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Fluxus Eptastellare. Intervista a Caterina Gualco

Fluxus Eptastellare, Alison Knowles

A partire dal 1970, la Galleria Unimedia di Caterina Gualco a Genova – Archivio Caterina Gualco dal 1995 e UnimediaModern dal 2005 – propone una costante attività di presentazione di giovani artisti. Una particolare attenzione è stata rivolta, nel corso degli anni, alla Poesia Visiva e Concreta, alla Body Art, all’Arte Concettuale, all’Arte Antropologica e a Fluxus. Caterina Gualco ha curato quest’anno, presso La Fondation du Doute a Blois in Francia, la mostra Fluxus Eptastellare con sette storici artisti legati al movimento Fluxus. Inaugurata il 16 marzo, Fluxus Eptastellare è visitabile fino al 12 maggio 2019. Canale Arte propone, a partire da oggi, una serie di approfondimenti sull’esposizione, sull’attività di Caterina Gualco e sugli artisti presenti in mostra.

Philip Corner nell’allestimento di Caterina Gualco

Ivan Fassio:  La Fondation du Doute è uno spazio vivo, un luogo di incontro e di discussione sui limiti e sulle frontiere dell’arte. Caterina Gualco ha ideato e curato la mostra temporanea Fluxus Eptastellare con sette storici artisti legati al movimento Fluxus: Giuseppe Chiari, Philip Corner, Geoffrey Hendricks, Alison Knowles, George Maciunas, Ben Patterson, Ben Vautier. Quest’ultimo, conosciuto per le sue azioni e per le sue pitture dipinte, è anche l’anima catalizzatrice della Fondation. Quale ruolo ha giocato la sua presenza e la sua visione in questa mostra di Caterina: nella scelta degli artisti, delle opere, nell’allestimento?

Caterina GualcoRispondo molto serenamente, senza nessuna arroganza, che questa mostra è davvero tutta e solamente mia. Ancora oggi, a quasi un anno dalla sua ideazione, dopo averla realizzata con piena soddisfazione mia, della Fondazione che l’ha promossa e del pubblico, non so esattamente quale miracolo sia alle sue origini. Possiamo ovviamente trovare molte ragioni, lo spirito di resistenza verso il quale Maciunas spingeva i suoi sodali, l’avventura sempre migratoria dei Fluxer, per loro natura nomadiultragalattici, l’idea di dar vita a una piccola fortezza nella quale e attraverso la quale l’arte può resistere alla crisi del mercato, alla sopraffazione dello stesso attraverso le aste e le fiere, ai vari dictat del potere che si insinua in tutte le infrastrutture.

Ben Patterson / Alison Knowles

I.F.: Come le opere e gli artisti entrano in dialogo tra loro nelle differenti modalità di approccio all’”atto” estetico e relazionale, a partire dalle dinamiche pre-testuali di partenza (musica, poesia, azione performativa, messa in discussione di fotografia, disegno, pittura, scrittura)?

C.G.Se la sua domanda è relativa a questa mostra le rispondo che, molto semplicemente, ho creato uno spazio particolare, molto dinamico e allo stesso tempo molto centripeto. Le pareti esterne della “stella” di cui ogni “braccio” è formato da due pannelli altri 3,10 metri ed è largo 2,90 metri, sono accuratamente dipinte di bianco. Ogni artista ha a disposizione un “braccio” con un’installazione molto rigorosa, simile a quella di un museo tradizionale. La stanza interna, il cuore della “stella” accoglie invece, alla Fluxus, una quantità di materiale documentario e feticistico, costituito da manifesti, fotografie, LP, DVD, CD, disegni, oggetti e tracce varie del passaggio della costellazione Fluxus nella mia vita culturale, lavorativa e (last but not least) affettiva.

L’Interno di Fluxus Eptastellare

I.F.: La composizione della mostra è ispirata alla cittadella di Palmanova in Friuli, città fortezza e, al tempo stesso, esempio di città ideale post-rinascimentale. La struttura diventa un recipiente, ma anche un catalizzatore di energie, un circuito rice-trasmittente: formula archetipica e adattabile al contenimento di ciò che non è, per definizione, contenibile. Quali sono stati i rischi e le sfide di questa operazione sperimentale?

C.G.: Credo di non poter aggiungere altro a quanto lei ha così ben descritto – Mi piace molto “formula archetipica adattabile al contenimento di ciò che non è contenibile”. Lo userò, perché è proprio questo. La sfida è stata quella di poter dar forma, e a grande distanza, a una struttura contenibile nello spazio a cui era destinata, e anche quella di trovare opere e feticci che fossero perfettamente funzionali alla struttura. Alain Goulesque, direttore artistico di Blois, è entrato nel gioco (perché anche di questo si tratta) con uno spirito collaborativo ed entusiasta che ha reso tutto il tempo dell’installazione una “fête permanente”…

George Maciunas

I.F.: Tre concetti fondamentali si intersecano: la forma a stella, dove ad ogni punta corrisponde un artista che dialoga in termini di universalità e purezza con il successivo; il concetto di specie biologica, per cui la corrente/famiglia artistica è intesa come popolazione, etnia, gruppo di esemplari proteso alla creazione di futuro, progresso; il dualismo inevitabile eternità/nomadismo, per cui le opere dell’ultima avanguardia si presentano nell’inevitabile tensione della continua creazione di fronte alla presenza attiva del pubblico. Lo stesso concetto di mostra, in questi termini, non soltanto viene messo in discussione, ma viene “tentato” ad innalzarsi a livello inter-mediale… Quali sono state le reazioni di pubblico, critica, artisti, operatori?

C.G.: Congratulazioni, Lei ha veramente interpretato questo lavoro che mi piace definire “extra-vagante” come io stessa non avrei potuto far meglio. C’è soltanto un elemento ulteriore, magari un po’ mimetizzato, ma presente, ed è quello del gioco, non il gioco competitivo, ma veramente il gioco del bambino, il gioco di cui parla Eluard quando dice “Giocavamo con le immagini e non c’erano perdenti”. In questa occasione il gioco è piaciuto a tutti, al pubblico, ai critici, agli artisti presenti e persino agli allestitori.

Per chiudere desidero aggiungere che “Fluxus Eptastellare” si inserisce nelle manifestazioni che vedono Blois e la Loire celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, vissuto e morto ad Amboise, a 35 Km. da Blois. Sulla scalinata che aveva ospitato un cielo di Geoff Hendricks, due anni fa quando ne avevamo presentato la mostra antologica alla Fondation du Doute, c’è adesso la riproduzione della Gioconda, sul cui volto camminano gli abitanti di Blois e i turisti…

Fluxus… o non Fluxus?

Geoffrey Hendricks

About Ivan Fassio

Poeta, scrittore, curatore d'arte contemporanea.
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