TINTA MUTA. Il Plasma del Sogno, Esposizione Cromo-poetica a cura di Ivan Fassio con Isabella Indiesigh, Maria Antonietta Onida, Flavio Ullucci, Silvia Vaulà inaugura venerdì 14 aprile alle 18.30 presso Spazio Parentesi (Poesia e Pratiche Contemporanee) in via Belfiore, 19 – Torino
Ecco il colore, non più tale, che dalla profondità del bianco, dalla superficialità del nero, emerge in quanto materia, sostanza della visione. Inciso, marcato, in rilievo, adombrato, annebbiato. Non più umano, non reale, né naturale, tale lo percepiamo, secondo discorso parziale. Scardinante, fuori di categoria, di là da consuetudine: invero reificato, dato, accettato per contrasto, soluzione, definizione, per stimolo assoggettato. Dove e quando lo si scopre, intravede, osserva – condensato esposto filtrato – in circostanze aurorali, precarie, subliminali, eccezionali. Dove e quando, ancora? In esasperazione di sinonimi, amplificazione, dismisura, pletora retorica infinita: sogno, incubo, abbaglio, miraggio, allucinazione, aspirazione, desiderio, eccitazione, traslucidità, panico, concitazione, ebbrezza, sensitività. Inspirazione espirazione prolungate, riemesse, forzate.
Ecco la tinta, muta, che cambia la tua pelle, ecco lo spazio del no relativo, dove si forma piano piano il nome dell’uguale, l’insperato, e l’unicità di stile. Se qui nasce tanto la dicitura, nomenclatura, quanto la polisemia, là prende una rincorsa la corrente, il movimento. È tempo della controra, poiché qualcosa tace e il resto dice troppo. La speranza pulsa, nella stanza; una parola, almeno, divaga. Ritmo frenetico o pausa, non importa: sole accecante o serrande abbassate, rintocco. In lontananza.
Spazio Parentesi ( di Ivan Fassio ) presenta i lavori fotografici digitali di Isabella Indiesigh: sfumature, sospensioni, apnee, voli lievi. Un raccoglimento si fa conchiglia, mentre il concreto parla nel sonno a tutta l’astrazione vitalmente possibile. Le incisioni, i disegni e i dipinti di Maria Antonietta Onida indugiano tra anfratti, radure, dismissioni industriali periferiche, vegetazioni. Talvolta, fa capolino una statua, umanizzata, in silenziosa contemplazione di un assoluto indicibile. Gli oli su tela di Flavio Ullucci lasciano un trompe l’oeil in alto mare, a galleggiare sulla patina del kitsch, del viraggio seppia, a disturbare acque tiepide, un tanto riscaldate. La lenza scorre fino a intaccare la superficie, senza catturare l’istante, ma pescando dal tempo le molte possibilità non avverate, incolte. Scatti di Silvia Vaulà sono reazioni alla luce, soggetto immortalato in ciclica consequenzialità. Biglietto andata-ritorno per fissazioni cromatiche: quel che si perde dipende da angolazione, momento, scansione, scelta: ne rimane, appunto, l’immagine, nuova. Gli altri sono affetti, ben ritrovati e rivissuti nell’orizzonte delle occasioni.