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10 mostre da vedere nel Regno Unito ad aprile

Sam Levy Village, Borrowdale, Zimbabwe © Martin Parr / Magnum Photos / Rocket Gallery

Dalla personale su Diane Arbus, una delle fotografe più radicali d’America, alla Hayward Gallery di Londra ai vincitori del BALTIC Artists’ Award esposti a Gateshead: 10 mostre da vedere nel Regno Unito ad aprile

Ad aprile si inizia a respirare aria di primavera, anche nel Regno Unito. Con l’entrata in vigore dell’ora legale, il 31 marzo, le giornate si allungano, le ore di sole aumentano e con loro anche le possibilità di passare del tempo all’aperto. Ma per gli amanti dell’arte le possibilità non mancano, anche se questo vuol dire chiudersi per un po’ dentro un museo o una galleria.

Dalla mostra che mette a confronto due dei più famosi artisti scozzesi del dopoguerra, i pittori John Bellany e Alan Davie, allestita alla Newport Street Gallery di Londra a quella dedicata alle fotografie di Martin Parr, accomunate dal fatto di avere come soggetto le persone, alla National Portrait Gallery, dieci esposizioni da non perdere ad aprile nel Regno Unito.

 

Only Human: Martin Parr

National Portrait Gallery, Londra

7 marzo – 27 maggio 2019

Riunendo alcune delle fotografie più apprezzate e conosciute di Martin Parr e altre nuove e mai esibite prima, la mostra alla National Portrait Gallery di Londra si concentra su uno dei soggetti più apprezzati dall’artista, le persone. Attraverso ritratti di persone provenienti da tutto il mondo, la mostra analizza il concetto di identità nazionale oggi, nel Regno Unito e all’estero e concentrandosi particolarmente sulle osservazioni ironiche di Parr sulla “britannicità”. Il Regno Unito al tempo della Brexit è il soggetto di una sezione, che riunisce nuovi scatti dove Parr mostra il clima sociale, e la sua opinione, per certi versi, nel Paese all’indomani del referendum che ha decretato l’uscita del Regno Unito dall’Europa. Meglio noto per le foto a persone ordinarie, Parr ha anche ritratto delle celebrità, nel corso della sua carriera. Per la prima volta “Only Human: Martin Parr” espone una serie di scatti di personaggi famosi, compresi gli stilisti inglesi Vivienne Westwood e Paul Smith, gli artisti contemporanei Tracey Emin e Grayson Perry e la leggenda del calcio Pelé. La mostra presenta anche gli indimenticabili auto-ritratti realizzati da Parr, tra cui “Photo Escultura”.

 

John Bellany and Alan Davie: Cradle of Magic

Newport Street Gallery, Londra

27 febbraio – 1 settembre 2019

Alan Davie, Romance for Moon and Stars
Gentile concessione degli eredi di Alan Davie / Foto Prudence Cuming Associates.

La Newport Street Gallery riunisce due dei più famosi artisti scozzesi del dopoguerra, i pittori John Bellany e Alan Davie. Nati a vent’anni di distanza, i due formano un’insolita coppia. Da una parte abbiamo Davie, figura chiave del primo astrattisto in Gran Bretagna, che ha attinto soggetti dalla natura e dalla mitologia celtica cercando di rappresentare il subconscio. Dall’altra Bellany, che pur essendo stato un fervente ammiratore di Davie da studente, è meglio noto per i suoi lavori figurativi che avevano come principale punto di partenza il fervore calvinista, e avevano come soggetto pescatori e donne della sua città natale, Port Seton, che possedevano qualcosa di “sacro e profano”. Davie era interessato al Buddismo e nel visualizzare parti dell’esperienza umana che venivano sentite ma mai viste; Bellany, al contrario, era ossessionato dalla riproduzione degli Antichi Maestri e dai riferimenti iconografici radicati nel canone occidentale. Ma nonostante le evidenti differenze, la mostra londinese dimostra come Davie e Bellany avessero molto in comune, a partire dall’uso vivido del colore e dal modo in cui la loro educazione è stata fonte costante di ispirazione.

 

BALTIC Artists’ Awards 2019

BALTIC Centre, Gateshead

15 febbraio – 16 giugno

Il BALTIC Artists’ Award è un premio biennale, assegnato dagli artisti, che mira a dare a coloro che si trovano in un momento cruciale della loro carriera l’opportunità di mostrare il proprio lavoro a un pubblico ampio e variegato. I tre vincitori di quest’anno hanno davvero un respiro internazionale, e coprono uno spettro variegato di media, dalla video art alla fotografia. Aaron Hughes è un veterano della guerra in Iraq che collabora con altri artisti per esplorare “l’umanità collettiva”, mescolando nelle sue opere poesia, incisioni e performance musicali. Kang Jungsuck parte dall’interesse per l’industria dei videogiochi per costruire ambienti, sia fisici che virtuali, dove la linea tra ciò che è reale e ciò che non lo è diventa labile. Per finire Ingrid Pollard, che attraverso una nuova serie di stampe, fotografie e installazioni mette in discussione le caricature di razza che nel corso del tempo hanno fatto parte della cultura inglese. Tra i giudici del premio ricordiamo Michael Rakowitz, Lubaina Himid, recentemente entrata a far parte degli Accademici della RA, e Haegue Yang, i cui lavori sono in mostra fino a maggio alla South London Gallery (ne parleremo poco più avanti).

 

How Chicago! Imagists 1960s & 70s

Goldsmiths Centre for Contemporary Art, Londra

15 marzo – 26 maggio 2019

Jim Falconer, Back cover for Hairy Who (cat-a-log), (dettaglio) © Jim Falconer. Gentile concessione della Matthew Marks Gallery, New York

Sono passati quarant’anni dall’ultima volta che il gruppo di artisti conosciuto come Chicago Imagists ha avuto una propria, grande esposizione nel Regno Unito. Più una costellazione di studenti, insegnanti e raggruppamenti artistici minori – che realizzavano performance, dipinti, sculture e fotografie – che un vero e proprio movimento, il Chicago Imagism affonda le sue radici nella mostra collettiva “Hairy Who”, allestita nel 1966 al Chicago’s Hyde Park Art Center. In seguito ci sono state più che altro esibizioni di gruppi similari, uniti dalla passione per i giochi di parole, la cultura pop, i fumetti, il folclore e l’umorismo, che hanno fatto sì che l’Imagism si affermasse come un’importante tendenza artistica, indelebilmente legate a Chicago e agli Stati Uniti. Al Goldsmiths Centre for Contemporary Art di Londra sono riuniti quattordici dei più famosi Imagists, compresi alcuni di quelli che hanno partecipato all’originale “Hairy Who” come Jim Falconer, Art Green, Gladys Nilsson, Jim Nutt, Suellen Rocca e Karl Wirsum. Irriverente, ironica e mai banale, la mostra permette di gettare nuove luce su un movimento artistico americano importante ma spesso sottovalutato.

 

Haegue Yang: Tracing Movement

South London Gallery, Londra

Marzo – 26 maggio 2019

Haegue Yang è un’artista sud coreana affascinata dal movimento e dalla danza. Nello spazio principale della South London Gallery, l’artista porta due sculture cinetiche della sua serie “Dress Vehicle”. I telai in alluminio su ruote, decorati con centinaia di campanelle di ottone, vengono periodicamente spostati dai performer, producendo un rumore basso che riecheggia sulle pareti della galleria. Ogni scultura ha un compartimento vuoto al centro, e questo permette al performer di stare all’interno e “indossare” l’opera. Con le campanelle che annunciano l’arrivo del performer, non importa dove questo si muova nello spazio, questi cosiddetti abiti portano a domandarsi fino a che punto possiamo fuggire dalle nostre identità. Insieme a queste due sculture, Yang espone anche alla South London Gallery dei collage su larga scala, appesi alle pareti, che appartengono alle sue serie attualmente in produzione nelle quali l’artista utilizza in modo astratto oggetti di uso quotidiano per creare immagini che sono al contempo familiari e strane.

 

George Shaw: A Corner of a Foreign Field

Holburne Museum, Bath

8 febbraio – 6 maggio

George Shaw, Ash Wednesday: 8:30 am, 2004-5 © George Shaw. Concessione della Anthony Wilkinson Gallery, London / Foto Peter White

George Shaw si è costruito un nome come pittore dei luoghi dimenticati della Gran Bretagna, come ad esempio la tenuta Tile Hill di Coventry, dove è cresciuto. Preferendo i brillanti e vibranti colori della pittura a smalto piuttosto che quelli tradizionali degli acrilici o degli olii, le vuote scene suburbane di Shaw riescono a risultare, simultaneamente, cupe e vivaci, come ad esempio si può osservare in “Ash Wednesday: 8:30 am, 2004–5”, presente in questa grande retrospettiva. Dopo una mostra di successo allo Yale Center for British Art negli Stati Uniti, venti dipinti e circa cinquanta disegni (compresi alcuni mai visti nel Regno Unito) si trovano adesso allo Holburne Museum di Bath. Insieme queste opere forniscono un’istantanea della carriera dell’artista dal 1996 fino a oggi.

 

Eric Parry: Drawing

Sir John Soane’s Museum, Londra

20 febbraio – 27 maggio 2019

Eric Parry si definisce “un architetto che disegna”, ma i suoi disegni non si limitano soltanto a quelli di edifici e ambienti costruiti. La mostra dei suoi schizzi e disegni risalenti alle ultime decadi di carriera si dispiega per lo spazio interno dello Soane di Londra, incoraggiando il pubblico a esplorare l’edificio e la sua collezione oltre alle opere di Parry. Il culmine della mostra è rappresentato da una serie di immagini su larga scala degli edifici più importanti realizzati da Eric Parry, come ad esempio un disegno a matita della facciata del 30 di Finsbury Square. Tirato fuori dal contesto ma disegnato dal punto di vista di qualcuno che sarebbe potuto essere al di là della strada, l’edificio diventa il tramite per portare avanti uno studio altamente grafico di linee, luce e ombra. Oltre a mostrare il lavoro di un eccellente disegnatore, la mostra offre un piccolo assaggio della vita di Parry al di là della pratica architettonica, compresi i luoghi che ha visitato e le persone che ha incontrato.

 

From Outside: Tess Jaray

The Barber Institute of Fine Arts, Birmingham

27 febbraio – 12 maggio

Tess Jaray, Revue (dettaglio) © the artist, 2019. Cortesia di Karsten Schubert, London.

Tess Jaray si rifa all’architettura e agli ambienti costruiti dall’uomo (built environment o built world) per scegliere i soggetti delle sue stampe e dei suoi dipinti astratti. Per la sua nuova mostra personale, allestita al Barber Institute di Birmingham e costituita da cinque opere, volge lo sguardo alla facciata in stile Art Deco del museo in questione. Il risultato è una serie di opere dove si mescolano motivi, colori e geometrie. Questo fa sì che le opere in questione sembrino appartenere a diverse epoche storiche contemporaneamente – dal periodo d’oro dell’architettura Art Deco all’arte astratta degli anni ’60 – risultando però allo stesso tempo “contemporanee”.

 

Dorothea Tanning

Tate Modern, Londra

27 February – 9 giugno

Partite per un viaggio attraverso le oscure, squallide hall degli hotel dei nostri pensieri più intimi alla Tate Modern, questo mese, per gentile concessione dell’artista americana Dorothea Tanning (1910-2012), il cui lavoro riunisce resti di sogni inquietanti: figure esili all’interno di spazi stregati pieni di porte e scale che puntano verso il nulla. Quella allestita alla Tate è la prima grande mostra dell’artista in 25 anni, e la Tanning – pittrice, scultrice, scrittrice, poetessa e straordinaria surrealista a tutto tondo – ha molto da mostrare in una carriera che copre sette decadi. Iniziando come pittrice a New York, dove incontrò il futuro marito e collega surrealista Max Ernst, si trasferì poi a Parigi negli anni ‘50 e qui iniziò a realizzare sculture con i tessuti. Dalla pittura e la scultura tridimensionale a installazioni complete pensate per spazi chiusi, la mostra pone l’accento sulla grande capacità della Tanning di evocare scenari onirici inquietanti – molto prima di David Lynch o del film “Shining” di Stanley Kubrick.

 

Diane Arbus: In the Beginning

Hayward Gallery, Londra

13 febbraio – 6 maggio

Diane Arbus, Jack Dracula at a bar, New London, Conn. (dettaglio) © Eredi di Diane Arbus, LLC. Tutti i diritti riservati. Concessione di Metropolitan Museum of Art, New York

Diane Arbus ricevette in dono la sua prima macchina fotografica durante il viaggio di nozze e dopo essersi fatta un nome come fotografa di moda, rinunciò a questo lavoro scintillante e fashion per battere invece le strade di New York, cercando di cogliere la vita com’era davvero negli anni ‘60. La mostra alla Hayward Gallery di Londra, che comprende 100 scatti della Arbus, traccia l’evoluzione della sua breve vita come uno dei fotografi più radicali d’America. L’esposizione presenta i suoi primi scatti, su pellicola 35 millimetri, così come i ritratti quadrati degli “eccentrici” della città che l’avrebbero resa famosa. In mostra anche alcune stampe vintage realizzate dalla stessa Arbus, oltre a una selezione delle sue fotografie più iconiche, compresa “Jack Dracula at a bar, New London, Conn. 1961”.

 

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.
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