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Argenti Reali in mostra a Palazzo Madama a Torino

Sarà visitabile a Palazzo Madama sino al 15 novembre la mostra Argenti Preziosi, allestita in Sala Atelier e curata da Clelia Arnaldi di Balme.

Ambito di Giovanni Battista Boucheron, Caffettiera 1790 circa, particolare Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino

La mostra, nel proporre una selezione di lavori d’argento dalle collezioni di Palazzo Madama, costituisce una rara occasione per riscoprire alcuni esemplari oggi eccezionalmente esposti al pubblico, e, nelle intenzioni della curatrice, intende tracciare la storia dell’argenteria in Piemonte dal primo Settecento alla fine dell’Ottocento con alcune riscoperte di assoluto rilievo, come la mazza cerimoniale simbolo dell’autorità della Città di Torino realizzata tra la fine del XVIII e la prima metà del XVIII secolo e qui esposta per la prima volta.

 

Mazza Cerimoniale della città di Torino, ph. Giorgio Perottino

In mostra anche il raffinato reliquiario di san Maurizio (1740 circa), che nel corso del restauro per la mostra ha rivelato la presenza del punzone con san Rocco permettendolo di assegnarne la paternità all’orafo Giovanni Francesco Paroletto; quest’ultimo, membro di un’importante famiglia di argentieri,  è autore con il fratello Paolo Antonio dello splendido paramento d’altare in lamina d’argento raffigurante la scena del Miracolo del SS. Sacramento, che oggi si ammira al Museo Diocesano di Torino.

 

Argentiere piemontese, Reliquiario di san Maurizio 1740 circa, particolare Argento sbalzato, cesellato e inciso Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino

Imperdibili, tra sontuose caffettiere, arredi e ricchi apparati d’arredo, il nucleo di “dorini” della seconda metà dell’Ottocento, ornamenti da acconciatura e spilloni in argento lavorato a filigrana di produzione Vercellese, tipico vezzo delle donne piemontesi che venivano appuntati sulle trecce e tra i capelli nelle occasioni festive, alcuni addirittura dotati di molla per accentuarne il movimento. Scopriamo poi altre informazioni curiose, come l’esistenza delle paiole, le tazze per le perpuere, donate per sorseggiare il primo brodo dopo il parto, le teiere mignon per una sola tazza (ironicamente chiamate égoïste)n che facevano parte del set da toeletta, o gli arredi – mobili e consolle – foderati d’argento, oggi non più esistenti poiché l’argento in caso di bisigno veniva ricuperato e fuso: esiste ancora qualche esemplare nel Palazzo Reale di Copenhagen.

Giovanni Damodè, Paiola 1740 – 1750, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino

Il percorso di mostra, organizzato per capitoli tematici, inizia con l’illustrazione delle tecniche di lavorazione del prezioso metallo (il nome argento ha origine nella radice indoeuropea che significa “brillare”), duttile e malleabile, e dei sistemi di controllo fissati dalla corte sabauda al fine di garantire al compratore il valore e la qualità dei manufatti. La normativa piemontese più antica risale al 1476, ma si deve a Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours l’editto del 1677 che regolamenta rigidamente l’attività dell’Università degli Orafi e Argentieri della città di Torino e istituisce la figura dell’assaggiatore di stato. Si tratta di un funzionario incaricato di certificare con un marchio il titolo della lega, cioè la quantità di argento presente nel metallo con cui è realizzato ogni oggetto che esce dalle botteghe cittadine. La lettura dei punzoni degli argentieri e dei marchi di assaggio fa emergere personalità raffinate di maestri che segnano una linea di gusto di assoluta originalità nella produzione piemontese del Settecento e dell’Ottocento.

Orafo vercellese, Cercine (cerchio ornamentale) con foglie e mezzi alternati, 1850 – 1870 circa Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino

I lavori esposti, veri e propri capolavori dell’oreficeria piemontese, offrono al visitatore una panoramica sull’argenteria da tavola, con posate, zuppiere, caffettiere, teiere, cioccolatiere e alcune delle espressioni più tipiche dell’argenteria piemontese come le paiole, ovvero le tazze da puerpera, dono prezioso che il marito faceva alla moglie per farle sorseggiare il primo brodo dopo il parto. Altro oggetto caratteristico della nostra produzione è la zuccheriera, legata al consumo del caffè: all’epoca lo zucchero è merce preziosa, importata dalle Americhe soprattutto attraverso il commercio inglese, venduta dagli speziali a caro prezzo come medicina e utilizzata per sciroppi, impacchi e enteroclismi. L’uso come dolcificante è riservato ai ricchi, in alternanza al miele, e gli argentieri di tutta l’Europa fanno a gara per realizzare contenitori degni di questo raro e raffinato prodotto. Agli argenti da tavola seguono gli oggetti da arredo, come i candelieri, con una bella coppia di doppieri su cui è apposto il punzone del mastro argentiere Carlo Bartolomeo Minutto.

Francesco Ghiotti, Piatto di Pesach 1780 – 1790 circa Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino

Tra gli argenti destinati al culto emerge un reliquiario di san Maurizio (1740 circa), che nel corso del restauro per la mostra ha rivelato la presenza del punzone con san Rocco da riferire a Giovanni Francesco Paroletto, membro di un’importante famiglia di argentieri e autore con il fratello Paolo Antonio dello splendido paramento d’altare in lamina d’argento raffigurante la scena del Miracolo del SS. Sacramento, che oggi si ammira al Museo Diocesano di Torino. Per il pieno Settecento, vanno poi citati il calice di Giovanni Battista Boucheron, eseguito nel 1789 in memoria di Carlo Emanuele III, e alcuni argenti ebraici come un bel piatto per la cena durante le celebrazioni della Pasqua ebraica (Seder), e un calice per la benedizione sul vino recitata nel giorno del riposo (Kiddush). Accanto agli oggetti d’argento sono esposti grandiosi disegni di Giovanni Battista Boucheron per centrotavola, lampade pensili, brocche e candelieri, che trasferiscono sulla carta, attraverso la penna e l’acquerello, l’effetto raffinato delle oreficerie. Boucheron si dimostra in linea sia con la moda romana e le invenzioni decorative alla Piranesi, sia con il più aggiornato gusto parigino Louis XVI diffuso a Torino nei cantieri di corte dagli anni Settanta del Settecento. Con i disegni, vengono presentati i ritratti degli argentieri della sua famiglia, da cui escono generazioni di maestri orfèvres: Simone Giuseppe (Orléans? – Torino 1681), autore della campana che Carlo Emanuele II fa realizzare nel 1670 per l’orologio della torre romana di mezzogiorno di Palazzo Madama: la campana fu rimossa nel 1874 e – entrata a far parte delle collezioni del Museo Civico – tornò nel palazzo nel 1934; Andrea (Torino 1693 – 1760), che viene ritratto sullo sfondo dei modelli del repertorio dell’orefice parigino Pierre Germain (1748), fonte di ispirazione per tutta la produzione di argenti rococò fino all’Encyclopedie di Diderot e d’Alembert; e lo stesso Giovanni Battista (Torino 1746 – 1815), direttore dell’Orfèvrerie Royale creata nel 1775 per volere di Vittorio Amedeo III.

Argenti Preziosi_veduta dell’allestimento. ph. Giorgio Perottino

La vetrina centrale è dedicata a un’opera restaurata ed esposta al pubblico per la prima volta: la mazza cerimoniale della Città di Torino, realizzata in argento sbalzato e cesellato tra il 1814 e il 1824, dopo la Restaurazione. La mazza veniva portata in mano dall’usciere comunale nelle occasioni ufficiali e riprende i tre progetti della prima mazza civica, realizzata da Francesco Ladatte nel 1769. Gli stessi motivi della testa taurina e della corona sono ripetuti nella decorazione della Sala dei marmi a Palazzo Civico. Dalle origini fino al 1849, la corona dello stemma di Torino è quella comitale chiusa da una serie di palle: la mazza presenta invece come terminazione una corona turrita che reca il punzone dell’argentiere di corte Carlo Balbino (Torino 1777 – post 1858): questo significa che, quando il Sindaco nel 1849 cambia il tipo di corona nello stemma della Città, la mazza viene rimaneggiata e alla corona originale viene sostituita quella turrita di Balbino. Una vetrina è dedicata alle armi con decorazioni in argento: fucili da caccia con scene venatorie e una carabina della Guardia Nazionale offerta in dono nel 1857 al vincitore dell’annuale gara della Società del tiro a segno.

Giovanni Fino, Caffettiera, 1770 circa,Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino

Chiudono il percorso una serie di monete – i primi oggetti a essere realizzati in argento – che ripercorrono la storia del ducato di Savoia dalla metà del Cinquecento alla metà dell’Ottocento; una scelta di disegni di Lorenzo Lavy (Torino 1720 – 1789) per monete e medaglie sabaude, alcune tavole dell’Encyclopedie e un nucleo di “dorini” della seconda metà dell’Ottocento, ornamenti da acconciatura e spilloni in argento lavorato a filigrana, tipico vezzo delle donne piemontesi che venivano appuntati sulle trecce e tra i capelli nelle occasioni festive. Il percorso della mostra è arricchito da opere provenienti da due raccolte private: argenti da tavola raffinati come le tre campane portavivande realizzate dall’Orfèvrerie Royale de Turin negli anni della direzione di Giovanni Battista Boucheron, e una selezione di bastoni da passeggio (tutti provenienti da una collezione privata) con il pomo d’argento, segno distintivo di particolare lusso ed eleganza. Il bastone, oggetto di lusso, dal XVI secolo si diffonde ampiamente tra uomini e donne, personaggi civili e militari. Dal Seicento le dame lo usano per reggersi sulle scarpette col tacco alto, e vanno di moda canne lunghe ornate di nastri e nodi pendenti. Talvolta i bastoni servono per battere colpi o percuotere le persone, tanto che nel Settecento la canna può sostituire la spada e vengono realizzati bastoni “animati” che nascondono all’interno uno stocco o un pugnale.

Giovanni Battista Boucheron, Disegno per centrotavola di Vittorio Amedeo III di Savoia con putti e trofei di caccia 1776 Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino

Per info

Museo Civico d’Arte Antica – Palazzo Madama

Argenti Preziosi – fino al 15 novembre 2020

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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