Prima personale italiana per Ola Vasiljeva
La prima mostra personale in Italia dell’artista lettone Ola Vasiljeva (Ventspils, 1981) è l’esito del suo incontro con il quartiere Vanchiglia di Torino, sede dell’attività di Quartz Studio, spazio che ospita il progetto e che si delinea come luogo di produzione culturale indipendente, diretto dalla storica dell’arte Francesca Referza e sostenuto dalla Fondazione Sardi per l’Arte. Una joint-venture, questa, che nasce nel 2017 e rende merito alla mission della Fondazione, nata nel 2014, dalla lungimiranza della sua fondatrice, l’energica Pinuccia Sardi Cagnucci, coadiuvata dalla storica dell’arte Lisa Parola, curatrice del programma culturale ed educativo dell’istituzione.
Il progetto espositivo Qualcuno si è seduto sulla mia sedia di Ola Vasiljeva, site-specific, inedito e nato dal dialogo con il territorio, è il primo dei tre in programma nel 2018, e si inserisce pienamente nelle linee d’intervento della Fondazione: la promozione di giovani artisti, curatori, studiosi; la valorizzazione di importanti figure artistiche del Novecento; il recupero e lo studio di documenti d’archivio.
La proposta progettuale di Vasiljeva reinterpreta la celebre fiaba inglese di Riccioli d’oro e i tre orsi, inserendo l’elemento innovativo della giacca sartoriale sovradimensionata – cifra ricorrente nella produzione dell’artista – ideata in seguito all’incontro con il rinomato sarto di quartiere, Bama, il cui atelier è attiguo alla sede di Quartz in via Giulia di Barolo.
L’artista si è lasciata coinvolgere dal contesto culturale e dallo scambio relazionale spontaneo con gli artigiani di Borgo Vanchiglia, che ha reso la sua residenza in città, di circa dieci giorni, un momento ricco di spunti e suggestioni per il buon esito del progetto. L’ambiente ricreato in galleria vuole essere, per Vasiljeva, il proseguimento ideale dell’atelier di Bama con i suoi manichini e object trouvés, disposti in maniera casuale, a suggerire nuove storie da raccontare.
Il visitatore è accolto nello spazio da una grande paratia scenografica, su cui l’artista ha disegnato, con originalità e forza del segno grafico, una figura di spalle poco descritta a livello fisiognomico, elegante, che ha denominato “Il mago”, in omaggio ad Angelo, il fantasioso calzolaio di quartiere.
Del “mago”, istrionico e grande affabulatore, si dice che sia capace di realizzare qualunque manufatto e di risolvere ogni problematica gli si presenti e che abbia creato anche scarpe per sultani e “zii d’America”.
L’artista trasforma la galleria in un suggestivo set teatrale in cui vetri specchianti, con abrasioni e raffinati disegni ironici e irriverenti, oggetti, scarpe, rebus, indizi vari ed elementi di vestiario si fondono in una storia originale, a metà tra realtà e finzione, dall’intensa esperienza immaginifica.
A livello formale tutto l’ambiente è studiato in ogni dettaglio: da una parte le sintonie cromatiche del supporto cartaceo e l’oro dei vetri, il rosa antico della giacca appesa alla parete e il colore delle cementine del pavimento d’epoca; dall’altra le relazioni di senso tra gli scontrini della tintoria, dove l’artista ha fatto lavare i cappotti trovati al Balon e le scatole rivestite da pagine del Sole 24 ore, acquistato presso l’edicola di Via Vanchiglia; per finire con le verticalità di elementi di raccordo come la porta nascosta, che idealmente collega la galleria con il laboratorio di Bama e la grande carta che introduce alla mostra.
“Le ambientazioni di Ola – sottolinea Francesca Referza – sono sempre molto equilibrate e si compongono di elementi diversi, piccoli che attraggono lo sguardo e grandi che ad esso si sottraggono…”
La ricerca di Vasiljeva nell’indagare i linguaggi dell’inconscio e dell’onirico si è spesso accostata al mondo della psicologia infantile, collaborando con i bambini e con i loro codici fervidamente fantasiosi. Anche questa volta l’artista ha interagito con due bimbi, di 4 e 5 anni, i figli di Francesca Referza, che hanno ascoltato la favola di Riccioli d’oro e i tre orsi e l’hanno interpretata restituendone le proprie visioni anche mediante il disegno, poi diventato “indizio” in esposizione.
Tracce di vita vissuta e riferimenti a personaggi fuori scena si confondono in un’installazione formalmente ordinata e misurata, in un gioco delicato e sensuale: connessioni semantiche e particolari nascosti, da scoprire, portano il fruitore “sulla soglia di un’intuizione” da cui osservare con curiosità i fantastici mondi dell’artista.
Tutto è pervaso di magia, quella magia positiva che attrae “il bambino” che è in ciascuno di noi.
La mostra resterà aperta fino al 5 aprile 2018, su appuntamento.
QUARTZ STUDIO
Via Giulia di Barolo, 18/D
10124 Torino
T + 393384290085
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www.quartzstudio.net