martedì , 14 Maggio 2024
  • DAWN KASPER - Il sole, la luna e le stelle – THE NOMADIC STUDIO

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Dawn Kasper racconta The Nomadic Studio

Il sole, la luna e le stelle – Tutto è musica – THE NOMADIC STUDIO

Vivere il mondo dell’artista, esplorarlo, interagire, lasciare un ricordo, essere parte di un esperimento. Questo ha significato il lavoro di Dawn Kasper per i visitatori della 57. Esposizione Internazionale d’Arte e l’esperimento si è concluso insieme alla Biennale di Venezia a fine Novembre. Un’intervista per scoprire insieme all’artista cosa è successo.

VIVA ARTE VIVA – l’artista, il suo processo creativo, il confronto con il visitatore – è stato il tema voluto dalla curatrice della Biennale di Venezia 2017, Christine Macel, e con NOMADIC STUDIO di Dawn Kasper, una performance durata 6 mesi, ha toccato note profonde, emozionali, personali. Il tema per l’artista, come sarà evidente dalle sue stesse parole, potrebbe in realtà tradursi in “Vita Arte Vita”.

“L’idea di questa performance è nata dalla necessità. Ho perso il mio lavoro, lo studio, e la casa, da quel momento ho iniziato a vivere come una nomade”.
E così da una prima performance nel 2009 durata 20 minuti, utilizzando un camion come studio, Dawn Kasper è arrivata ad un esperimento di 6 mesi in una location eccezionale quale è la Sala Chini del Padiglione Centrale della Biennale di Venezia.

“Quando sono stata invitata da Christine Macel, che aveva saputo del mio progetto Nomadic Studio, ho preparato una proposta scritta molto precisa. Ogni performance del progetto, infatti, ha il suo titolo e il suo set di caratteristiche, problemi e soluzioni. Ogni volta ho realizzato qualcosa che fosse specifico per l’ambiente e la situazione che mi ospitava. Prima di arrivare a Venezia ho preparato il materiale per allestire lo studio. Mi sono immaginata in anticipo cosa avrei potuto realizzare. Anche se per me è importante farmi guidare dall’improvvisazione, che è poi quello che è successo qui”.

Il sole, la luna e le stelle si basa su una teoria filosofica, che risale all’inizio dei tempi, chiamata Musica universale o Musica delle Sfere. Questa teoria sostiene che l’universo è un sistema di proporzioni numeriche e il movimento di sole, luna e pianeti produce una musica, che l’uomo non riesce a sentire, composta da concetti armonico matematico.

“È un esperimento perché si tratta di verificare una teoria e ogni giorno ho lavorato per provare o confutare la sua tesi: Tutto è musica. Ho fatto musica, ospitando amici che mi hanno accompagnato nel creare suoni sperimentali. Ho messo insieme personalmente i pezzi che ho utilizzato durante questi mesi, pensando alla musica come colonna sonora del mio lavoro. Per me sicuramente la musica è tutto, è universale, è armonia. È in tutti noi e tutti sentiamo la sua energia. La musica è il modo più accessibile per connettersi alle persone, ma ho realizzato anche disegni e collage. Ho cercato ogni giorno di cambiare qualcosa nell’ambiente dello studio in relazione a quello che sentivo, al momento, o a quello a cui stavo lavorando qualunque cosa fosse. Sono riuscita a stabilire alcuni fattori e variabili.”

E tutto questo lavoro, tutto quello che è successo durante l’esperimento è stato continuamente documentato, fotografato, scritto (in privato, a fine giornata) e forse, come ha raccontato la stessa artista diventerà un libro e una lettura dove trarre le conclusioni di questo esperimento. Intanto, nell’ultimo week-end di chiusura della Biennale di Venezia, Dawn Kasper ha realizzato un video, fissando una telecamera sulla testa, per farci capire ancora meglio cosa ha significato, dal suo punto di vista, vivere questa esperienza.

VIDEO – COURTESY OF THE ARTIST – The Nomadic Studio Practice Experiment (2009-present) The Sun, The Moon, The Stars (2017)

“All’inizio ero preoccupata di come questa performance potesse essere recepita in Italia e in Europa. Potevo anche essere fraintesa. Ho avuto difficoltà a comunicare. Mi sentivo vulnerabile. Ora invece sono grata di essere stata qui, sembra che le persone abbiano veramente capito il mio lavoro.”

In questa performance è stata l’artista a “fare il lavoro”, a riflettere e cambiare. La sua vita è diventata arte ed esempio di come andare oltre a quelli che crediamo essere i nostri limiti.
“È stato difficile per me passare continuamente da performer a persona e viceversa, mi ci è voluto del tempo. Ho cercato di restare calma e mantenere la mia integrità. Sono dovuta uscire dalla mia comfort zone, ma alla fine ho superato i miei limiti. Mi sono spinta oltre le mie resistenze iniziali a creare connessioni con le persone. Ora mi sento assolutamente ispirata da questa esperienza. Ho imparato molto su me stessa e su cosa posso portare in una performance, ho imparato a fidarmi e a lavorare con gli altri, ma soprattutto ho incontrato molte incredibili persone e con alcune si è creato un legame così forte…”

DAWN KASPER – Il sole, la luna e le stelle – THE NOMADIC STUDIO

“In centinaia hanno visto il mio studio. Una di queste, un uomo, un francese, si è fermato mentre stavo lavorando al quadro che è alle mie spalle, un collage, e mi ha chiesto del mio lavoro, dei materiali che uso. È nata una conversazione incredibile, davanti a una birra come vecchi amici. E in realtà era una persona qualsiasi, che aveva solo girato l’angolo fermandosi a guardare la mia performance. Sono momenti che hanno un valore per me. È stato un regalo sapere che ci sono persone aperte e disposte a conoscermi di persona, non sono un video su YouTube o un post su Instagram, e approcciare il mio lavoro senza giudicare. Ho dato molto qui alla Biennale di Venezia e le persone mi hanno restituito molto. È stato come esplorare lo spazio che è tra ciascuno di noi, un bellissimo scambio, come dire, c’è stata elettricità”.

Gli scambi avuti durante la performance sono stati allo stesso tempo superficiali e profondi, fugaci e duraturi, come ha raccontato la stessa Dawn Kasper. Dagli artisti incontrati nei padiglioni della Biennale di Venezia, tra cui Xavier Veilhan con cui ha registrato musica in più di un’occasione (Studio Venezia, Padiglione Francia), agli amici che sono venuti a trovarla. Dai visitatori distratti a quelli che sono entrati in empatia con lei portando un regalo, che fosse un libro o un barattolo di burro di arachidi poco ha importato all’artista.

“Non sono sicura che continuerò questo progetto. In questo momento devo riflettere su quello che è successo e su quanto ho scritto.”
Aspettiamo di saperlo Dawn, saremo felici di seguirti.

Padiglione Stirling -Giardini – 57. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia

La mia biblioteca – Dawn Kasper
– Andrea Fraser, “Why does Fred Sandback’s work make me cry?”, in Grey Room N. 22, 2006
– Allan Kaprow, “Essays on the blurring of art and life”, 1993.
– Buster Keaton, Charles Samuels, “My wonderful world of slapstick”, 1960
– David Foster Wallace, “This is water: Some thoughts, delivered on a significant occasion, about living a compassionate life”, 2009.
– Alan Watts, “The wisdom of insecurity: A message for an age of anxiety, 1951”.

VIVA ARTE VIVA
57. Esposizione Internazionale d’arte della Biennale di Venezia, a cura di Christine Macel
www.labiennale.org/it/arte/2017

About Diana Cicognini

Diana. Dea cacciatrice! Il mio territorio è Milano, la mia preda l'Arte ... che racconto, scrivo, disegno e metto in mostra. Giornalista pubblicista, la mia Nikon mi accompagna sempre per testimoniare la bellezza e là dove il mio obiettivo fotografico non arriva...un grazie dichiarato ad artisti, gallerie ed uffici stampa che mi concedono "uno scatto" per le mie parole.
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