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Vittorio Sgarbi. Il Tesoro d’Italia

Vittorio Sgarbi, Il Tesoro d’Italia. La Lunga Avventura dell’Arte, 2013, Bompiani

In “Tesoro d’Italia”, edito da Bompiani, Vittorio Sgarbi traccia una mappa dell’inestimabile patrimonio artistico presente sul nostro territorio nazionale

Esposta con una Lectio Magistralis al Salone del Libro di Torino, la visione critica e storiografica di Vittorio Sgarbi è stata pretesto per la presentazione di Il Tesoro d’Italia

Vittorio Sgarbi ha presentato il suo nuovo libro Il Tesoro d’Italia con una Lectio Magistralis durante il Salone del Libro. Introducendo la presentazione con forti riferimenti alla propria impostazione critica, ha introdotto il concetto di Padanìa, coniato da Roberto Longhi nel corso universitario del 1934 a Bologna. L’intento del critico era quello di creare una nuova scuola di storia dell’arte aperta non soltanto alla tradizionale classicità toscana inaugurata da Giorgio Vasari.
Ponendosi criticamente all’interno del dibattito storiografico dell’arte italiana, Vittorio Sgarbi ha citato la diversità di metodo tra Giulio Carlo Argan e Roberto Longhi. Giulio Carlo Argan, nella sua storia dell’arte, ha delineato un racconto astratto e filosofico del significato estetico per ogni singola opera d’arte, interpretando con un sistema di fredda e lucida razionalità. Roberto Longhi ha mostrato la dimensione della bellezza racchiusa nelle singole opere d’arte con una scrittura espressionista e creativa, riuscendo a toccare i sensi del lettore e dello studioso.
Michele Ainis, nella prefazione al volume, sostiene che, a differenza degli altri libri scritti recentemente dallo studioso, Il Tesoro d’Italia descrive un percorso conoscitivo rivolto a riscoprire i monumenti e le opere d’arte meno conosciute e disseminate nei tanti piccoli centri esistenti in Italia. Nel libro, che prende in esame un vasto periodo storico compreso tra l’XI ed il XV secolo, viene capovolta la tradizionale impostazione di catalogazione, che nel campo della storia dell’arte privilegiava la regione Toscana, ignorando la tradizione settentrionale e le peculiarità stilistiche meridionali.
Vittorio Sgarbi, con un’analisi delle politiche culturali seguite dai governi negli ultimi anni, dimostra come lo sterminato patrimonio culturale italiano dovrebbe essere integrato, meglio di quanto sia accaduto fino a questo momento, con il sistema economico.
La trattazione è caratterizzata da un elegante stile narrativo che, per immediatezza, ricorda la scrittura di Roberto Longhi, autore dell’opera fondamentale Viatico per Cinque Secoli di Pittura Veneziana. Per Longhi, l’inizio e la fine di un percorso privilegiato per l’arte italiana erano Wiligelmo a Modena tra XI e XII secolo e Giorgio Morandi a Bologna, confini temporali di un’area geografica che andava dal Piemonte alla Romagna: la Padanìa appunto. Proprio Wiligelmo e Morandi furono due temi di approfondimento per Arcangeli. Queste coordinate furono riprese puntualmente e integrate da Francesco Arcangeli, maestro di Vittorio Sgarbi. Lo stesso Arcangeli avrebbe ampliato questo approccio critico con una nuova ed esaltante lettura dei pittori emiliani del Seicento: fra Bologna e la Romagna, in particolare Annibale e Ludovico Carracci, ma anche Pietro Faccini, Guido Cagnacci, Giuseppe Maria Crespi.

Vittorio Sgarbi
Il Tesoro d’Italia. La Lunga Avventura dell’Arte
Novembre 2013
Bompiani
http://www.bompiani.eu/
http://www.rcsmediagroup.it/

About Ivan Fassio

Poeta, scrittore, curatore d'arte contemporanea.
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