Le Gallerie dell’Accademia di Venezia ospitano fino al 3 settembre 2017 la mostra dedicata al grande artista americano Philip Guston
L’evento si svolge in contemporanea alla 57 Biennale di Venezia ed è la prima mostra mai dedicata all’artista nella città lagunare.
Nato nel 1913, scomparso nel 1980, Guston è stato uno dei maestri indiscussi dell’arte americana.
La mostra indaga l’opera dello statunitense attraverso un’interpretazione critico- letteraria, è una riflessione sulle fonti di ispirazione dell’artista e prende in esame cinque poeti che fecero da catalizzatori per gli enigmatici dipinti e visioni di Guston: Lawrence Yeats Stevens Montale e Eliot.
Cinquant’anni della carriera artistica di Guston vengono ripercorsi esponendo cinquanta dipinti considerati tra i suoi capolavori e venticinque fondamentali disegni che datano dal 1930 fino al 1980, ultimo anno di vita dell’artista.
La mostra “Philip Guston and The Poets” è curata da Kosme de Barañano ed è organizzata dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia in collaborazione con l’Estate of Philip Guston
La mostra è una “prima” di Philip Guston nella città che ha esercitato una profonda influenza sulla sua opera ed è al tempo stesso un omaggio alla relazione dell’artista con l’Italia. Sin da giovane, nel realizzare murales guardava agli affreschi rinascimentali come ispirazione e di fatto questo suo amore per la pittura italiana rimase come Leitmotiv di tutta la sua carriera.
L’enorme influenza che l’Italia ha avuto su Guston e sulla sua pittura è messa in rilievo grazie all’allestimento concepito per le Gallerie dell’Accademia.
In una lettera del 1975 indirizzata all’amico Bill Berkson, importante poeta, critico e docente, Guston affermava: “Sono più che mai immerso nella pittura del Quattrocento e del Cinquecento! E quando vado verso nord, a Venezia, davanti a Tiepolo, Tintoretto e alle cosiddette opere manieriste di Pontormo e Parmigianino perdo la testa e tradisco i miei primi amori.”
Musa Mayer, figlia dell’artista e Presidente della Fondazione Philip Guston, ricorda: “In occasione dell’esposizione di Guston al Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 1960, mio padre portò mia madre e me in Italia prima della mia partenza per il college. Venezia e le Gallerie dell’Accademia furono la nostra primissima tappa. Più di mezzo secolo dopo, ho ancora forte il ricordo del suo amore per i grandi capolavori dell’arte italiana. Mio padre sarebbe profondamente commosso e onorato per questa meravigliosa opportunità di esporre i suoi lavori nella galleria di pittura che egli tanto amava”.
“L’amore di Guston per l’Italia aggiunge alla sua pittura una complessa e ricca profondità di tessitura” ha scritto il curatore “Ora, quando guardiamo la sua arte attraverso gli occhi e la prosa dei letterati che gli erano affini – attorno ad alcuni dei quali gravitò molto e dai quali attinse nel corso della sua vita, altri invece che lesse saltuariamente – possiamo studiare come le loro parole condividano affinità con la complessità degli ultimi lavori di Guston”.
Il lavoro di Guston viene presentato in relazione all’ambiente poetico e non in una sequenza cronologica.
La mostra è organizzata per nuclei tematici di opere messe in relazione con una selezione di scritti e di poesie dei cinque poeti la mostra si addentra nel percorso intimo di Philip Guston verso una “consapevolezza visionaria”, cioè il rapporto, sempre in evoluzione, con forme, immagini, idee, e la loro manifestazione fisica.
Dall’italiano Eugenio Montale, con cui Guston condivide una poetica del frammento che si esprime attraverso simboli tragici e potenti, l’esposizione offre una ricognizione letteraria della metafisica, degli enigmi e della ricerca di significato così come essi appaiono nel lavoro di Guston.
L’artista nella sua evoluzione si allontana dai confini rarefatti del modernismo, dal linguaggio dell’astrazione e dai canoni della New York School per andare verso una nuova struttura pittorica più espressiva, che egli rintraccia nella figurazione.
Le tele più esistenzialiste di Guston, ritenute da alcuni “crude” e da “cartoon”, sono permeate dall’influenza della tradizione culturale e artistica italiana: dalle vedute urbane antiche e moderne che popolano la sua serie dedicata a Roma, passando per i riferimenti ai film di Federico Fellini. Il lavoro dell’artista mostra un grandissimo debito verso i grandi maestri italiani: Masaccio, Piero della Francesca, Giotto, Tiepolo, e De Chirico, al quale riserva un omaggio in “Pantheon” del 1973. E, ancora, saranno esposti dipinti ispirati al Rinascimento, lavori che alludono a Cosmè Tura e a Giovanni Bellini, e opere realizzate da Guston durante i suoi viaggi.