Inno alla Gioia e il Prezzo della Libertà, la mostra personale dell’artista albanese Remijon Pronja, a cura di Claudio Cravero, è visitabile nello spazio di Opere Scelte, a Torino fino al 12 maggio.
Remijon Pronja (Tirana, 1984) esplora l’esistenza umana in condizioni di oppressione e indigenza da una prospettiva multiculturale, attraverso installazioni, video, dipinti e disegni. Egli indaga temi quali, la migrazione, il senso di perdita e di appartenenza ad un luogo o ad un contesto sociale, invitando così alla riflessione su urgenze culturali contemporanee di identità e cittadinanza.
“Inno alla Gioia”, nel titolo della mostra, oltre ad evocare la Nona Sinfonia di Beethoven, vuole definire quella forma di resilienza e pulsione costante che ciascun essere umano impegna nel raggiungimento dei propri obiettivi, che nello scenario di Pronja diventa “lotta costante per la libertà” – come sostiene Claudio Cravero nel testo critico che accompagna la mostra, descrivendo il lavoro dell’artista.
Le opere di Pronja forniscono allo spettatore la possibilità di condividere visioni e immaginari intimi, ma universali, trattati con poesia e grande energia narrativa: un tributo alla condizione umana attraverso la storia quotidiana e la memoria dei singoli.
Il percorso espositivo ha inizio con Untitled in Allegro Moderato (2015), opera che si compone di un lightbox ed una selezione di spartiti dipinti, tracce di un’azione performativa: in uno still da video un violoncellista, girato di spalle, tenta di eseguire l’Inno alla Gioia, tratto dalla Nona Sinfonia di Beethoven, qui nella versione adottata nel 1972 come Inno Ufficiale dell’Unione Europea.
Il musicista tuttavia non riesce a condurre a buon fine la performance perché la partitura è stata alterata dall’intervento pittorico di Pronja, che ha riprodotto ad acquerello sui pentagrammi, alcune mappe dell’Europa. Così la musica evocata è quella di una composizione dal ritmo inedito a cui, però, nessun cittadino europeo sente di appartenere.
Interessante in questo senso interrogarsi sul senso di indecifrabilità del concetto di Europa che ben si espleta nell’opera Nushid AlFarah (2016), traduzione araba di Inno alla Gioia.
Si tratta di un video, di poco più di 3 minuti, che riprende la reale lezione di canto effettuata in una scuola femminile musulmana di Tirana. Le ragazze in classe hanno intonato la Canzone dell’Europa, un canto che in Albania è tradizionalmente insegnato ai più piccoli; lo stesso artista ha raccontato come in età scolare l’avesse imparato.
La particolarità del progetto consiste nell’aver proposto, nell’ambito dell’attività didattica della scuola di lingua araba, un brano normalmente insegnato in scuole cattoliche: qui le culture interagiscono percependo l’identità umana come unico parametro descrittivo al di là di confini istituzionali e politici e dei tradizionali desideri della collettività albanese di essere parte del vecchio continente. Si attua un corto circuito identitario di grande emozione.
Il terzo lavoro presentato in mostra è Someone made a choice (2017-18). L’opera è composta da sei disegni a parete, inchiostro e acquerello su carta, e da 5 sacchi-scultura. Ciascun sacco contiene oggetti ritenuti indispensabili dai migranti in fuga dall’Albania tra gli Anni Settanta e gli Anni Ottanta, durante la dittatura comunista, e si presenta come un fagotto ricoperto di cera, elemento con cui i fuggitivi si cospargevano il corpo durante l’attraversamento via mare o via fiume nell’intento di oltrepassare il confine.
I disegni, tratti da cartoline e materiale fotografico d’archivio, rappresentano località balneari con bagnanti. Gli stessi luoghi che in altri momenti del giorno diventavano punti di partenza di chi, disperato, cercava di raggiungere “nuovi orizzonti”. Era risaputo che, a prescindere dal successo dell’impresa, tutti i familiari o i conoscenti di coloro i quali tentavano la fuga, venissero severamente puniti perché ritenuti complici.
Il “prezzo della libertà” e il desiderio di cambiare vita diventava un inno alla gioia incomparabile anche con l’affetto dei propri cari.
Nell’ambito dello stesso progetto, Someone made a choice, è in fase di realizzazione un video le cui riprese verranno realizzate nel mese di maggio 2018 in uno dei luoghi di balneazione e fuga presso il lago di Scutari.
“L’idea progettuale nasce dal rituale che ciascun uomo, pronto a partire per nuovi lidi, compiva svestendosi, ricoprendo il proprio corpo di cera e deponendo i propri indumenti in un fagotto da portare con sé” – afferma l’artista. E continua – “L’uomo entrava in acqua e con una sorta di “battesimo catartico” cambiava vita”.
Pronja in una reinterpretazione contemporanea della memoria storica albanese racconta la disperazione dell’essere umano e la sua quotidiana ricerca di felicità, in un alternarsi di emotività e resilienze che conferiscono universalità alle singole narrazioni.
L’evento fa parte della rassegna Fo.To. Fotografi a Torino, promosso dal MEF – Museo Ettore Fico, e il 12 maggio, giorno del finissage della mostra e Notte Bianca della fotografia, la galleria sarà aperta al pubblico dalle 15.30 a mezzanotte.
Galleria Opere Scelte
Via Matteo Pescatore 11/d, Torino
Martedì – sabato h. 15.30 – 20 e su appuntamento
www.operescelte.com
Un’opera di Remijon Pronja è stata inoltre selezionata per essere inclusa nella mostra collettiva EX GRATIA, presso lo studio legale dell’avvocato milanese Giuseppe Iannaccone, anche sede della sua importante collezione d’arte, in cui espongono DIECI GIOVANI ARTISTI ALBANESI. L’evento è nato, in collaborazione con ART HOUSE SCHOOL, da un’idea dello stesso Iannaccone, con la curatela di Adrian Paci e Rischa Paterlini e lo speciale intervento del Prof. Zef Paci. Fino al 13 luglio 2018, solo su appuntamento, per piccoli gruppi di persone.
info@collezionegiuseppeiannaccone.it