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Montage of Heck 2015 @ Tortuga / Torino

Brett Morgen, Montage of Heck

Per “In Memory of Kurt Cobain”, stasera 19 febbraio 2020 al Tortuga di Corso Belgio 18 a Torino, sarà proiettato il documentario “Cobain: Montage of Heck” di Brett Morgen. Il titolo del film, Montage of Heck, deve il suo nome ad un collage musicale fatto da Cobain con un registratore a cassette a 4 tracce nel 1988, del quale esistono due versioni; una da circa 36 minuti e l’altra da 8 minuti.  A Morgen fu dato accesso senza limitazioni all’archivio personale di Cobain e della famiglia. Il documentario include materiale preso da varie performance dei Nirvana e brani inediti, filmini amatoriali, registrazioni, disegni, fotografie, giornali, nastri demo, e testi di canzoni. Durante la serata interventi di scrittori e artisti: Domenico Mungo, Ferruccio Gridelli, Mikele. Per l’occasione, Canale Arte presenta un testo critico-creativo sull’influenza dello stile “grunge” nell’arte figurativa del periodo.

Cobain: The Home Recordings

Il gelo e la riabilitazione, per un abbraccio e un’intuizione, con echi da Kim Deal, William Burroughs, Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Patti Smith, Andy Warhol, Neil Young, The Vaselines, Vitalogy, Pearl Jam, Leadbelly, Jim Carroll

Kurt Cobain, Montage, Home Recordings

La rabbia con il disagio – preindirizzato scomposto o risalito in risposta – fanno da sfondo alla rappresentazione: l’altare su cui si immola un’innocenza dolce, realizzata per sé in piena serenità, autocombattuta e suicidata su candida epidermide – una purezza labile, scalfibile in effetti da ogni angolazione. Volontà somma. Sopra, un maglione, morbido, la specie di ogni malattia dell’individuo, per inamidato limite: morbosità. Nella linea del tutto, a scorrere in avanti e indietro, il nastro della critica finale, marcata sul personale odio, nell’accesso odierno d’ira, nel colmo del depresso e molle spasmo: funzione liminale, stringente, acuta, gridante, spossante, totalizzante per radice cubica.

Nel cinema, le età e le generazioni-traino: lunghi corridoi già visti, orizzonti rapaci, distanze occidentali di conquiste e profeti pionieristici, fasti improvvisi di famiglie nelle feste comandate, solitudini da cameretta, violenze ritmiche in cassetta. Due ali d’angelo, a proteggere utero e intestino in visione globale, teletrasportata per VHS, incidentalmente l’ultimo vagito dello sforzo di condivisione: poi, sarà la serie indefinibile dei visibili risaputi, ordinabili sessuali, per raptus. Resto inevitabile del mistero, dove non si sa che cosa pensava – e chi – se non per cronaca: Vangelo nel difetto della medialità.

In letteratura: sporcizia e residuo, crolli di buone intenzioni per sfinimento, cibo in abbondanza e spreco per l’irruenza psicologica… se può avere o fare senso, minestra riscaldata dal diario delle aspettative esistenziali. L’esercito dei battuti, sulla strada, legittimava le sneakers ed i blue-jeans: col tempo, i conati dei poeti si sono rafforzati nell’elettrica catodica intrusione nel reale. Il resto, radio-tele-trasmissione.

Nell’arte: esposizioni-feticcio, dove il tramite fa da opera per incongruenza col quotidiano. La finalità dell’azione si sfalda. Nello sfascia-carrozze dei significati, si arma l’epifania. Per i musei: sale di appunti, disegni a biro, la vacanza dell’oro e dell’avorio. In cambio, oblio, supplenze: cari vecchi registri, cataloghi consunti, escrescenze mediche, bugiardini. Tumefazioni blu, per gli occhi. Labbra in fluorescenze da post-produzione. Le caramelle per lo spettacolo, oggi, donate e spacchettate dall’inizio. Con l’involucro, l’accenno al messaggio – diretto – pugno nello stomaco senza pareti, gancio al modello, ostia per il plotone dei restanti in trincea.

Nella musica: il suono-oggetto, il dolciume mistico, la panacea: l’ultima grande opportunità seriale della copertina, fiume caustico, e sacrosanto, dell’ironia.

Brett Morgen, Montage of Heck, 2015

About Ivan Fassio

Poeta, scrittore, curatore d'arte contemporanea.
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