martedì , 14 Maggio 2024
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“FOOD: Bigger than the Plate” al Victoria & Albert Museum

FOOD: Bigger than the Plate © honey & bunny (Sonja Stummerer & Martin Hablesreiter) / Daisuke Akita

Al V&A Museum di Londra, fino al 20 ottobre 2019, “FOOD: Bigger than the Plate”, la mostra che illustra futuri alimentari alternativi, creativi, sostenibili e possibili

 

“Il cibo è il più importante materiale al mondo.” Marije Vogelzang

 

Resterà aperta fino al 20 ottobre 2019 la mostra FOOD: Bigger than the Plate, allestita presso la Storey Gallery 39 e la North Court del Victoria & Albert Museum di Londra, che racconta come individui, comunità e organizzazioni innovative stiano radicalmente reinventando il modo con cui coltiviamo, distribuiamo e sperimentiamo il cibo.

La mostra – articolata nelle quattro sezioni Compost, Farming, Trading, Eating – arriva in un momento cruciale, in cui il cibo e il nostro rapporto con esso sono argomenti al centro del dibattito e dell’interesse globale. I visitatori vengono accompagnati in un viaggio sensoriale attraverso il ciclo del cibo, dal concime alla tavola, viaggio che pone domande sul modo con cui le scelte collettive che facciamo possono condurre a un futuro alimentare più sostenibile, giusto e delizioso, in modi inaspettati e giocosi.

Symmetry Breakfast © Michael Zee

“Il cibo è uno degli strumenti più potenti attraverso cui diamo forma al mondo in cui viviamo, a partire dal modo in cui creiamo società, cultura e piacere a quello in cui determiniamo il nostro rapporto con la natura – hanno spiegato Catherine Flood e May Rosenthal Sloan, co-curatrici della mostra FOOD: Bigger than the Plate. – In un’epoca di grandi sfide ecologiche, società in rapido cambiamento e reinvenzione tecnologica, questo è il momento cruciale per chiederci non soltanto cosa mangeremo domani ma che tipo di futuro alimentare vogliamo. Come sarà? E che sapore avrà? Oggi si stanno ponendo queste domande anche una vasta gamma di creativi. Mettendo il cibo nel cuore del museo, la mostra è un’opportunità entusiasmante per vedere insieme alcuni dei migliori in questo settore e guardare al cibo come terreno fertile per parlare di cittadinanza, sovversione e celebrazione”.

Sono oltre 70 i progetti contemporanei, le nuove commissioni e le collaborazioni creative proposte, che hanno visto artisti e designer lavorare fianco a fianco con cuochi, agricoltori, scienziati e comunità locali. I progetti, adottando una prospettiva fresca, sperimentale e molto spesso provocatoria, presentano idee e futuri alimentari alternativi, spaziando dagli esperimenti gastronomici agli interventi creativi in agricoltura, con diversi contributi che letteralmente crescono negli spazi della galleria londinese.

Fernando Laposse, Totomoxtle, dettaglio

Della sezione “Compost” fanno parte progetti che mirano a creare un sistema alimentare più elastico e resistente, chiudendo il “ciclo dei nutrienti” e cambiando la nostra percezione di spreco e rifiuti.

Il sistema pionieristico ideato da Daily Dump per il compostaggio domestico in India prevede l’uso di bellissime pentole in terracotta realizzate a mano per cambiare il sistema di gestione dei rifiuti. Il designer Fernando Laposse lavora invece con le parti scartate delle pannocchie di una varietà colorata di mais messicano per creare un nuovo materiale intarsiato, il Totomoxtle, supportando così anche la biodiversità agricola.

L’installazione di GroCycle “Urban Mushroom Farm”, allestita nella galleria, illustra l’idea di un’economia circolare utilizzando i fondi di caffè scartati per coltivare funghi commestibili della varietà Pleuroto (Oyster mushroom). Una volta che i funghi saranno maturi, verranno raccolti e portati al caffè del Victoria&Albert Museum, per essere utilizzati nella preparazione di alcuni piatti.

Urban Mushroom Farm © GroCycle

Esplorando idee innovative per reinventare il nostro rapporto con il paesaggio, gli organismi e le persone che producono il nostro cibo, “Farming” riunisce progetti all’avanguardia, open-source e social di agricoltura urbana, affrontando anche il tema di come le nuove tecnologie potrebbero cambiare il modo con cui coltiviamo e alleviamo le piante e gli animali che poi mangiamo.

Tra questi ci sono il “bici-trattore” a pedali sviluppato da Farming Soul per supportare l’agricoltura su piccola scala, e una versione funzionante del Food Computer del MIT, una piattaforma open source ad ambiente controllato che replica con precisione le condizioni naturali per far crescere raccolti in posti inaspettati.

Della sezione fa parte anche una nuova commissione, realizzata appositamente per il museo dagli artisti noti come Fallen Fruit (gli americani David Burns e Austin Young): una carta da parati quadrata di dodici metri. Questa attinge dalle collezioni del Victoria&Albert e dalla storia ortofrutticola del sito – che in passato è stato un importante vivaio per alberi da frutto – per esplorare il ruolo passato e presente della frutta nella creazione di una cultura condivisa.

Fruits from the Garden and the Field (Purple and Yellow), David Allen Burns and Austin Young (Fallen Fruit), 2019 © Fallen Frui

I contributi riuniti in “Trading” esplorano possibili modi trasparenti e diversi per comprare, vendere e trasportare il cibo. Pubblicità storiche di prodotti alimentari raccontano la storia del commercio, mentre spostandosi verso la contemporaneità ci sono progetti che rendono visibili le catene di approvvigionamento – come ad esempio “Banana Passport” di Björn Steinar Blumenstein e Johanna Seeleman – e iniziative che mettono in contatto in modi nuovi consumatori e produttori. Company Drinks, un’impresa sviluppatasi nella zona est di Londra che riunisce le persone per scegliere, sviluppare e produrre drink, ha una postazione nella galleria dove si servono campioni di bevande ai visitatori.

Il piacere di cucinare e mangiare, e come il pasto connetta le persone culturalmente, socialmente e politicamente, sono al centro della quarta sezione, “Eating”. Ne fanno parte, tra gli altri, progetti di Ferran Adrià, Michael Rakowitz, Lubaina Himid e Grizedale Arts. Gli artisti si interrogano sul ruolo della tavola, sulle sfide che affrontiamo nel nutrire il mondo, sul potere della prelibatezza, ma ci sono anche progetti scientifici, ingredienti e ricette che ridefiniscono i confini dell’ingegno in cucina.

Mechelse Maatiaiskana -22ndGeneration Cosmopolitan Chicken Project, 2018 © Koen Vanmechelen

Ci sono “The Sausage of the Future” di Carolien Niebling, e il “Selfmade project” di Christina Agapakis e Sissel Tolaas, dove si cerca di produrre formaggio a partire dai batteri umani, esplorando il nostro rapporto con il mondo microbico e ponendo domande sulla nozione di gusto. In mostra ci sono tre esempi di questi formaggi “autoctoni”.

“FOOD: Bigger than the Plate” sottolinea lo stretto legame tra il V&A e il cibo – includendo anche reperti della collezione permanente del museo come pubblicità, illustrazioni e ceramiche che forniscono un ulteriore contesto alla mostra.

Food | RULES | tomorrow © honey & bunny (Sonja Stummerer & Martin Hablesreiter) / Sebastian Arlamovsky

Costruito sul sito della Brompton Nursery, il Victoria & Albert ospitava un antico museo del cibo e oltre 150 anni fa aprì le prime sale di ristorazione al mondo, appositamente costruite all’interno di un polo museale. Ancora oggi il V&A café, realizzato da Benugo, resta centrale, collegando cultura alimentare e arti visive.

 

FOOD: Bigger than the Plate

Victoria & Albert Museum | Storey Gallery 39 and North Court
Cromwell Road | Londra, SW7 2RL

18 maggio – 20 ottobre 2019
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.45
Venerdì dalle 10.00 alle 22.00

vam.ac.uk/food | #PlateUp

 

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.
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