Modigliani VR: alla scoperta dello studio ocra

Realtà aumentata alla Tate Modern per respirare l’arte di Amedeo Modigliani

Fino al 2 aprile, nell’ambito della mostra dedicata ad Amedeo Modigliani allestita alla Tate Modern di Londra, è possibile vivere anche un’esperienza di realtà aumentata, per scoprire l’atelier parigino dell’artista.

Modigliani VR: lo studio ocra” propone infatti una ricostruzione dell’ultimo studio dell’artista livornese, situato a Parigi, dove tornò nel 1919 dopo un periodo nel sud del paese e visse nel periodo finale della sua vita.

La guerra era finita, la sua salute migliorata. Il suo mercante d’arte, Léopold Zborowski, trovò per Modigliani e la compagna Jeanne Hébuterne uno spazio che potesse fungere da studio e abitazione in rue de la Grand Chaumière, vicino ai caffè e al fermento di Montparnasse.

Modigliani VR- The Ochre Atelier. @Preloaded

Lo studio in questione – detto anche studio ocra – esiste ancora, ma a quasi 100 anni dalla morte di Modigliani (avvenuta per meningite tubercolare il 24 gennaio 1920) il suo aspetto è vistosamente cambiato.

Lo spazio attuale è stato però utilizzato come modello, e insieme a testimonianze di prima mano e risultati di ricerche storiche e tecniche ha contribuito alla realizzazione del progetto della Tate Modern, che include la ricostruzione in realtà aumentata di sessanta tra oggetti, opere d’arte e materiali.

Modigliani VR- The Ochre Atelier. @Preloaded

Grazie a Modigliani VR è possibile vivere in prima persona l’ambente in cui lavorò e visse l’artista. Ogni oggetto incluso nell’esperienza – le scatole di sardine, i pacchetti di sigarette, persino il modo con cui le finestre si aprono per far filtrare la luce del sole – è stato studiato in modo accurato, validato da storici dell’arte e modellato dal team di Preloaded.

Grazie alla collaborazione con il Museu de Arte Contemporanea de Universidade de São Paulo, in Brasile, e il Metropolitan Museum of Art di New York, è stato possibile anche ricostruire due dei dipinti più importanti di Modigliani, Self-Portrait (Autoritratto, 1919) e Jeanne Hébuterne (1919), dalle increspature della tela fino alle pennellate che l’artista deve avere usato, per includerle nell’esperienza virtuale.

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.

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