martedì , 14 Maggio 2024
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Caterina Gualco. Il Giocoso Eterno Presente di Fluxus

Caterina Gualco alla Fondation du Doute

Caterina Gualco ha ideato e curato la mostra temporanea Fluxus Eptastellare presso la Fondation du Doute a Blois con sette storici artisti legati al movimento Fluxus: Giuseppe Chiari, Philip Corner, Geoffrey Hendricks, Alison Knowles, George Maciunas, Ben Patterson, Ben Vautier. Canale Arte presenta un aprofondimento e una galleria di immagini, in cui la storica gallerista Genovese Caterina Gualco ci racconta l’eterno presente e l’assolutà libertà degli artisti di Fluxus, accompagnandoci attraverso le loro predisposizioni ludiche formali e le entusiasmanti emancipazioni sostanziali.

La Fondation du Doute

Ivan Fassio: Per il nostro mondo contemporaneo che è plasma prensile, in cui il virtuale si fa carne, Fluxus rappresenta un precedente. Nelle strutture mimetiche rispetto alla problematicità comunicativa e per la discussione sull’autenticità del fatto artistico, questa corrente si immerge istintivamente in crepe di sistema, colmando con la libertà tutti i vuoti inevitabilmente lasciati dal conformismo artistico. Che cosa significa allestire una mostra, a decenni di distanza, che deve tener conto dell’inascoltato e del sommerso di allora? Quanto contano, nei temini della registrazione di un effettivo dato espressivo, le categorie del residuale, dell’esperimento, del tentativo e dell’estemporaneo?

Caterina Gualco: Premetto che questa non è una mostra antologica, è semplicemente una mostra che vuole parlare di Fluxus attraverso le scelte di una persona che se ne è occupata per 40 anni. Ed è una mostra che non si pensa in un ordine cronologico, ma in ordine di “eterno presente” nel quale “Fluxus non è mai morto perché in realtà non è mai nato”, come hanno sovente asserito i suoi adepti. In una situazione di eterno presente, memoria del passato e nostalgia del futuro convivono tranquillamente. Direi che tutto si muove nella più assoluta libertà, che non è totale anarchia.

Giuseppe Chiari, Fluxus Eptastellare

I.F.: Un tale modus operandi circolare – tanto ridotto e minuzioso rispetto alla situazione globalizzata odierna quanto aderente alla realtà che avrebbe predetto – può rappresentare anche un insegnamento o un esempio per la creazione di una narrazione? L’archiviazione, la documentazione raccolta a posteriori e la ricostruzione storica possono essere determinanti e scatenanti nella formulazione di una inedita idea di fruizione artistica?

C.G: Insisto sull’idea di presente… un prima, un dopo… ma fondamentalmente un “ora”…

Dei sette artisti in mostra, che ho scelto semplicemente perché sono quelli che conosco meglio, con i quali ho lavorato e vissuto di più, e che quindi mi “sembra” di amare di più, come si ama di più un pezzo di musica che si è ascoltato decine di volte, soltanto tre sono ancora tra noi, Philip Corner, Alison Knowles, Ben Vautier. Ma gli altri, non più presenti, continuano ad aleggiare attorno alle loro opere e a farsi lo sgambetto tutte le volte che possono.

Geoffrey Hendricks

I.F.: In fondo, un flusso è sempre contemporaneo, presente. Per assurdo, temporaneamente un fiume in secca rimane tale. Quali sono gli apporti continui di tutti gli agenti: artisti, collezionisti, curatori, scrittori, spettatori? Potremmo creare una immaginaria stratigrafia parallela delle funzioni, degli interventi attivi e delle casualità favorevoli per la fruizione di Fluxus?

C.G.: Questa era la specialità di George Maciunas, quella di fare diagrammi, elenchi, e tabelle varie. Anche Ben Vautier ci si diverte, dando anche un voto alle sue opere/azioni e a quelle dei suoi compagni… Io confesso che preferisco divertirmi ed entusiasmarmi davanti a persone che “fanno le cose che fanno per il gusto di farle”, come ha scritto Henry Martin in un suo bellissimo testo che osa definire Fluxus un’attività libidinale.

Ben Vautier nell’allestimento di Caterina Gualco

About Ivan Fassio

Poeta, scrittore, curatore d'arte contemporanea.
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