Cosmo-Eggs dalla Biennale Arte di Venezia a Tokyo

Dal 18 Aprile al 21 Giugno 2020 il progetto Cosmo-Eggs, creato per il Padiglione del Giappone, sarà esposto all’ARTIZON MUSEUM di Tokyo. E’ un progetto corale che unisce arte, antropologia, musica, architettura e si interroga sulla possibilità di vivere insieme di esseri umani e non-umani “in tempi così difficili”. Cosmo-Eggs, come altri progetti presentati in Biennale, ci ricorda che l’uomo non è il centro del mondo.“Dove e come dovremmo continuare a vivere?”  Dalla domanda che si pose Félix Guattari nel 1989, quando elaborò il paradigma delle tre ecologie (ambientale, sociale, mentale in rapporto alla soggettività umana), il team giapponese è arrivato ad elaborare un nuovo concetto le “ecologie della co-esistenza”, in una parola collaborazione. Nuove forme di cooperazione e connessione dovranno nascere per costruire nuove relazioni tra uomini di diverse culture e tra esseri umani e ambiente.

Cosmo-Eggs ha lanciato il suo messaggio ai 600mila visitatori della Biennale Arte di Venezia. Un messaggio che arriverà lontano con il passa parola fino al 2020 quando il progetto, arricchito da una sperimentazione durata 6 mesi, sarà ricostruito a Tokyo e presentato al pubblico giapponese.

Cosmo-Eggs, Padiglione del Giappone, La Biennale di Venezia 2019 – ph. Diana Cicognini

Tutto parte dalla scoperta nell’arcipelago dell’isola di Okinawa, in particolare nelle isole di Miyako e Yaeyama, di un oggetto: le rocce portate sulla terra ferma dagli tsunami. Apparentemente immobili e senza vita hanno in realtà una loro storia, più lunga di quella dell’uomo. Sebbene siano state generate da una catastrofe naturale, hanno conquistato un loro ruolo fondamentale e attivo nei diversi ambienti in cui sono state catapultate. Sono un monito per insegnare ai bambini, ma anche agli adulti, che i disastri naturali fanno parte del ciclo della vita.  Hanno creato nuovi ecosistemi autosufficienti, senza l’intervento dell’uomo, dove varie forme di vita nei loro differenti stati coesistono. Rappresentano divinità oppure ospitano lo spirito dei morti e per questo sono diventate oggetto di preghiere. Sono attrazioni e punti di riferimento del paesaggio con un nome proprio riconosciuto dalla comunità. Sono la casa di uccelli migratori che qui vengono a nidificare.

Il progetto riproduce quanto avviene in natura facendo lavorare insieme cinque artisti con un background ed esperienze artistiche molto diverse, ma complementari e necessarie, per dimostrare al mondo nuove possibili forme di collaborazione in ogni (eco-)sistema (sociale, politico e ambientale). Cinque opere indipendenti dialogano nello stesso spazio espositivo creando per il visitatore ogni volta un’esperienza nuova. Potrà risultare armonica o completamente dissonante, ma lo porterà sicuramente a domandarsi come ciò che appartiene a mondi tanto diversi possa co-esistere.

Entreremo più a fondo nel progetto grazie alle parole del team giapponese: il Curatore Hiroyuki Hattori, l’artista Motoyuki Shitamichi, l’antropologo Toshiaki Ishikura, il compositore Taro Yasuno e, infine, l’architetto Fuminori Nousaku.

Hiroyuki Hattori, Curatore del Padiglione del Giappone, La Biennale Arte 2019 – ph. Diana Cicognini

Hiroyuki Hattori, Curatore del Padiglione del Giappone, Biennale Arte 2019

“Cosmo-eggs è un’istallazione site specific pensata per le particolarità del Padiglione giapponese ai Giardini, ma ricomporremo la nostra idea nel museo di Tokyo e utilizzeremo anche quanto è emerso in questi sei mesi dall’interazione con i visitatori della Biennale, ad esempio nella riproduzione dei suoni creati da Taro Yasuno.”

La Fondazione Ishibashi, con il contributo di The Japan Foundation, lavorerà insieme a Hiroyuki Hattori per ricostruire l’installazione così come è stata presentata in occasione de La Biennale di Venezia. La durata della mostra sarà confermata, ma Cosmo-Eggs è sicuramente uno dei progetti che meglio rappresenta il nuovo corso del Bridgestone Museum of Art, che riaprirà a Gennaio 2020 come ARTIZON MUSEUM.

“Il nostro progetto in ogni sua parte, dal concept all’esperienza stessa della visita nello spazio espositivo, ricrea una forma di co-esistenza di elementi diversi per portare il visitatore a riflettere su come e dove dovremmo vivere nel mondo e con gli altri. Le rocce degli Tsunami sono già delle piattaforme di co-esistenza di esseri umani e non umani. E’ per questo che abbiamo scelto come punto di partenza la serie di fotografie Tsunami boulders di Shitamichi.

Il lavoro di Shitamichi ha una struttura molto semplice e concettuale, con un approccio scientifico che supera i confini tra antropologia e arte. Questa è una delle ragioni per cui ho deciso di invitare un antropologo nel progetto. La sua ricerca, inoltre, si è estesa ad una zona periferica del sud del Giappone, dove esiste una grande mescolanza di culture e sono molto diffuse credenze popolari, già oggetto di studio dell’antropologo Ishikura.”

Immagine da Tsunami Boulder, Motoyuki Shitamichi, 2015

“In tutto il mondo esistono miti legati ai disastri naturali e alla creazione del mondo, ma sono particolarmente numerosi in regioni come il Giappone con una lunga storia di catastrofi ambientali (esplosioni atomiche, terremoti e tsunami). Il titolo Cosmo-Eggs prende ispirazione proprio dalla mitologia della creazione di queste regioni asiatiche.

A completare il progetto ho invitato non un musicista ma un compositore di musica, affinché creasse qualcosa di nuovo ispirato al lavoro di Shitamichi e così è stato. Il mito creato dall’antropologo, scritto sui muri dello spazio espositivo, la musica e i quattro video non hanno una sequenza di lettura e non sono sincronizzati tra loro, ma coesistono  indipendentemente l’uno dall’altro. Ogni visitatore può sintonizzare la sua mente con i diversi stimoli che gli arrivano in modi e momenti diversi. Potrà sentire a volte delle risonanze tra i lavori, altre volte delle dissonanze. E’ lo stesso meccanismo che si verifica nelle relazioni umane o tra l’uomo e la natura, talvolta ci sentiamo molto vicini altre ci sentiamo isolati o lontani dagli altri.”

Motoyuki Shitamichi, artista visuale, Cosmo-Eggs – ph. Diana Cicognini

Motoyuki Shitamichi, artista visuale

La serie di fotografie “Tsunami Boulder” dell’artista Motoyuki Shitamichi è il punto di partenza dell’intero progetto. Il suo approccio alla fotografia e i temi che ha affrontato (The world, Border,  Torii,  Floating monuments)  lo hanno portato a viaggiare anche oltre i confini del Giappone,  incontrando persone di diverse culture e provenienze. Le sue fotografie indagano la fragilità degli equilibri su cui spesso si basa l’esistenza, attraverso soggetti materiali o spirituali o la testimonianza di comunità locali. Durante una ricerca sull’Isola di Ishigaki si è imbattuto per la prima volta, quasi per caso, nelle rocce portate sulla terra ferma dagli tsunami. Molte di queste rocce, come quelle trovate sulle isole di Yaeyama e Miyako nell’arcipelago di Okinawa, sono state trasportate dal devastante Tsunami che colpì la Raregione nel 1771, altre da fenomeni più recenti.

“Sono arrivato per la prima volta nelle isole dell’arcipelago di Okinawa nel 2014. In queste isole tante storie e antiche credenze popolari parlano delle rocce. E’ stata una persona del posto a raccontarmi di come piccoli villaggi scomparvero a causa del grande tsunami del 1771 e di come le pietre arrivarono sulle spiagge sollevate dal fondale del mare. Le persone del posto pensano che il mare appartenga al mondo degli spiriti e delle divinità, mentre la terra ferma al mondo dei vivi. Credono che fortune e sfortune, cose buone e cose cattive, arrivino dal mare per volontà delle divinità. Queste rocce sono state portate da uno tsunami devastante, ma le persone vanno a pregare gli spiriti che le abitano.

Ci sono diverse ragioni per cui mi sono interessato a queste rocce e allora ho iniziato a viaggiare alla loro ricerca. Ho scelto il periodo estivo, quando bianchi uccelli migratori vengono in questa zona a deporre le uova proprio sulle rocce. Prima di decidere di girare un video, avevo cercato di scattare delle fotografie posizionando la macchina su di un albero, ma non sono riuscito a catturare nessuna immagine interessante. In realtà volevo rappresentare qualcosa di più profondo, la sensazione che le rocce mi avevano trasmesso. Davanti a me non c’erano degli oggetti ma dei mondi, abitati da elementi di epoche e nature diverse in armonia tra loro.

Le grandi rocce hanno un’età e una storia come l’ambiente che le circonda. Sembra che siano esistite da sempre, mentre l’ambiente circostante mutava continuamente. Nel video sono rappresentate nella loro immobilità, ma molto tempo fa sono state scagliate lontano dal loro habitat naturale dalla forza dello Tsunami. Tutto dipende dal punto di vista e dal tempo che si considera. Ho reso questi concetti con filmati in bianco e nero, che girano in loop senza interruzione, ognuno con una durata diversa. Volevo far riflettere sui continui cambiamenti, lenti o improvvisi, che ci circondano.”

Toshiaki Ishikura, antropologo, Cosmo-Eggs – ph. Diana Cicognini

Toshiaki Ishikura, antropologo

La storia raccontata dalle fotografie dell’artista Shitamichi ha ispirato un nuovo racconto mitologico scritto quest’anno dall’antropologo Toshiaki Ishikura. Un nuovo mito ricco di riferimenti alla mitologia già esistente nelle culture locali e in quelle dei paesi asiatici che confinano con l’arcipelago di Okinawa, portando così il progetto fuori dai confini del Giappone. Molti infatti sono i miti della creazione del mondo in cui tutto ebbe origine da un uovo e raccontati in Cina, Taiwan, Corea e in tutto il Giappone. La storia di Ishikura fa però riferimento anche a ciò che è mostrato nei video, che a loro volta hanno ispirato la musica, innescando quel processo di interrelazione e co-esistenza di diverse realtà che il progetto Cosmo-Eggs vuole appunto dimostrare. Il testo sarà disponibile nelle prossime settimane sul sito ufficiale del progetto.

“Ho studiato antropologia nella Regione dell’Himalaya e nel Nord del Giappone, focalizzando il mio interesse in particolare su miti e leggende popolari, ma essere parte di questo progetto e lavorare con degli artisti è per me un’esperienza nuova. Di solito i nostri accademici studiano campi specifici dell’antropologia, ascoltando le storie dalle persone sul territorio. Questo nuovo approccio del progetto si allontana dai percorsi abituali dei miei studi, ma tutto succede per un motivo.

Avevo fatto in passato una ricerca nella stessa area, a quel tempo sentii parlare da un uomo anziano del mito dei fondatori dell’Isola di Miyako nati da delle uova. Da quella storia è nato il concept del progetto Cosmo-eggs. Sono tornato sull’Isola insieme a Shitamichi per studiare le rocce dello tsunami. Ci siamo interessati soprattutto all’aspetto della cosmologia legata alla loro storia. Gli abitanti delle isole credono che le anime dei morti vadano nell’oceano e qualche volta ritornino indietro per comunicare con i vivi sotto altre forme. Ognuno di noi ha seguito il proprio metodo di ricerca, poi abbiamo deciso di condividere i risultati e svilupparli ciascuno secondo la propria sensibilità artistica.

È stato per me un esperimento molto interessante. In futuro mi piacerebbe approfondire la pratica degli artisti e i meccanismi del mondo dell’arte a livello internazionale. ll nostro progetto ha portato uno studio antropologico basato su una realtà locale in un contesto globale come La Biennale, dove culture e tradizioni diverse si sono incontrate e confrontate. La possibilità di accostare locale e globale è una caratteristica tipica e unica del mondo contemporaneo. Come possono dialogare questi due mondi?  Mi piacerebbe sviluppare questi aspetti ed esprimere il mio pensiero in uno studio.”

Ishikura è uno dei fondatori della “Multispecies Anthropology Society” in Giappone e, grazie proprio al progetto presentato in Biennale, ha iniziato a studiare insieme agli artisti le strette relazioni tra arte e antropologia, sia dal punto di vista mitologico che religioso.

Taro Yasuno, compositore, Cosmo-Eggs – ph. Diana Cicognini

Taro Yasuno, compositore

I video di Shitamichi e il nuovo mito di Ishikura sono la scenografia e il palcoscenico su cui si diffonde la melodia della performance musicale del compositore Taro YasunoComposition for Cosmo-Eggs. “Singing Bird Generator”. Video e musica non sono sincronizzati, ma co-esistono in modo indipendente come gli uccelli migratori e le rocce dello Tsunami.

La musica è generata da 12 flauti dolci, posizionati nel padiglione e collegati a microcomputer, ognuno dei quali suona la propria musica come se fosse una performance musicale dal vivo. L’aria che li attraversa e li fa suonare arriva da un meccanismo collegato al divano gonfiabile arancione al centro dello spazio espositivo. Anche il visitatore può interagire con la performance, perché sedendosi o sdraiandosi sul divano modifica il flusso dell’aria e quindi il suono emesso dai flauti.

“Mi sono lasciato ispirare dal volo libero delle colonie di uccelli che vivono sulle rocce dello tsunami. Il canto degli uccelli ha una sua sintassi linguistica e ho cercato di riprodurrla attraverso dei numeri binari digitali, si tratta ovviamente di un’astrazione. I 12 flauti dolci sono quindi settati per imitare il cinguettio e le melodie del canto degli uccelli.

Ogni giorno si è creata una serie di suoni diversi e un computer ha registrato per sei mesi la performance musicale alimentata dalle due fonti: gli impulsi trasformati in suono dal passaggio dell’aria e l’interazione dei visitatori che si siedono sul divano gonfiabile.”

Yasuno nel comporre musica dà grande importanza al momento presente della performance musicale e la performance creata per la Biennale rientra nel progetto “Zombie Music” a cui sta ancora lavorando.

Fuminori Nousaku, architetto, Cosmo-Eggs – ph. Diana Cicognini

Fuminori Nousaku, architetto

Il suo intervento non è stato solo estetico o architettonico, ma soprattutto concettuale. A Fuminori Nousaku si deve l’idea di proiettare i video dell’artista Shitamichi su grandi schermi dotati di rotelle, non perché debbano essere mossi durante l’esposizione, ma per ricordare che gli schermi apparentemente immobili come le rocce dello Tsunami sono stati mossi in realtà  da grandi forze per arrivare dove sono ora.

” Le caratteristiche architettoniche uniche del palazzo del Padiglione Giapponese sono le aperture sul soffitto, da cui entra la luce naturale, e al centro del pavimento, insieme ai quattro pilastri che dividono lo spazio espositivo. Ho voluto creare una certa tensione e allo stesso tempo un dialogo tra le opere d’arte e la struttura stessa.”

Disegno del progetto del Padiglione Giapponese dal catalogo ufficiale di “Cosmo-Eggs”

“Il divano gonfiabile che attraversa il palazzo su due piani ha diverse funzioni che coesistono contemporaneamente: si integra con la struttura valorizzandola, dall’esterno sembra quasi che sostenga il Padiglione; è una seduta, posta ad una distanza calcolata attentamente dagli schermi per vedere bene i filmati; è il cuore del sistema che alimenta i flauti della performance musicale. Il colore arancio ha una doppia valenza: ricorda il tuorlo dell’uovo, nutrimento per la vita, ma anche i canotti utilizzati nelle operazioni di salvataggio in mare, la speranza.

Sono intervenuto anche sulla struttura dipingendo i muri e la cornice degli schermi con gli stessi colori, per uniformare l’ambiente. La scelta è caduta su una gamma di grigi tendenti al verde marcio per richiamare un colore organico, ad esempio di una palude o di una foresta. Le caratteristiche del palazzo hanno reso unica anche l’illuminazione, ho sfruttato infatti la luce naturale che arrivava dal soffitto.”

Artison Museum – アーティゾン美術館外観

Artizon Museum

La Fondazione Ishibashi promuove scambi culturali nel mondo attraverso l’arte. Il suo fondatore Shojiro Ishibashi ha contribuito al finanziamento della costruzione del Padiglione del Giappone ai Giardini, che fu completato nel 1956. Nelle recenti edizioni dell’Esposizione d’Arte Internazionale di Venezia la Fondazione ha supportato le esposizioni tenute nel Padiglione. Shojiro Ishibashi, imprenditore e collezionista, fu il primo ad interessarsi all’arte occidentale. Dalla sua vasta collezione, che vanta più di 2.800 opere d’arte, nacque il Bridgestone Museum of Art gestito dalla Fondazione.

Il nuovo nome dato al museo, Artizon Museum una combinazione delle parole Art e Horizon, riflette i 4 nuovi principi su cui si fonderà la sua attività: Diversità, Innovazione, Apertura alle nuove sfide dell’arte contemporanea e Globalizzazione. Il museo ha completamente ristrutturato e quasi duplicato le dimensioni della propria sede, ampliando le aree dedicate alle esposizioni e alle iniziative culturali per seguire il nuovo concept ‘ Experiencing Creativity’. Cuore della collezione sono le opere degli impressionisti, saranno messe in mostra anche arte astratta e contemporanea, dipinti giapponesi in stile occidentale, arte giapponese antica e moderna, nonché nuove acquisizioni mai esposte prima.

Artizon Museum
‘Museum Tower Kyobashi’
1-7-2 Kyobashi, Chuo-ku
Tokyo, Giappone
www.artizon.museum

 

About Diana Cicognini

Diana. Dea cacciatrice! Il mio territorio è Milano, la mia preda l'Arte ... che racconto, scrivo, disegno e metto in mostra. Giornalista pubblicista, la mia Nikon mi accompagna sempre per testimoniare la bellezza e là dove il mio obiettivo fotografico non arriva...un grazie dichiarato ad artisti, gallerie ed uffici stampa che mi concedono "uno scatto" per le mie parole. Mi trovi su Instagram: @dianacicognini.contentcreator

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