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La fotografia di Calogero Cascio in mostra al Museo di Roma in Trastevere

Calogero Cascio. Picture Stories, 1956-1971 | Museo di Roma in Trastevere

Dal 6 ottobre 2021 la mostra antologica dedicata al fotoreporter siciliano, tra i protagonisti della fotografia italiana del secondo Novecento.

Primo lavoro antologico e storico-critico dedicato a uno dei grandi protagonisti della fotografia italiana del secondo Novecento, il fotoreporter siciliano Calogero Cascio (Sciacca – AG, 1927 / Roma, 2015).

Il percorso espositivo ripercorre, in oltre 100 tra stampe fotografiche originali d’epoca e stampe recenti da negativi originali, quasi vent’anni di storia fatta di uomini, luoghi ed eventi, testimoniando una personalità sagace, ironica, pronta al confronto, attiva nel contribuire al dibattito sulla cultura fotografica nazionale.

L’esposizione, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, è curata dalla storica della fotografia Monica Maffioli, con la collaborazione di Natalia e Diego Cascio, figli dell’artista. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Monica Maffioli, Ferdinando Scianna e Francesco Zizola. Dal 06/10/2021 al 09/01/2022.

Calogero Cascio. Picture Stories, 1956-1971 | Museo di Roma in Trastevere

BIOGRAFIA

Calogero Cascio (Sciacca/AG, 1927 – Roma, 2015) ha il pregio di scrivere nella stessa maniera in cui fotografa: la sua intelligenza visiva lo porta verso uno stile narrativo sciolto e scorrevole, fatto di impressioni e di riflessioni, che punta al nocciolo delle cose, scarta le situazioni marginali, affronta gli argomenti con immediatezza, di fronte, senza concedere nulla alla fantasia e al descrittivismo.” Era il 1963 quando il più attento critico della fotografia italiana di quegli anni, Piero Racanicchi, recensiva sulla rivista “Popular Photography” il servizio fotografico realizzato da Cascio nella città indiana di Chandigarh, progettata ex novo un decennio prima da Le Corbusier. Uno dei tanti fotoreportage che negli anni hanno condotto Cascio a visitare a lungo molti Paesi del medio e dell’estremo Oriente – Israele, Egitto, Vietnam, India, Nepal, Laos, Thailandia – e del Sudamerica – Brasile, Perù, Colombia, Venezuela -, riportandone delle narrazioni visive di impronta antropologica, sociologica e politica, ma caratterizzate da uno sguardo empatico, capace di cogliere in ogni contesto il valore universale dell’uomo.

È quello stesso sguardo che fin dalle sue prime fotografie, realizzate in Sicilia, sua terra natale, e scattate nei paesi dell’agrigentino piuttosto che a Palermo, guida Cascio nel testimoniare le condizioni di lavoro e i sottintesi politici che interagiscono nello sviluppo economico e sociale della regione, alimentando la cultura della mafia e la paura del cambiamento. Sono immagini di grande efficacia evocativa, nel segno della cultura neorealista, che negli anni Cinquanta indaga il Meridione italiano, da Luigi Crocenzi a Federico Patellani, da Franco Pinna a Enzo Sellerio; con quest’ultimo condivide un rapporto di amicizia e di comune ‘passione civile’, avendo entrambi trovato nella fotografia lo strumento per rivelare con lucidità intellettuale la realtà che si presenta al loro sguardo.

Stabilitosi a Roma nei primi anni Cinquanta, durante gli studi universitari in medicina iniziati a Palermo, Cascio entra in diretto contatto con il mondo dell’editoria che aveva visto la nascita, nel dopoguerra, di importanti periodici illustrati, come “Il Mondo”, diretto da Mario Pannunzio dal 1949 al 1966, e “L’Espresso”, fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti e Eugenio Scalfari. Con “Il Mondo” stabilisce un rapporto privilegiato, un continuo e vivace scambio di opinioni con il suo direttore che, a suo parere, tende a pubblicare “foto belle ma poco ‘vigorose’”, nelle quali è assente lo spirito del vero fotogiornalismo, il racconto della storia e dei suoi conflitti, di cui la guerra nel Vietnam era il simbolo. Molte sono le immagini di Cascio pubblicate su “Il Mondo”, tra il 1957 e il 1965, oggi conservate nel fondo fotografico della redazione del settimanale depositato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, costituendo uno dei principali ‘corpus’ fotografici ad opera dell’autore siciliano, oltre all’archivio dello stesso autore.

Picture Stories, le foto storiche di Calogero Cascio al Museo di Trastevere

La sua indagine ‘sociale’ e la tensione di testimone degli eventi non lo portano solo ad esplorare i territori oltre confine, ma lo conducono a indagare le strade e le aree periferiche di Roma e di molte altre realtà italiane. Con i fotografi Caio Garrubba, Antonio e Nicola Sansone condivide l’ideale del reportage giornalistico come azione ‘politica’ e fondano l’agenzia RealPhoto, contribuendo con Ermanno Rea, Plinio De Martiis, Franco Pinna alla ‘scuola romana’ del fotogiornalismo.

Spesso accompagnati da suoi testi, i servizi fotografici di Cascio trovano spazio nei più importanti quotidiani e periodici americani ed europei degli anni Sessanta e Settanta come “New York Times”, “Life”, “Look”, “Stern”, “Paris Match” e, in Italia, oltre ai già citati, “L’Europeo”, “La Stampa”, “Paese Sera”, distinguendosi per la loro volontà di denuncia delle diseguaglianze sociali, della condizione degli ‘sconfitti’ da parte di una società priva di umanità nei confronti degli ultimi.

L’ideale di “un cambiamento radicale delle strutture della società” porta Cascio a collaborare con “Vie Nuove”, periodico legato al Partito Comunista Italiano, così come con “Famiglia Cristiana”, ma soprattutto nutrono il racconto dei suoi quattro fotolibriLazzaro alla tua porta, pubblicato nel 1967 con l’amico Garrubba, Quando io grido a tedel 1973 e con i testi di Ettore Masinacon il quale l’anno successivo pubblica Quando dico Speranzae, infine, nel 1975, Vangelo a caso. Qui la fotografia diventa lo strumento per una narrazione visiva che riconosce nelle diverse condizioni di vita dell’uomo, nei divari sociali e nella sofferenza, il grido inascoltato dell’insegnamento cristiano.

La fotografia di Calogero Cascio in mostra al Museo di Roma in Trastevere

Museo di Roma in Trastevere

Il Museo di Roma in Trastevere ha sede nell’ex monastero di sant’Egidio, dove fino alla presa di Roma vissero le carmelitane scalze. Una volta restaurato, nel 1976 l’edificio è divenuto sede del Museo del Folklore e dei poeti romaneschi, dove si conservavano materiali relativi alle tradizioni popolari romane provenienti dal Museo di Roma e dal Gabinetto Comunale delle Stampe.

Nel 2000 è stato riaperto al pubblico con la denominazione di Museo di Roma in Trastevere. La nuova ristrutturazione consente un uso più rispondente alle attuali esigenze museografiche, prestandosi in particolar modo all’organizzazione di mostre temporanee soprattutto di fotografia, di spettacoli, convegni e concerti.

La collezione permanente del museo mostra gli aspetti salienti della vita popolare romana della fine del Settecento e dell’Ottocento, filtrata attraverso i gusti e i convincimenti degli artisti e dei folkloristi che l’hanno rappresentata. I temi maggiormente presenti nella collezione sono i costumi, le danze popolari, le feste laiche e religiose, i mestieri.

In particolare la collezione comprende una raccolta di dipinti, stampe, disegni e acquerelli, tra cui una selezione della famosa serie “Roma sparita”, di Ettore Roesler Franz (Roma 1845 – 1907): un presepe di ambientazione ottocentesca romana; sei rappresentazioni veristiche d’ambiente, meglio conosciute come Le Scene Romane, che riproducono a grandezza naturale aspetti della vita popolare romana dell’ottocento. Fanno parte della collezione del museo i materiali appartenuti al grande poeta Trilussa (Roma 1871 – 1950) donati dopo la sua morte al comune di Roma e in parte esposti nella videoinstallazione denominata la “Stanza di Trilussa”.

Museo di Roma in Trastevere.

Museo di Roma in Trastevere
Piazza Sant’Egidio 1/b – 00153 Roma

Come arrivare al Museo di Roma in Trastevere
Dalla Stazione Termini: prendere la Linea H per sei fermate, scendere alla Sonnino/S.Gallicano
Dalla Stazione Tiburtina: prendere la FL1 (Fiumicino) per 3 fermate;  scendere alla fermata Trastevere. Percorrere a piedi circa 200 metri per raggiungere la Stazione Trastevere. Prendere la linea 8 per sei fermate: scendere alla fermata Belli. Da qui Piazza Sant’Egidio è a circa 550metri

Orario
da martedì a domenica 10.00-20.00
24 e 31 dicembre 10.00-14.00

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