mercoledì , 15 Maggio 2024
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In mostra a Roma i bozzetti dei fratelli Alviti per la Biennale Internazionale di Arte Sacra

I fratelli Cristiano e Patrizio Alviti, rispettivamente scultore e pittore, espongono fino al 25 giugno i lavori preparatori delle opere esposte alla BIAS di Palermo. La mostra, allestita in una sede bancaria in centro a Roma, è un’occasione per riflettere sul nuovo mecenatismo artistico. 

Una delle opere dei fratelli Alviti esposte alla BIAS

Fino al 14 settembre tanti padiglioni artistici riempiranno il centro storico di Palermo e non solo: alcuni sono dislocati a Messina, Taormina, Terrasini, Selinunte, ma anche a Venezia e nella penisola del Sinai. L’occasione è la Biennale Internazionale di Arte Sacra e delle Religioni dell’Umanità, organizzata da Wish – World International Sicilian Heritage, da un’idea della presidente Chiara Donà dalle Rose. A prendere parte a questa mastodontica esposizione di arte contemporanea legata al mondo della spiritualità, tele, installazioni, sculture, performance, ordinate per padiglioni tematici (Abramitico, Buddista, Induista, Filosofico, Esoterico) e firmate da artisti provenienti da ogni parte del mondo. Sono 104 infatti i maestri coinvolti, selezionati tra i 400 che hanno partecipato al bando BIAS.

I due fratelli romani, Cristiano e Patrizio Alviti, rispettivamente scultore e pittore, partecipano alla Biennale con cinque lavori esposti a Palazzo Riso, sede del Museo d’arte contemporanea della Sicilia: tre porte-libro e due sculture in bronzo accompagnate da portali. Un sesto lavoro in polistirolo e carta è invece esposto nella chiesa di Santo Stefano Protomartire.

Una delle opere dei fratelli Alviti esposte alla BIAS

Da alcuni giorni e ancora fino al 25 giugno, i bozzetti preparatori di queste opere sono esposti a Roma in via Cicerone 53, presso la sede della banca Fideuram, insieme ad alcuni quadri realizzati dai due fratelli a quattro mani.

“Siamo stati invitati da Luca Sicurezza, un private banker rimasto entusiasta dei nostri lavori – spiega Cristiano Alviti -. Da 15 anni abbiamo uno showroom in centro a Roma. Luca venne a una nostra mostra e ci disse che meritavamo un’opportunità. Esporre in una banca equivale per noi a conoscere dei moderni mecenati. Abbiamo un filone di ricerca, ‘arte e impresa’, col quale ci proponiamo di trovare persone sensibili all’arte, filantropi, collezionisti, che ci diano modo di continuare il nostro lavoro attraverso due strade, l’acquisto di opere o la sponsorizzazione di un progetto”.

Fare arte per i fratelli Alviti, infatti, significa soprattutto avere un progetto culturale e un linguaggio che lo sappia raccontare. Occasioni di visibilità, come quella offerta dal gruppo Fideuram, possono servire a ottenere maggiori possibilità di rappresentazione e quindi a progettare sempre più in grande. Impegnati da 20 anni in mostre personali e collettive, Cristiano e Patrizio hanno all’attivo 20 collezioni, più di 300 opere, 20 cataloghi d’arte, 30 patrocini, partecipazioni a mostre internazionali d’arte e a workshop di pittura e scultura.

Davide Barberi, responsabile commerciale di SanPaolo Invest, ha fatto gli onori di casa durante l’inaugurazione dell’esposizione a Roma: “Siamo onorati di ospitare le opere dei maestri Alviti, Cristiano e Patrizio, artisti di pregio nonché amici. Da sempre siamo favorevoli a questo tipo di evento perché i nostri clienti hanno piacere di conoscere, tra le varie forme di investimento, anche l’arte. Questa mostra è per noi l’occasione per riunire persone interessate all’argomento, far conoscere degli artisti che apprezziamo e far passare una serata piacevole ai nostri clienti in un ambiente confortevole e culturale. Questa è una sede tipicamente bancaria ma vogliamo che chi entra qui dentro sia accolto non solamente in un ufficio, ma anche in un un luogo di elevazione dello spirito”.

Una delle opere dei fratelli Alviti esposte alla BIAS

Due lavori in particolare

Patrizio Alviti è un pittore, ma in questa occasione presenta delle acidazioni e delle corrosioni su ferro, caratterizzate dalla monocromaticità tipica del materiale ossidato. Patrizio usa le superfici come fossero delle membrane, per evocare dei passaggi. Nel momento in cui realizza le sue opere, non sa quale sarà il risultato finale. Lavorare con acqua e metallo gli dà modo di entrare profondamente in contatto con se stesso e di concentrarsi sulle emozioni che vuole trasmettere. Solamente il giorno successivo scopre se ci è riuscito. “Il ferro è un materiale che da sempre mi attrae moltissimo – spiega -. Già tra il 2007 e il 2008 avevo realizzato alcune opere di questo tipo, che abbiamo esposto in una mostra collaterale alla Biennale di Venezia del 2009, al Convento dei Frari. Si chiamava ‘Archeovertigo’ ed era curata da Philippe Daverio. Anche allora avevo lavorato delle lastre di ferro acidandole, agendo sulla texture del materiale. In assoluto ciò che mi piace di più è cercare di pulire al massimo quello su cui metto le mani, togliere. Nella semplicità secondo me c’è quasi tutto. Le opere esposte in questa sede per me è come se riproducessero la pelle umana. La pelle si rovina, si consuma, si usura e ha delle cicatrici che raccontano la storia di ognuno di noi”.

“Blu” di Patrizio Alviti

Cristiano Alviti è più plastico, segue un filone di scultura figurativa. Nel suo passato c’è stata una ricerca più improntata all’astratto, al concettuale, poi ha sentito un fortissimo richiamo verso il figurativo e ha scelto il metallo, in particolare il bronzo, per realizzare i suoi progetti.

In una delle nove stanze della sede di Fideuram di via Cicerone sono esposti due lavori dei fratelli Alviti che trattano il tema della paternità: un libro-porta di Patrizio e una scultura di Cristiano. Il primo è una vera e propria “pagina autobiografica” della vita di Patrizio, cui sta per nascere una figlia che vuol chiamare Blu. Patrizio ha scritto la parola “Blu”, per l’appunto, con il fuoco su una lastra di ferro per fissare questo momento cruciale della sua vita.

“Padri e figli” di Cristiano Alviti

Nella stessa stanza è esposta un’opera di Cristiano che fa parte di una serie chiamata “Padri e figli”: “Sono arrivato alla paternità molto tardi è stata un’esperienza scioccante per la bellezza e la gioia che ha portato nella mia vita. Un senso di pienezza che ho voluto rappresentare con questa collezione”, spiega Cristiano. E continua: “Quest’opera in particolare rappresenta un bambino che gioca sulle spalle del padre. Sono convinto che non si debba cercare per forza un effetto stupefacente. Basta la sensazione di intimità, di connessione, di interdipendenza che evoca quel bambino aggrappato alle spalle di un padre che è sì una roccia cui appigliarsi, ma anche un uomo ‘corrotto’ dalla fatica dell’esistenza e tormentato dai dubbi sull’opportunità di mettere al mondo un figlio al giorno d’oggi”.

L’accoppiata, porta-pannello in ferro e scultura in bronzo, è l’equivalente in piccolo di due delle opere esposte fino a settembre alla Biennale Internazionale di Arte Sacra di Palermo.

Una delle opere dei fratelli Alviti esposte alla BIAS

Biografia essenziale

Cristiano è nato il 25 agosto 1968, Patrizio il 20 settembre 1971. Fin da giovanissimi si sono dedicati alla pittura confrontando e approfondendo tecniche pittoriche e decorative. Nel 1995 hanno fondato, sul modello di una bottega d’arte del passato, lo Studio Mic e hanno realizzato progetti su commissione portando il risultato della loro ricerca nella vita di tutti i giorni. Il desiderio di sfruttare le conoscenze tecniche acquisite per una ricerca pittorica e scultorea indipendente, svincolata dalle logiche di mercato, li ha portati nel tempo a dipingere e a fondere in bronzo seguendo un’indipendenza espressiva racchiusa in progetti o collezioni. È proprio il progetto il loro punto di forza: una mistura di forme e colori che si prefigge di coinvolgere l’interlocutore in un viaggio emozionale. Dal 2003 espongono quasi unicamente in mostre personali e collaborano con enti e istituzioni, pubbliche e private. Hanno lanciato un brand di design, Officina Alviti, che propone soluzioni estetiche per spazi pubblici e privati e installazioni d’artista e d’arredo per ambienti esclusivi.

Per approfondire: www.officinalviti.com

About Sabrina Colandrea

Giornalista professionista materana, classe 1986, ho vissuto, studiato e lavorato a Pisa, Genova, Torino e Roma. Dal 2013 ho scritto soprattutto di cultura, arte e spettacolo per Mentelocale, La Repubblica Torino, Uncò Mag, Goa Magazine, Il Quotidiano della Basilicata. Ho all’attivo una serie infinita di stage, degni di nota e zuppi di sudore i due mesi a Rainews24 e i tre mesi nell’ufficio stampa e relazioni esterne dell’Università di Torino. Dopo un’esperienza nella redazione del talk show “Avanti il prossimo” su TV2000, ho lavorato come addetta stampa e videomaker freelance per emittenti tv, festival e associazioni culturali. Dal 2019 sono in forze nella redazione della web radio Activa, dedita alla divulgazione tecnologica. Con Canale Arte torno al mio primo amore, la parola scritta.
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