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“Into the Night”: la mostra alla Barbican Art Gallery

Theo van Doesburg, Il Ciné-bal (cinema-sala da ballo) al Café L’Aubette, Strasburgo

Dal 4 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020 alla Barbican Art Gallery di Londra la mostra “Into the Night: Cabarets and Club in Modern Art” incentrata sul ruolo sociale e artistico nel Novecento dei cabaret, dei caffè e dei club

Ha aperto al pubblico il 4 ottobre 2019, per restare visitabile fino al 19 gennaio 2020, “Into the Night: Cabarets and Clubs in Modern Art”, la mostra alla Barbican Art Gallery di Londra che esplora il ruolo sociale e artistico dei cabaret, dei caffè e dei club in giro per il mondo.

Spaziando dagli anni ‘80 dell’Ottocento fino ai ‘60 del Novecento, la mostra propone una visione sfaccettata della produzione artistica. Prima esposizione di grande livello ad affrontare questo tema, “Into the Night” include sia luoghi famosi che altri meno noti dell’avanguardia – spazi che fungevano da veri e propri incubatori di idee radicali, dove gli artisti si incontravano per scambiarsi spunti e creare nuove forme di espressione artistica.

Théophile-Alexandre Steinlen, Réouverture du cabaret du Chat Noir
© Victoria and Albert Museum, London

La mostra londinese propone una storia alternativa dell’arte moderna, che porta alla luce lo spirito di sperimentazione e collaborazione tra artisti, performer, designer, musicisti e scrittori come Henri de Toulouse-Lautrec, Loie Fuller, Josef Hoffmann, Giacomo Balla, Theo van Doesburg e Sophie Taeuber-Arp, ma anche Josephine Baker, Jeanne Mammen, Jacob Lawrence, Ramón Alva de la Canal e Ibrahim El Salahi.

Concentrandosi su città come Londra, New York, Parigi ma anche Città del Messico, Berlino, Vienna e Ibadan, “Into the Night” riunisce oltre duecento opere esposte raramente nel Regno Unito, tra disegni, dipinti, stampe, fotografie, video e materiale d’archivio. Liberati dai confini imposti dalla norme sociali e politiche, molti dei siti scelti hanno fornito ai loro frequentatori esperienze immersive, spesso viscerali, diventando emanazione delle idee degli artisti e del pubblico che li ha fondati e frequentati.

Henri de Toulouse-Lautrec,
Miss Loïe Fuller

La mostra è accompagnata da un programma giornaliero di performance dal vivo e c’è la possibilità di visitare anche ricostruzioni su larga scala di ambienti del Cabaret Fledermaus di Vienna (1907), progettato da Wiener Werkstätte, e del Ciné-bal (cinema-sala da ballo) progettato da Theo van Doesburg per il Café L’Aubette a Strasburgo (1926–28).

Into the Night accende i riflettori su alcuni dei più elettrizzanti cabaret e club dell’era moderna – ha spiegato Jane Alison, direttrice della sezione Arti visive (Visual Arts) alla Barbican. – Che si trattasse di paradisi creativi, palcoscenici inebrianti o ritrovi libertini, tutti hanno agito come magneti su artisti, designer e performer, li hanno riuniti, spinti a lavorare insieme e ad esprimersi liberamente. Catturando l’essenza di questi incubatori globali di sperimentazione e interdisciplinarità, gli interni ricreati a dimensioni reali sono animati da performance dal vivo, accompagnando il pubblico in un coinvolgente viaggio di scoperta”.

Josef Hoffmann, Wiener Werkstätte Postkarte No. 74

La mostra si apre a Parigi, all’alba del nuovo secolo, con due luoghi iconici legati all’avanguardia. Gli spettacoli del teatro dell’ombre ospitati dallo Chat Noir negli anni ‘80 dell’Ottocento sono resi grazie alle sagome originali e alle opere che decoravano gli interni dello storico cabaret parigino, che veniva utilizzato come base operativa e luogo di dibattito da personaggi come Rodolphe Salis, l’artista Henri Rivière e la cantante Yvette Guilbert.

Karl Hofer, Tiller Girls.
© Elke Walford, Fotowerkstatt Hamburg

Gli ipnotici numeri di “danza serpentina” (serpentine dance) della statunitense Loie Fuller, allestiti sul palco delle Folies Bergère negli anni ‘90 dell’Ottocento rappresentano invece momenti di sperimentazione con costumi, luce e movimento. Henri de Toulouse-Lautrec catturò queste performance nella sua famosa serie di litografie colorate a mano.

Spostandosi a Vienna, all’inizio del Novecento, il pubblico potrà immergersi nella “gesamtkunstwerk” (opera d’arte totale) del Cabaret Fledermaus (1907) di Wiener Werkstätte, dove vennero allestiti cabaret sperimentali e produzioni teatrali. In mostra ci sono anche documenti originali collegati agli esuberanti cortometraggi di Oskar Kokoschka e alle danze suggestive di Gertrude Barrison.

Spencer Gore, Studio per una decorazione murale
per il “Cave of the Golden Calf”. © Tate, London 2019

Il Cave of the Golden Calf (1912), un night club sotterraneo nel quartiere londinese di Soho, viene rievocato attraverso i progetti dei murales realizzati dagli artisti inglesi Spencer Gore e Wyndham Lewis per il locale, ma anche dai programmi, che permettono di approfondire gli eclettici spettacoli serali – pubblicizzate all’epoca come “le pittoresche danze del Sud, le sue fervide melodie, l’arguzia parigina, l’umorismo inglese”. Famigerato come uno dei primi gay bar di Londra, incarnava decadenza ed edonismo.

A Zurigo, l’atmosfera radicale del Cabaret Voltaire (1916) si manifesta attraverso l’assurdità della poesia sonora e le performance anarchiche di Hugo Ball, Emmy Hennings e Marcel Janco. È qui che è nato il Dada o Dadaismo, regno dell’umorismo, del caos e del ridicolo.

Aaron Douglas, Dance. © Heirs of Aaron Douglas/ VAGA at ARS, NY and DACS, London 2019

Due importanti club romani mettono in mostra il dinamismo elettrizzante del Futurismo degli anni ‘20 del Novecento in Italia. Il Bal Tik Tak (1921) di Giacomo Balla viene evocato dai disegni per gli interni del club, disegni che catturano il movimento vorticoso dei ballerini. In mostra anche i progetti per il Cabaret del Diavolo (1922) di Fortunato Depero, che occupava tre piani che rappresentavano, idealmente, Paradiso, Purgatorio e Inferno, con il motto “Tutti all’inferno!!!”.

Alcuni anni dopo, un gruppo di artisti appartenenti al movimento radicale dello Stridentismo si incontrarono al Café de Nadie di Città del Messico, e il luogo divenne il centro delle loro attività sovversive. La prima mostra del gruppo, ospitata dal café nel 1924, fu una risposta poetica alla metropoli industriale, con opere d’arte, poesie e musica realizzate da personaggi come Ramón Alva de la Canal, Manuel Maples Arce e Germán Cueto.

Rudolf Schlichter
Damenkneipe (Women’s Club). © Viola Roehr v. Alvensleben, Munich Photo: akg-images

Nel frattempo a Strasburgo, Theo van Doesburg, Jean Arp e Sophie Taeuber-Arp lavoravano insieme per dare vita al Café L’Aubette (1926–28), concepito come la massima “decostruzione dell’architettura”, basata principalmente su audaci astrazioni geometriche. Aperto ventiquattr’ore su ventiquattro, il vasto edificio ospitava una sala da ballo-cinema, un bar, una sala da tè, una sala da biliardo, un ristorante e altro ancora, tutti concepiti come ambienti immersivi.

Dopo un periodo di moderazione e relativa calma durante la Prima guerra mondiale, in Germania gli anni ‘20 del Novecento furono gli apripista di una nuova era, caratterizzata da maggiori libertà e un ammorbidimento della censura. Molti club e bar vennero aperti nelle città, e ospitarono cabaret, spettacoli di spogliarello e balletti. Le opere maggiori di artiste spesso dimenticate come Jeanne Mammen ed Erna Schmidt-Caroll, ma anche di uomini come George Grosz e Max Beckmann, hanno saputo catturare l’energia pulsante di questi nightclub, attivi nella Germania di Weimar negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento.

Erna Schmidt-Caroll, Chansonette (Singer).
© Estate Erna Schmidt-Caroll

Nello stesso periodo, a New York, la scena letteraria e jazz fioriva nel quartiere di Harlem. I dipinti di Aaron Douglas e Jacob Lawrence immortalano la complessa politica razziale del periodo, mentre gli scritti di Langston Hughes e la musica di Billie Holiday e Louis Armstrong fanno luce sull’ampia gamma di espressioni creative che animavano la città.

“Into the Night” celebra anche il Mbari Artists and Writers Club, meno noto ma sicuramente altrettanto influente, fondato nei primi anni ‘60 del Novecento in Nigeria. Concentrandosi su due dei luoghi simbolo del club, a Ibadan e Osogbo, la mostra analizza la loro creazione come laboratori post-coloniali per pratiche artistiche, offrendo lo spazio per una ampia gamma di attività – incluse danze all’aperto e performance teatrali, con regolari produzioni di Duro Ladipo; reading di poesua e letteratura; laboratori di arte sperimentale; mostre rivoluzionarie di artisti pan-africani e internazionali come Colette Omogbai, Ibrahim El Salahi, Twins Seven Seven e Uche Okeke.

I’m a Clever Waterman.
© Kamran Diba

La mostra è curata e allestita dal Barbican Centre di Londra, in collaborazione con il Belvedere di Vienna. Un’occasione per intraprendere un viaggio diverso nella storia dell’arte e delle avanguardie del Novecento, partendo dai luoghi che hanno svolto il ruolo di incubatori di nuove tendenze, movimenti e idee: cabaret, nights e club in giro per il mondo.

Colette Omogbai, Agony.
© Colette Omogbai

Into the Night: Cabarets and Clubs in Modern Art

4 ottobre 2019 – 19 gennaio 2020
Lunedì e martedì dalle 12.00 alle 18.00
Da mercoledì a venerdì dalle 12.00 alle 21.00
Sabato dalle 10.00 alle 21.00
Domenica dalle 10.00 alle 18.00
Chiuso dal 24 al 26 dicembre
Bank holidays dalle 12.00 alle 18.00

Barbican Art Gallery
Silk St, Barbican | Londra EC2Y 8DS

#IntoTheNight @barbicancentre

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.

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