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I gioielli di Fausto Melotti in mostra a Zurigo da Hauser & Wirth

Fausto Melotti, Collana (Necklace), ca. 1971
ottone, 22 x 25 cm
Photo: Sergio Anelli, Milano

Fausto Melotti. Jewelry‘, fino al 9 marzo da Hauser & Wirth a Zurigo, è la prima esposizione focalizzata sulla produzione orafa del celebre artista.

Organizzata in collaborazione con la Fondazione Melotti, voluta dalla figlia Marta nel 2013 e diretta da Edoardo Gnemmi, la mostra presenta creazioni in oro, argento e ottone realizzate negli anni ’60, ’70 e primi anni ’80, poste in stretto dialogo – stilistico e materico – con alcune sculture realizzate negli stessi anni, tra cui alcuni splendidi busti realizzati da maestro, sapientemente utilizzati come raffinatissimi manichini per gli stessi gioielli. Oscillando tra astrazione e figurazione, Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) da sempre si è distinto per una spiccata versatilità nel lavorare con media e tecniche diverse, sviluppando un linguaggio artistico assolutamente personale ed eclettico, basato sui principi rinascimentali di armonia, ordine, geometria e struttura musicale (laureato in ingegneria, era diplomato al conservatorio), elementi che si riflettono anche sulla produzione orafa.

Installation view © Fondazione Fausto Melotti, Milano
Courtesy Fondazione Fausto Melotti, Milano and
Hauser & Wirth, Jon Etter, Zurigo

I primi gioielli di Melotti sono una serie di collane in ceramica smaltata e terracotta dallo spiccato gusto archeologico che realizzò per la moglie negli anni ’40, e che riflettono il suo interesse per la modellazione scultorea. A partire dalla fine degli anni ‘50 l’artista si rivolge all’ottone e successivamente all’oro, utilizzando la malleabilità dei materiali per creare gioielli dalle linee sottili che rispecchiano le sue sculture del periodo. Questi sono caratterizzati da forme curve e a spirale, simili a note che sembrano smaterializzarsi nello spazio, griglie metalliche, riccioli, ellissi, fili intrecciati, lune, cerchi o triangoli, simboli ricorrenti nel suo universo poetico che vengono traslatati in orecchini, pendenti o spille con tocchi di estrema delicatezza formale e titoli spesso evocativi.

Fausto Melotti, Collana, ca. 1971
ottone 36 x 10 x 1.3 cm
© Fondazione Fausto Melotti, Milano, Photo: Daniele De Lonti

Nel suo articolo del 1963 “L’incertezza”, apparso su Domus, la celebra rivista fondata e diretta da Gio Ponti, Melotti poneva in discussione le etichette fisse date agli artisti e abbracciava piuttosto la libertà creativa, espressa nei suoi diversi media tra cui la scultura, l’architettura, il design, la ceramica e l’oreficeria. Formatosi inizialmente nell’arte figurativa all’Accademia Albertina di Torino e in seguito sotto la guida dello scultore Adolfo Wildt all’Accademia di Brera, Fausto Melotti si rivolse all’astrazione a fianco di Lucio Fontana nel movimento “Abstraction-Création” degli anni Trenta. Dopo la guerra, ritorna alla figurazione e inizia a lavorare in piccolo formato e in ceramica, abbracciando l’intima immediatezza del mezzo. Gli anni ’50 assistono ad un cambiamento radicale nell’approccio creativo dell’artista, che inizia a incorporare il filo metallico nel suo lavoro. All’interno della sua tarda produzione, dagli anni ’60 agli anni ’80, si allontana progressivamente dalla linea e dalla struttura rigorose verso un’esplorazione gestuale, che si manifesta anche nei gioielli, riecheggiando le forme delle sue sculture.

Installation view © Fondazione Fausto Melotti, Milano
Courtesy Fondazione Fausto Melotti, Milano and
Hauser & Wirth
, ph. Jon Etter, Zurigo

Melotti impiegò una varietà di materiali – ottone, argento, oro giallo, rosa e bianco, pietre preziose, corallo, cristalli e diamanti – fondendo talvolta lo stesso pezzo in materiali diversi.


Fausto Melotti
Collana, 1959 – 1960
oro, lunghezza 45 cm
© Fondazione Fausto Melotti, Milano, Photo: Daniele De Lonti

Tra le prime opere esposte c’è “Grata” del 1966, una collana con un pendente quadrato a griglia metallica progettato per muoversi con il corpo di chi lo indossa, proiettando ombre sempre diverse sull’abito e mettendo in risalto l’equilibrio e la leggerezza di questo materiale apparentemente modesto. L’abile manipolazione del filo metallico da parte di Melotti si osserva nella collana “Arabesco” dello stesso anno, un argomentato pettorale realizzato con fili d’oro giallo fittamente intrecciati. Negli anni ’70  Melotti sperimenta gioielli giocosi pensati per una donna sofisticata e poetica, come  “Arabesco II” (1971), intriganti orecchini in oro giallo arricciati che accentuano i contorni sinuosi dell’anatomia, grappoli di sottili fili di ottone come in “Spilla” (1970), o gli orecchini “Luna” (1971), con una falce di luna crescente e calante in oro giallo e bianco, che ricorda l’omonima scultura in ottone del 1967, o, ancora, la delicata collana in oro giallo e lapislazzuli con orecchini abbinati del 1978.


Fausto Melotti, Orecchini “Luna”,1971
oro e diamanti, 5.4 x 2.6 cm
© Fondazione Fausto Melotti, Milano, Photo: Daniele De Lonti

La collana in ottone saldato del 1971, realizzata come una grande corona di foglie d’alloro da portare sul petto, (e correttamente appoggiato su uno splendido busto in terracotta del maestro) rievoca strutture organiche, così some la scultura “Alberello” in argento del 1965. Una sottile vena di ironia si ritrova anche in alcuni dei gioielli successivi, come la collana in oro e brillanti “Route” del 1984, che evoca un complesso intreccio di ruote bidimensionali, così come gli orecchini abbinati.

La mostra di Zurigo si inserisce in un programma serrato di mostre e appuntamenti in occasione del centenario della nascita dello scrittore e intellettuale italiano Italo Calvino, amico intimo di Melotti, scomparso nel 1985. La città di Siena è il punto di partenza con la mostra “In leggerezza. Fausto Melotti. Omaggio a Italo Calvino” a Palazzo Squarcialupi dal 6 dicembre, a cura di Michela Eremita in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti. Le opere di Melotti sono esposte inoltre anche nell’ambito di “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte. Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri”, dal 13 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024 alle Scuderie del Quirinale, Roma e nel percorso espositivo di “Italia e Calvino cantafavole” dal 15 ottobre 2023 al 7 aprile 2024, Palazzo Ducale, Genova, Italia.

Fausto Melotti
Alberello (Little Tree), 1965
argento, 55 x 18.5 x 18 cm
Photo: Jason Klimatsas

La prima retrospettiva dell’artista Fausto Melotti (1901 – 1986) si tenne al Museum Ostwall di Dortmund, in Germania, nel 1971. Tra le altre mostre di rilievo: Palazzo della Pilotta, Parma (1976); Palazzo Reale, Milano, Italia (1979); Forte Belvedere, Firenze, Italia (1981); Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, Italia (1983); IVAM – Centre Julio González, Valencia, Spagna (1994 – 1995); Museo d’arte della prefettura di Aichi, Nagoya, Giappone (1999); una mostra esaustiva è stata presentata inoltre alla Kunsthalle Mannheim, Mannheim, Germania (2010) e successivamente è stata itinerante al Kunstmuseum Winterthur, Winterthur, Svizzera (2011); Collezione Peggy Guggenheim, Venezia, Italia (2014); Villa Paloma, Nouveau Musée National de Monaco, Monaco (2015); Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra, Regno Unito (2019). L’artista, insignito postumo del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 1986, anno della sua scomparsa, è presente in importanti collezioni pubbliche in tutto il mondo tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il MoMA di New York, il Walker Art Center, Minneapolis.

PER INFO

Fausto Melotti. Jewelry

Hauser & Wirth – Zurich

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.
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