamo Rachel Schwalm (Londra, 1969) in occasione della sua personale Fairy Tales, a cura di Valentina Rippa, presso la galleria Febo e Dafne. L’artista presenta per la prima volta a Torino un ciclo di opere realizzate guache su carta da parati originali di inzio ‘900.
Come suggerisce il titolo, Rachel Schwalm sviluppa in chiave contemporanea gli archetipi delle favole, a partire dalle “Favole francesi” di Charles Perrault, (ma ci sono riferimenti anche ad Andersen e ai fratelli Grimm) che l’artista londinese impara a conoscere dall’infanzia. Suggestioni dense di fascino e mistero coronate da lieto fine, che Rachel rilegge con la maturità di donna e la sensibilità di artista, cogliendone i risvolti drammatici, oscuri, temi che coinvolgono l’inconscio e parimenti il contesto sociale quali la sessualità, la violenza, la vanità, persino l’ironia. Tecnicamente i lavori rivelano un’ampia adesione ad una pittura di ascendenza fiamminga, ricca di dettagli ottenuti grazie ad una tecnica sapiente, lenta e minuziosa, che esalta e sua volta viene esaltata dalla preziosità delle carte da parati dal gusto squisitamente “antico”.
Come è nato il tuo interesse per la carta da parati e come l’hai associata al tema delle favole?
Quando ero bambina mi è capitato di passare le vacanze in vecchie case dove le pareti erano ricoperte da più strati di tappezzeria uno sopra l’altro, e in alcuni punti, sollevando qualche lembo, questo diventata evidente…Allo stesso modo le favole hanno diversi livelli di lettura che si sovrappongono uno all’altro, tanto è vero che bambina ne apprezzavo il lieto fine mentre da adulta ho incominciato a coglierne i diversi significati e gli ambiti di riferimento, dalla sessualità alla violenza, agli incubi, ai meccanismi della pura. Un argomento, quello dei livelli che sottendono alle Fairy tales, che mi ha sempre affascinato, e che ho deciso di recuperare in questo progetto. Inoltre sono sempre stata attratta dalla miniatura e dai particolari che ornano i grandi dipinti del passato, per cui ho mantenuto una certa attitudine allo studio dei dettagli e a come essi dialoghino tra loro.
Qual è il vero protagonista dei tuoi lavori, le carte da parati che utilizzi come fondale o il soggetto dipinto, o forse il tema è da ricercare nell’equilibrio tra i due?
Entrambe, la carte da parati e le favole sono “senza tempo”: ogni generazione ne fruisce e ne gode in modo diverso, cogliendo aspetti decorativi o narrativi diversi, e questo è un altro aspetto importante che vorrei si cogliesse dai miei lavori. Alcune indicazioni sono fornite dai titoli, che evocano la favola di riferimento e allo stesso tempo forniscono una delle possibili chiavi di lettura. L’opera è quindi composta dalla tappezzeria posta in dialogo con l’immagine della favola: il titolo completa questa lettura. Ad esempio per il lavoro ispirato alla Bella e la Bestia, ironicamente rappresentato da una tigre adattata a tappeto (che mia nonna aveva nel suo salotto), ho utilizzato una tappezzeria con le rose che richiama la protagonista. Il decoro si prestava da solo al racconto e all’opera, il titolo Beauty within ne completa il significato. Curiosity richiama la storia di Barbablù, una delle favole che più mi ha turbato: rappresenta la forza dell’attrazione per tutto ciò che è proibito, e le fatali conseguenze di una eccessiva curiosità. In essa la violenza è sempre stata piuttosto evidente; in Pricked si parla della bella addormentata nel bosco, una favola apparentemente più soft, ma in realtà una vicenda molto cupa, dove la violenza associata alla sessualità è sempre evocata: ad essa ho abbinato il corvo nero e lo spillone che penetra nel materasso.
Non compare l’elemento umano nei tuoi lavori…
Proprio per mantenere l’atemporalità delle vicende ho preferito concentrarmi su un bestiario fantastico: desideravo che fossero gli animali a suggerire la favola narrata, l’uomo è richiamato dalle azioni e dagli oggetti, pur nella sua assenza. Questo si rivela efficace anche per aumentare il senso di magico, valido per ogni generazione, pur con le diverse interpretazioni dovute al momento storico e al periodo della vita in cui si affrontano.
Via della Rocca, 17
Fino al 31 marzo 2017