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Frida Kahlo, Roma, Scuderie del Quirinale

Achille Bonito Oliva

Frida Kahlo, Roma, Scuderie del Quirinale, dal 20 marzo al 31 agosto 2014, mostra a cura di Helga Prignitz-Poda, servizio di Claudio Carioggia e Vanessa Carioggia, interviste e testo critico di Annarita Santilli, voce di Vanessa Carioggia, riprese di Silvio Costamagna Muscella, montaggio di Giorgio Masino.

Le Scuderie del Quirinale ospitano, fino al 31 agosto 2014, la più grande retrospettiva in Italia dedicata alla pittrice messicana Frida Kahlo.
La mostra è a cura di Helga Prignitz-Poda, autrice del catalogo ragionato. L’evento costituisce la prima parte di un progetto che si concluderà in autunno al Palazzo Ducale di Genova.
Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón, anima passionale e rivoluzionaria, nasce a Coyoacán (Città del Messico) nel 1907. All’età di diciotto anni, un fatale incidente causato da un tram la obbliga a una vita di sofferenze fisiche e psicologiche. Costretta nel suo letto a baldacchino, inizia a dipingere, soprattutto autoritratti. “Dipingo per me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio”, afferma.
Frida si dipinge con il suo abbigliamento eccentrico, i suoi monili, immersa nei colori della sua terra, tra farfalle, scimmie, il gatto o il cane, quasi sempre sola con se stessa. Donna, pittrice, moglie, politica, amante, Frida è presenza costante nelle sue opere, ovunque.
In un mondo che privilegia gli uomini, l’artista va oltre il suo destino tragico, sfidandolo quotidianamente, con originale talento, passione per l’arte e per la vita. Coraggio, forza, determinazione sono caratteristiche evidenti negli autoritratti, attraverso la tipica espressione tragica e severa, simile per staticità e frontalità a una moderna icona religiosa.
Del dipinto giovanile Autoritratto con vestito di velluto del 1926, vediamo un’insolita Frida: sottile figura dalle linee sinuose e dal lungo collo, che prosegue in una profonda scollatura, di una seduzione moderna e avvolta in un’elegante vestaglia color porpora, accenna a un timido gesto come a sottolineare il seno. Il blu di un mare profondo agitato da onde stilizzate, a fare da contrasto.
Dopo l’incidente, Frida presenta i suoi primi lavori al celebre muralista messicano Diego Rivera, più grande di lei di vent’anni, ed è subito alchimia, amorosa e professionale. Nel 1928 si iscrive al Partito Comunista messicano. L’anno successivo sposa Diego Rivera. Ostinata e tremenda passione tra i due, che non li abbandonerà mai, nonostante i continui tradimenti di lui, il più grave dei quali con la sorella prediletta di Frida, Cristina, e quelli successivi di lei, con illustri personalità del tempo, come il poeta André Breton o il rivoluzionario russo Trotsky.
Frida e Diego divorziarono e si risposarono nel 1940.“Ho subito due grandi incidenti nella mia vita…il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego”, dice l’artista.
In Autoritratto come Tehuana del 1943, Frida veste un costume tipico tradizionale messicano. L’espressione severa dell’artista, incorniciata dal bellissimo costume floreale, e il volto di Diego impresso nella sua mente, rendono l’opera insieme affascinante e inquietante. La corona di foglie e fiori e i ricami del copricapo di estendono in linee nere e bianche incise su tutta la superficie del quadro, contribuendo all’astrazione del fondo.
I dipinti di Frida costituiscono una sorta di diario autobiografico. L’osservatore ne avverte subito il dramma, attraverso tinte decise, contorni ben delineati, a volte graffiati attraverso linee nervose come fulmini, spazi saturi di immagini, rivoli di sangue, feti che alludono alla mancata maternità causata da diversi aborti, sguardi fissi che guardano lo spettatore e mai sorridono. Il racconto tragico e doloroso della sua vita, fedele come un’ombra, ha accompagnato negli anni la sua vita, trasformandola in leggenda.
La mostra romana, con oltre 160 opere proveniente dal Messico e Stati Uniti, tra dipinti, disegni e splendide fotografie, molte delle quali del suo amante Nickolas Muray, si concentra invece sul linguaggio artistico di Frida Kahlo, sulla cultura messicana di cui essa è appassionata portavoce, sulle influenze artistiche e internazionali che hanno contribuito a formare la sua arte.
La pittura di Frida, oltre che intrisa di vita, è citazione colta, fatta di impegno sociale e politico, come quella del suo amato Diego. Una pittura complessa che include la storia del Messico e l’avanguardia contemporanea, le filosofie orientali e occidentali, attraverso simboli, citazioni, monogrammi, crittografie.
L’artista accompagna Diego negli Stati Uniti, in occasione di un viaggio di lavoro. Qui conosce il Cubismo e l’Espressionismo tedesco, la Nuova Oggettività e la Metafisica.
Autoritratto con treccia del 1941, accostato al Sognatore poetico di de Chirico, evidenza chiaramente l’influenza del pittore attraverso un’innaturale e rigida treccia, co-protagonista nel quadro insieme al volto severo di Frida.
Autoritratto al confine fra il Messico e gli Stati Uniti del 1932 è testimonianza del soggiorno americano. Frida è posizionata nel mezzo dei due paesi, con un vestito rosa candido e una sigaretta tra le dita, tra antichi simboli messicani e tracce fumose di un futuro prossimo fatto di macchine e tecnologie moderne.
Il mio vestito è appeso là o New York del 1933, all’interno di una complessa architettura di simboli, pone l’accento sulla sconfitta professionale del marito. Per motivi politici il murale di Rivera venne rifiutato da Rockefeller e in seguito distrutto. Al centro del grigiore cittadino, sono i colori di Frida a risplendere e non Diego: è il suo vestito ad essere protagonista, come testimonianza dell’interesse riscosso dall’artista in America.
La carriera della pittrice esplode in occasione delle due personali, New York prima, Parigi dopo, tra il ’38 e il ’40, anno in cui partecipa all’Esposizione Internazionale del Surrealismo a Città del Messico.
Frida ha tratto ispirazione dall’arte di Diego e lo dimostra in Mosè o Nucleo solare, del 1945. Una profusione di simboli e salvifiche figure religiose, assiepate una affianco all’altra e dimentiche della più elementare prospettiva, sono ai lati di un sole infuocato. Immediatamente sotto, un feto sopravvive, come un tempo il piccolo Mosè. Dipinto dal significato complesso, che trae ispirazione da Freud e soprattutto dall’affresco Creazione di Rivera, opera dalla quale Frida fu molto colpita ai suoi esordi. In quest’opera, in cui viene rappresentato il dramma della sua vita, Diego viene identificato con il sole.
In L’amoroso abbraccio dell’Universo, la terra (Messico), io. Diego e il signor Xolotl del 1949, Diego si fa bambino tra le braccia di Frida, oramai artista affermata. Il marito non è più il suo maestro.
La terza mostra personale venne allestita a Città del Messico nel 1953. L’anno dopo Frida Kahlo muore a soli 47 anni. La mostra romana offre, per la prima volta in Italia, l’occasione di conoscere l’opera di una delle più grandi artiste messicane della storia.

Annarita Santilli

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