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10 mostre da vedere nel Regno Unito a febbraio 2020

Tyrannosaurs at National Museum of Scotland, © James Horan

Dalla mostra che riunisce i cosiddetti vasi di ceramica “perduti” dell’inglese Grayson Perry, che permettono di approfondirne gli anni di formazione, al percorso dedicato alle origini del Surrealismo britannico: 10 appuntamenti da non perdere a febbraio nel Regno Unito

Febbraio è il mese degli innamorati, in varie parti del mondo anche del Carnevale. Nel Regno Unito, molto spesso, è quello dell’ultimo vero freddo e, quest’anno, del forte vento e delle tempeste che portano grande instabilità atmosferica. Quale occasione migliore, allora, per esplorare la sempre ricca offerta di mostre ed eventi, allestiti al chiuso, legati al mondo dell’arte che anche in questi ventinove giorni fanno bella mostra di sé nelle gallerie, nei musei e nei centri specializzati di tutto il Regno Unito?

Dalla mostra alla Tate Moderni di Londra, la prima di questo genere allestita nel Regno Unito negli ultimi venticinque anni, dedicata alle installazioni video e alle pellicole di Steve McQueen, uno dei più importanti artisti, registi e sceneggiatori attualmente in attività, a quella incentrata sul kimono, non solo indumento tradizionale, simbolo per eccellenza del Giappone, ma capo di alta moda, costantemente reinventato e utilizzato in film e spettacoli di successo che è possibile visitare al Victoria and Albert Museum: dieci appuntamenti da non perdere nel Regno Unito a febbraio 2020.

 

Grayson Perry: The Pre-Therapy Years

The Holburne Museum, Bath

24 gennaio – 25 maggio 2020

Grayson Perry, Cocktail Party, 1989 © Grayson Perry

I rivoluzionari vasi in ceramica “perduti” di Grayson Perry (1960-) vengono riuniti insieme per la prima volta, permettendo al pubblico di gettare uno sguardo sugli anni di formazione di uno degli artisti inglesi contemporanei più famosi. Quella allestita all’Holburne Museum di Bath è la prima mostra a concentrarsi sulle prime incursioni di Perry nel mondo dell’arte, proponendo opere esplosive e creative realizzate tra il 1982 e il 1994. Ciò che la rende ancora più interessante è il fatto che gran parte dei settanta pezzi esposti sono stati ritrovati grazie al contributo delle persone, che hanno risposto da tutto il Regno Unito a un appello lanciato nel 2018. Si inizia nel 1982, quando Grayson Perry ha iniziato a lavorare come artista e poi ci si muove per tutti gli anni ‘90, seguendo i progressi che lo hanno portato ad affermarsi sulla scena artistica londinese. La mostra fornisce istantanee di momenti e luoghi molto inglesi, evidenziando anche i cambiamenti nello stile di Grayson, capace di spaziare dalle opere giocose sull’arte storica, come le antiche ceramiche dello Staffordshire, alle corone – “Crown of Penii” (1982) realizzata a tecnica mista – e ai troni – “Saint Diana, let them eat shit” (1984), ispirata alla Principessa Diana, che lo ha sempre affascinato – mantenendo sempre un approccio profondamente personale, che trova la sua massima espressione in piatti e vasellame ricchi di dettaglio che raccontano storie dei nostri tempi, come “Cocktail Party” (1989).

 

Steve McQueen

Tate Modern, Londra

13 febbraio – 11 maggio 2020

Steve McQueen, Static, 2009 © Steve McQueen

Steve McQueen è uno dei più importanti artisti, registi e sceneggiatori attualmente in attività. Quella alla Tate Modern di Londra fino all’11 maggio è la più grande mostra dedicata ai suoi lavori allestita nel Regno Unito negli ultimi 25 anni. McQueen è stato fondamentale nell’espandere i modi con cui gli artisti lavorano con il cinema e i video. Si devono a lui alcune delle più importanti opere progettate per la presentazione all’interno delle gallerie che prevedono immagini in movimento, così come quattro film per il cinema: “Hunger” (2008), “Shame” (2010), “12 anni schiavo” (2013) e “Widows – Eredità criminale” (2018). Le opere di McQueen sono ritratti provocatori quanto toccanti di momenti storici e luoghi ben precisi, attraverso i quali l’artista rivolge il suo sguardo verso importanti problemi contemporanei. La mostra alla Tate Modern riunisce istallazioni video e cinematografiche realizzate da McQueen a partire dal 2000. Tra queste segnaliamo quelle su larga scala come “Caribs’ Leap/Western Deep” (2002), senza dimenticare i video recenti come “Ashes” (2002-15).

 

Tyrannosaurs

National Museum of Scotland, Edimburgo

23 gennaio – 4 maggio 2020

Tyrannosaurs © James Horan

A tu per tu con il più temuto e riverito dinosauro di tutti i tempi, nella mostra all’avanguardia allestita al National Museum of Scotland di Edimburgo, in Scozia, che riunisce le ultime scoperte che riguardano questo re dei grandi rettili. Nonostante la specie più famosa e conosciuta sia il T-rex, di tirannosauri ce ne sono stati di tutte le forme e di tutte le dimensioni, in una storia che si è protratta per oltre 100 milioni di anni. La mostra porta alla scoperta dell’albero genealogico dei tirannosauri, rivelando come questi si siano evoluti a partire da carnivori poco più grandi di un uomo fino agli imponenti predatori che conosciamo oggi, e analizzando anche le eccitanti nuove scoperte in materia, che stanno mettendo in dubbio quello che sappiamo dei dinosauri. Tra i reperti in mostra, rari esempi di fossili, modelli di tirannosauri piumati e scheletri a grandezza naturale, tra cui “Scotty”, uno dei più grandi e completi scheletri di T- rex ritrovati fino a oggi. Grazie a esperienze in realtà aumentata e proiezioni su larga scala, il pubblico può interagire con dinosauri a grandezza naturale in tempo reale all’interno della galleria e anche camminare fianco a fianco con i tirannosauri mentre questi vanno alla scoperta di Edimburgo.

 

Toulouse-Lautrec and the Masters of Montmartre

Victoria Art Gallery, Bath

15 febbraio – 26 maggio 2020

Henri de Toulouse-Lautrec, Troupe de Melle Eglantine, 1896 © Musée d’Ixelles-Bruxelles

La mostra alla Victoria Art Gallery di Bath permette di rivivere l’atmosfera della Parigi bohémien e della cosiddetta “arte di strada”, attraverso oltre ottanta opere realizzate da Toulouse-Lautrec, Mucha, Steinlen e tanti altri dei cosiddetti “maestri di Montmartre”. Insieme alla mostra è in programma una serie di eventi unici, che riecheggeranno la gioia di vivere della Belle Époque e della Parigi dell’epoca. Tra questi ci saranno musica e intrattenimento, per celebrare il modo con cui arti visive, musica e ballo si sono intrecciate in quel periodo eccitante. La galleria offre a tuti la possibilità di partecipare attivamente, con un’audio-guida multilingue, musica dell’epoca, una mostra di oggetti personali degli artisti e persino un’area dedicata ai costumi.

 

Bill Brandt / Henry Moore

The Hepworth Wakefield, Wakefield

7 febbraio – 31 maggio 2020

Bill Brandt, Henry Moore, 1948 © Bill Brandt/Bill Brandt Archive Ltd

La grande mostra alla Hepworth Wakefield ripercorre le carriere parallele ma tangenti di due importanti artisti del XX secolo, il fotografo Bill Brandt (1904-1983) e lo scultore Henry Moore (1898-1986). Utilizzando il loro primo incontro nel 1942 come punto d’inizio, l’esibizione propone oltre duecento opere, tra sculture, fotografie iconiche, disegni, collage di foto poco noti, negativi mai stampati e rare trasparenza di colore originali, per analizzare come i due artisti abbiano risposto in modo creativo al paesaggio e alla vita inglese, durante i periodi turbolenti che hanno vissuto. Brandt e Moore sono stati spesso attratti da soggetti simili. Sia nel periodo precedente che durante la Seconda guerra mondiale, gli artisti erano soliti concentrarsi sulle persone comuni, la casa e il lavoro, ma sia Brandt che Moore avevano un interesse perdurante per formazioni rocciose, artefatti geologici e siti megalitici come Stonehenge. Le fotografie di Brandt di questo sito sono presentate insieme alle litografie di Moore sullo stesso soggetto, permettendo di analizzare come ognuno dei due artisti abbia scelto di catturare la natura enigmatica del luogo. La natura interdisciplinare delle carriere dei due artisti sono allo stesso modo evidenziate nella mostra. Moore viene presentato come uno scultore e un disegnatore che ha visto la fotografia sia come un mezzo creativo in sé che come un mezzo per presentare le sue opere. In mostra alcuni scatti poco noti di sue sculture, realizzate e poi messe assieme per sviluppare nuove idee. Brandt, invece, viene descritto come un fotografo che ha guardato alla scultura sia come un soggetto che come un modo per analizzare la natura, il paesaggio e il corpo umano, come mostra ad esempio una serie di rare trasparenze di colore che ritraggono formazioni rocciose sulla spiaggia. “Bill Brandt/Henry Moore” analizza anche la complessa relazione tra dipinti e oggetti, tra opere d’arte primarie e immagini pubblicate secondarie, utilizzate come mezzo per diffondere i lavori di un artista presso un pubblico più ampio, e la matura delle fotografie stampate.

 

Masculinities: Liberation through Photography

Barbican Art Gallery, Londra

20 febbraio – 17 maggio 2020

Catherine Opie, Rusty , 2008 © Catherine Opie, Courtesy Regen Projects, Los Angeles e Thomas Dane Gallery, London

Attraverso contributi video e fotografici, la grande mostra allestita alla Barbican Art Gallery di Londra analizza come il concetto di mascolinità sia stato codificato, interpretato e costruito a livello sociale a partire dagli anni ‘60 del Novecento fino ai giorni nostri. Prendendo in esame le rappresentazioni della mascolinità attraverso le lenti della macchina fotografica o della telecamera, la mostra riunisce lavori di oltre cinquanta tra artisti, fotografi e registi internazionali, tra cui Laurie Anderson, Sunil Gupta, Rotimi Fani-Kayode, Isaac Julien e Catherine Opie. Sulla scia di movimenti femministi e neo-femministi come l’americano #MeToo, l’immagine della mascolinità si è fatta più nitida, con idee di mascolinità tossica o fragile che permeano la società contemporanea. La mostra londinese propone rappresentazioni complesse e spesso contraddittorie della mascolinità, e illustra anche come queste si sono sviluppate e poi evolute nel corso del tempo. Affrontando tematiche come il potere, il patriarcato, l’identità delle minoranze sessuali e di genere, la percezione femminile dell’uomo, gli stereotipi legati all’ipermascolinità, la famiglia, la mostra evidenzia il ruolo centrale che video e fotografie hanno avuto nella rappresentazione e comprensione dell’argomento nella società contemporanea.

 

Kimono: Kyoto to Catwalk

V&A (Victoria and Albert Museum), Londra

29 febbraio – 21 giugno 2020

Kimono Times, Akira Times, 2017 © Akira Times

Stupendi capi giapponesi risalenti al XVII secolo, abiti internazionali di alta moda e costumi utilizzati nei film della saga sci-fi di “Star Wars” vengono riuniti in questa grande mostra dedicata al kimono, allestita al Victoria and Albert Museum di Londra. Uno dei simboli per eccellenza del Paese del sol levante, il kimono viene spesso percepito come indumento tradizionale, senza tempo e immutabile. In realtà “Kimono: Kyoto to Catwalk” mette in dubbio questa concezione, presentando il kimono come icona della moda dinamica e in costante evoluzione. La mostra, la prima di questa portata mai allestita in Europa, analizza il significato sartoriale e sociale del kimono dagli anni ‘60 del Seicento fino ai giorni nostri, non solo in Giappone ma in tutto il mondo. Rari esempi di kimono realizzati nel XVII e XVIII secolo saranno esposti nel Regno Unito per la prima volta, insieme a creazioni di famosi stilisti e costumi provenienti da film e spettacoli di successo. Le nuove tendenze del settore, con il kimono che è tornato a far parlare di sé per le strade di Tokyo, sono analizzate invece attraverso i lavori di una nuova generazione di designer e stilisti.

 

Young Rembrandt

Ashmolean Museum, Oxford

27 febbraio – 7 giugno 2020

Rembrandt van Rijn, The Spectacles Seller © Museum de Lakenhal, Leida

Quella allestita all’Ashmolean Museum di Oxford è la prima mostra nel Regno Unito a mettere al centro dell’osservazione i primi anni della carriera del più artista olandese di sempre, Rembrandt van Rijn (1606-1669). Partendo dai primi esempi di dipinti, stampe e disegni noti, realizzati dal giovane artista nella nativa Leida nella metà degli anni ‘20 del Seicento e arrivando al momento in cui iniziò ad affermarsi ad Amsterdam, nella metà degli anni ‘30, la mostra testimonia un’incredibile trasformazione ed evoluzione. Il pubblico ha la possibilità di osservare la più grande collezione di opere dedicate al giovane Rembrandt mai riunita fino a oggi, inclusi trentaquattro dipinti di Rembrandt, dieci dei suoi più importanti contemporanei e novanta tra stampe e disegni provenienti da collezioni internazionali e private. In mostra per la prima volta in pubblico anche un’opera scoperta di recente, “Let the Little Children Come to Me” (1627-8).

 

British Surrealism 1783-1952

Dulwich Picture Gallery, Londra

26 febbraio – 17 maggio 2020

Leonora Carrington, The Old Maids, 1947 © Eredi di Leonora Carrington / ARS, NY e DACS

Per la prima volta una mostra – allestita alla Dulwich Picture Gallery di Londra – esplora le origini del movimento surrealista in Inghilterra. Si guarda al surrealismo britannico come un movimento fondamentale della storia dell’arte in un affascinante periodo di 170 anni, predatando gli inizi internazionali del movimento ai primi anni ‘20 del Novecento. “British Surrealism 1783-1952” riunisce le opere di oltre trenta artisti, tra cui Eileen Agar, John Armstrong, Francis Bacon, Edward Burra, Leonora Carrington, Henry Moore, Paul Nash e Graham Sutherland, settanta lavori eclettici, che spaziano dai dipinti e le sculture alle stampe e le acqueforti. A cura del Dr. David Boyd Haycock, questa è la prima mostra dedicata al surrealismo britannico ad essere allestita a Londra in oltre ottant’anni. Analizzando i temi dell’inconscio e dell’imponderabile così come l’anarchia, le politiche radicali, la guerra e il desiderio sessuale, la mostra sembra suggerire che le radici del movimento in Gran Bretagna possano risalire fino alle opere di Henri Fuseli e William Blake e le sue derivazioni fino all’era post-bellica, agli anni ‘50 del Novecento. Il surrealismo ha avuto infatti grande influenza su tanti artisti attivi nel Regno Unito negli anni ‘30 e ‘40 del Novecento, a seguito dell’incubo rappresentato dalla Prima guerra mondiale – conflitto che Nash e Moore sperimentarono in prima persona.

 

Art Deco by the Sea

Sainsbury Centre, Norwich

9 febbraio – 14 giugno 2020

Designs for Midland Hotel, Morecombe, Oliver Hill & John Dean Monroe Harvey Drawing, 1932 © RIBA Collections

Questa grande mostra allestita al Sainsbury Centre di Norwich analizza come lo stile Art Deco abbia modellato i litorali e le spiagge negli anni ‘20 e ‘30 del Novecento. In un momento in cui il turismo di massa conobbe un forte sviluppo, vennero costruiti nuove strutture alberghiere costiere e quelle esistenti vennero rimodernate, utilizzando lo stile Art Deco mentre le reti di trasporti – ferroviarie, automobilistiche, marine e aeree – venivano incontro ai bisogni dei viaggiatori moderni. La mostra a Norwich celebra esempi iconici di architettura balneare, dagli alberghi e i complessi di appartamenti fino ai pontili (pier), le sale cinematografiche e gli stabilimenti balneari, e dimostra come l’Art Deco divenne lo stile chiave legato al piacere, al tempo libero e all’intrattenimento. Attraverso centotrenta lavori, tra cui dipinti, poster, brochure, disegni, fotografie, capi di moda, complementi di arredo, ceramiche e tessili, la mostra racconta le attività sportive, la vita e il divertimento offerto dalle località balneari nel periodo a cavallo tra le due guerra.

 

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.

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