• Una Tempesta dal Paradiso - Latent Images, Diario di un fotografo di Joana Hadjithomas and Khalil Joreige, 2015

  • Una Tempesta dal Paradiso - Hadjithomas and Khalil Joreige, 2015

  • Una Tempesta dal Paradiso - Studi sul patrimonio #10 di Iman Issa, 2015

  • Una Tempesta dal Paradiso - Studio per un Monumento di Abbas Akhavan, 2013-16

  • Una Tempesta dal Paradiso - Abbas Akhavan, 2013-16

  • Una Tempesta dal Paradiso - Senza titolo Ghardaï di Kader Attia, 2009

  • Una Tempesta dal Paradiso - Gülsün Karamustafa, Crea la tua storia con il materiale fornito, 1997

  • Una Tempesta dal Paradiso - Alicherri, Paesaggi tremanti-Mecca, 2016

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Una Tempesta dal Paradiso – GAM Milano

Ultima settimana per visitare la mostra Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa, presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano (GAM). L’Arte è quel linguaggio universale che non ha bisogno di traduzioni o intermediazioni culturali per trasmetter il suo messaggio. Quale? Ispirare il cambiamento, aprire gli occhi sul passato e sul presente, mettere in contatto artisti, curatori, pubblico. Come? Una mostra d’arte Contemporanea itinerante con una forte impronta educativa e di divulgazione.

Mentre qui a Milano ci aspettano due visite guidate d’eccezione tra le sale della mostra (16 giugno ore 16.30 SpostaMenti. Idee e persone in movimento; 17 giugno ore 10:30 Paesaggi Emotivi, visita e laboratorio per famiglie con bambini, e alle ore 16:30 Una Tempesta dal Paradiso, tutti i dettagli su www.gam-milano.com), sul sito www.guggenheim.org/MAP potrete trovare approfondimenti, i video di artisti e curatori, strumenti interattivi per apprendere e soddisfare ogni curiosità.

La mostra milanese è l’ottava e ultima tappa del progetto internazionale “Guggenheim UBS MAP Global Art Initiative”. Progetto nato per sostenere l’arte contemporanea, le opere degli artisti sono entrate nella collezione permanente del Guggenheim, e la formazione, con borse di studio per i curatori ed iniziative per il pubblico.

Il progetto ha coinvolto artisti provenienti da Medio Oriente, Nord Africa, America Latina, Sud e Sudest asiatico. La cultura di queste regioni del mondo teatro di grandi mutamenti, guerre e diaspore viene raccontata dagli artisti insieme a concetti e temi universali: migrazione, dislocazione, architettura, geometria e storia. Ognuno di loro è in grado di lavorare con diversi media, qui si sono espressi con carta, installazioni, fotografia, scultura e video.

Studio per un Monumento di Abbas Akhavan, 2013-16

Abbas Akhavan

Un lenzuolo bianco sul pavimento sopra sono disposti fiori, foglie e rami interi che sembrano reali, resti fossili di un’era lontana.  Sono invece calchi in bronzo di piante native del sistema fluviale del Tigri e dell’Eufrate. Simboli della vita della regione Mesopotamica, che coincide oggi con l’Iraq, per l’artista diventano la rappresentazione della devastazione ambientale causata dalla guerra.
Qualsiasi sia la tecnica che dà voce alle speculazioni dell’artista, le sue rappresentazioni si aprono a diverse interpretazioni, giocano con le percezioni, hanno più significati. Sono opere concettuali non necessariamente concluse. E così non stupiscono i titoli scelti “Studi” o “Variazioni”. Ogni lavoro è parte di un processo creativo ancora in corso. I soggetti, in questo caso le piante, fanno spesso riferimento ai 4 elementi: fuoco, acqua, terra e aria. Sono metafore o simboli usati da Abbas Akhavan  per farci riflettere e interrogare sulla vulnerabilità dei valori sociali.

Corrimano di Banca di Hassan Khan, 2010

Hassan Khan

Hassan Khan è nato a Londra nel 1975 e vive al Cairo. I suoi lavori spaziano dalla coreografia alla musica (come musicista ha composto colonne sonore per il teatro e ha suonato in concerto suoi pezzi originali), da performance con suoni e video alla scrittura, fino ad arrivare alla scultura. In mostra incontriamo una delle sue sculture più famose e rappresentativa del suo linguaggio artistico. Gli oggetti che introduce nelle sue installazioni rimandano a dei ricordi e allo stesso tempo raccontano la cultura o aspetti diversi della sua città. Sono elementi di architetture che incontra nella sua vita quotidiana e che attraggono la sua attenzione.  Questo è il caso del corrimano esterno della Banca Egiziana Misr, la prima banca statale in Egitto. La sua ricostruzione del corrimano come una scultura elegante suggerisce la trasformazione dell’oggetto in artefatto a sé stante.

Latent Images, Diario di un fotografo di Joana Hadjithomas and Khalil Joreige,  2015- Studi sul patrimonio #10 di Iman Issa, 2015

Joana Hadjithomas and Khalil Joreige

Con 354 copie di libri d’artista stampati, scaffali e installazioni video vengono indagati l’archivio e il documento come strumenti per rappresentare il trauma, in particolare l’esperienza personale degli artisti di fronte alla devastazione della guerra civile libanese. Un personaggio di fantasia, un fotografo di nome Abdallah Farah, documenta il mutevole panorama culturale e politico di Beirut. Il risultato è un libro contenente rotoli di film che illustrano gli anni della guerra in Libano. Le immagini non ci sono.  Vediamo solo delle scritte,  come se fossero state prese dal taccuino del fotografo. “Un uomo da dietro e, sulla distanza, altri due uomini camminano in riva al mare”
“La strada panoramica vuota, sole, tramonto, luce meravigliosa”
Hadjithomas e Joreige esplorano quindi i limiti dell’immagine evocando la sua cancellazione.

Iman Issa

Tra il Cairo e New York Iman Issa crea le sue istallazioni reinterpretando artefatti storici in modo personale. Le serie di installazioni che crea connettono la storia e il linguaggio all’oggetto, come per la serie Studi sul patrimonio. Artefatti che provengono da siti archeologici e musei diventano sculture descritte da una didascalia, che ne ridefinisce il significato. Il modello in rame di una colonna con una didascalia che recita ”Colonna del Gran Colonnato della capitale di nuova fondazione Samarra” ne è un esempio.

Rokni Haerizadeh

L’artista usa nei suoi piccoli dipinti l’ironia  per commentare la politica contemporanea del suo paese natio, l’Iran. Ma una Tempesta Spira dal Paradiso, da cui prende ispirazione il titolo della mostra, consiste in una serie di opere su carta basate su video notizie prese da YouTube e trasmissioni televisive. Già dal 2009 Haerizadeh dipinge direttamente su fotografie e immagini stampate.  Sovrapponendo strati di gesso, inchiostro e acquerello l’artista le trasforma in un nuovo mondo onirico popolato da ibridi animali-umani surreali. Denuncia così la decadenza della realtà contemporanea, come enfatizzata dai mass media, e suggerisce nei suoi lavori dei riferimenti letterari. La realtà parallela creata dell’artista,  infatti, deve molto  alle favole persiane e alla Fattoria degli animali di George Orwell. Nel titolo Ma una Tempesta Spira dal Paradiso l’artista fa riferimento alla descrizione del filosofo tedesco Walter Benjamin della stampa di Paul Klee, Angelus Novus,  del 1920.

Alicherri, Paesaggi tremanti-Mecca, 2016

Ali Cherri

Nella serie Paesaggi Tremanti Ali Cherri, artista e designer,  presenta alcune mappe aeree stampate ad inchiostro di Algeri, Damasco, Erbil, la Mecca e Teheran, tutte città situate su faglie attive responsabili di terremoti disastrosi, tracciando così corrispondenze tra disastri politici e geologici. Negli ultimi lavori della serie l’artista esplora la città santa islamica della Mecca, concentrandosi su una fessura invisibile associata a una favola religiosa, dove la visione del Giorno del Giudizio preannuncia un violento terremoto e l’ascesa alla Kaaba (Casa di Dio).  Questa volta le immagini sono un commento sulla rapida costruzione della città e la corrispondente erosione della sua eredità ottomana.

Gülsün Karamustafa, Crea la tua storia con il materiale fornito, 1997

Gülsün Karamustafa

E’ una delle artiste turche più celebrate, che affronta nei suoi lavori  le complessità di genere, globalizzazione e migrazione invitandoci a riflettere. L’installazione in mostra  è  una composizione di trenta magliette bianche da bambino in cotone appoggiate su un tavolo. L’artista le ha cucite con cordoncino nero mentre meditava sul dramma dei bambini immigrati in Turchia.

Susan Hefuna, Costruzione, 2009

Susan Hefuna

L’artista attraverso i suoi nove disegni, allude sia a diagrammi cartografici con intricate geometrie astratte sia a schizzi di elementi architettonici come la Mashrabiya, una tradizionale finestra a graticcio tipica delle città egiziane,  che consente di osservare senza essere visti. Sono linee, disegni, che mettono in discussione la forza e il significato dei confini culturali, labili anche nella biografia di Susan Hefuna. Due culture,  tedesca ed egiziana, e due anime,  cristiana e musulmana, emergono da fotografie, video, sculture, installazioni e disegni. L’artista esplora le divergenze tra i due diversi codici culturali sui temi dell’identità e della politica sociale.

Disarm 1–10 di Ahmed Mater, 2013 – Solomon R. Guggenheim Museum

Ahmed Mater

Artista e medico saudita indaga sull’estetica e la cultura islamica, critica il consumismo e documenta le trasformazioni della sua regione. I suoi media sono la fotografia, la calligrafia, la pittura, ma anche installazioni, performance e video. I suoi ultimi lavori esplorano la memoria collettiva e le notizie non ufficiali che stanno dietro la vita sociopolitica dell’Arabia Saudita. L’artista è stato autorizzato dal governo saudita a filmare la città islamica della Mecca e la grande moschea Al Masjid al-Haram, che ospita la Kaaba, il luogo più sacro dell’Islam. Nel corso dell’ultimo decennio, la Mecca è  stata ampliata per permettere un maggior afflusso di fedeli e pellegrini.  Mater registra così una città che continua a cambiare sia fisicamente che geo-politicamente. In Disarmo 1-10 dieci light box con fotografie scattate da un elicottero,  quindi,  mette in evidenza un paesaggio urbano soggetto a rapidi cambiamenti strutturali e sociali.

Senza titolo Ghardaï di Kader Attia, 2009

Kader Attia

Nasce a Dugny, in Francia, ed è cresciuto nella periferia di Parigi e in Algeria. Il suo lavoro riflette sulle differenze tra culture e linguaggi estetici contemporanei e sull’impatto delle società occidentali dominanti sulle loro controparti coloniali precedenti nel contesto di un mondo globalizzato. L’opera in mostra è  un modello in scala fatto di couscous della città di Ghardaïa, in Algeria, i cui edifici tradizionali hanno influenzato il modernista Le Corbusier. Fanno da sfondo alla fragile costruzione le fotografie degli architetti Le Corbusier e Fernand Pouillon e una copia di una dichiarazione dell’UNESCO, che identifica la città come sito del patrimonio mondiale. La struttura di Attia incarna così l’impatto della cultura algerina su quella dell’ex colonizzatore, la Francia. Un processo inverso a quello da sempre raccontato.

In transito di Lida Abdul, 2008 – Solomon R. Guggenheim Museum

Lida Abdul

Da Kabul alla California, con un background in scienze politiche e filosofia, alle spalle anche l’esperienza tragica della fuga dall’Afghanistan dopo l’invasione sovietica e la vita da rifugiata, Lida Abdul porta la sua visione del mondo e le sue riflessioni nei lavori che propone. Film, video e installazioni sono permeati dai temi dell’identità culturale, della migrazione e dei processi di distruzione e sfollamento che hanno segnato la storia recente dell’Afghanistan. Nel video a colori in mostra dei bambini giocano tra i resti di un aereo da guerra sovietico.

 

Fino al 17 Giugno 2018
Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa
Mostra curata da Sara Raza
GAM Galleria d’Arte Moderna  di Milano
Via Palestro 16, 20121 Milano, Italia
Orari
Martedì – Domenica 9.00 – 17.30
Lunedì chiuso
Ultimo accesso 30 minuti prima dell’orario di chiusura

 

About Diana Cicognini

Diana. Dea cacciatrice! Il mio territorio è Milano, la mia preda l'Arte ... che racconto, scrivo, disegno e metto in mostra. Giornalista pubblicista, la mia Nikon mi accompagna sempre per testimoniare la bellezza e là dove il mio obiettivo fotografico non arriva...un grazie dichiarato ad artisti, gallerie ed uffici stampa che mi concedono "uno scatto" per le mie parole.
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