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Emeka Ogboh alla Tate Modern © Tate, Seraphina Neville

Alla Tate Modern Emeka Ogboh e Amar Kanwar

Fino al 4 febbraio alla Tate Modern le installazioni multicanale dei due artisti

Due istallazioni multicanale e immersive, in mostra nella cornice suggestiva dei Tanks della Tate Modern a Londra fino al 4 febbraio. Il 2017 si chiude nel segno della sperimentazione artistica, a Londra.

La coinvolgente installazione sonora multicanale di Emeka Ogboh, The Way Earthly Things Are Going 2017, in mostra per la prima volta nel Regno Unito dopo aver debuttato al documenta 14 di Atene, riempie lo spazio dell’East Tank. Nel South Tank, invece, si trova The Lightning Testimonies 2007, una potente installazione video digitale a otto canali dell’artista indiano Amar Kanwar.

The Way Earthly Things Are Going 2017 di Emeka Ogboh alla Tate Modern.

The Way Earthly Things Are Going di Ogboh, che deve il suo titolo a un verso della canzone di Bob Marley “So Much Trouble in the World”, presenta dati di borsa in live-streaming che scorrono sui 25 metri di diametro del Tank su un led a luci rosse, verdi e blu.

In sottofondo un affascinante lamento greco classico, “When I forget, I’m glad”, registrato appositamente per l’occasione, trasmesso attraverso dodici altoparlanti che creano un’installazione audio polifonica. La canzone parla di esilio, migrazione forzata e ricerca di una vita migliore. Prendendo spunto dalla crisi economica greca, l’opera di Emeka Ogboh affronta tematiche universali come le migrazioni e la crisi globale.

Amar Kanwar, The Lightning Testimonies 2007
@Per gentile concessione dell’artista e della Marian Goodman Gallery

The Lightning Testimonies 2007 di Kanwar parla di violenza mettendo in discussione l’uso della brutalità sessuale durante i conflitti politici. Artista e regista, Kanwar cerca di comprendere le esperienze di trauma e sopravvivenza. Piuttosto che rappresentare le persone come vittime, l’installazione enfatizza la possibilità di resistere.

La spaccatura brutale che nel 1947 dette vita all’India e al Pakistan è il punto di partenza per un’esplorazione delle esperienze delle donne nei terreni contesi in tutta l’Asia meridionale. Andando oltre l’approccio da documentario, il commento riflessivo di Kanwar esamina la capacità umana di compiere orrori indicibili, ma anche la dignità e la forza di coloro che soffrono e di coloro che protestano.

Emeka Ogboh alla Tate Modern
© Tate, Seraphina Neville

“È un piacere e un onore, per noi, ospitare le due installazioni – ha dichiarato Gregor Muir, direttore della collezione Arte Internazionale alla Tate Modern – Seguiamo gli artisti da anni, per le loro pratiche ambiziose e stimolanti. Il lavoro di Ogboh è stato uno dei più acclamati al documenta 14, con la sua grande intensità, forza e rilevanza per il presente. L’opera di Kanwar, che definirei bruciante, apre invece la rappresentazione dei lavori di questo importante artista nella nostra collezione permanente”.

Due installazioni immersive, in una cornice suggestiva, per interrogarsi sul presente del mondo, sulla brutalità che la guerra e la migrazione porta molto spesso con sé, sul destino delle donne in situazioni al limite. Fino al 4 febbraio, in mostra alla Tate Modern.

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.

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