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Bruno Pontecorvo, Galleria San Federico

Pontecorvo VS Pusole da GSF Contemporary Art

Sarà visibile da GSF Contemporary Art fino a fine luglio la mostra Pontecorvo vs Pusole, una raffinata selezione di vedute architettoniche realizzate dal noto artista torinese Pierluigi Pusole (Torino, 1963) , o meglio, dal suo ater ego, Bruno Pontecorvo.

Pontecorvo, Galleria San Federico

Pontecorvo VS  Pusole è un nuovo progetto di Pierluigi Pusole che con lo pseudonimo di Bruno Ponte Corvo, già utilizzato negli anni ’80, si è presentato poco più di un anno fa sulla scena artistica esprimendo una fervida immaginazione legata al disegno, alla antica pratica del vedutismo settecentesco e dei “capricci” alla moda del Piranesi: le prime opere coniugavano edifici barocchi torinesi con immagini d’imbarcazioni, corsi d’acqua e porti marittimi e fluviali. Nell’evoluzione del progetto, declinando il concetto al contemporaneo, Pontecovo /Pusole trasforma le architetture barocche in organismi che portano a nuove dimensioni, tra il surreale e la fantascienza, sino all’ardito eppur coerente inserimento di elementi organici. Abbiamo incontrato l’artista, cercando di chiarire un dualismo che, se in occasione della prima mostra pubblica a Palazzo Madama nel 2017 era ancora privo di conflittualità, ora pare costituire un elemento ironicamente perturbante per lo stesso artista.

Quando si crea un alter ego si crea un sdoppiamento, talvolta un conflitto…Come nasce Bruno Pontecorvo, virtuoso nel disegno? Com’è la convivenza con lui? Nel definire versus l’intento non sembra dei più amichevoli…

Al momento Bruno ha più mostre di me ed è irrefrenabile! Lo pseudonimo “Ponte Corvo” nasce a metà degli anni ’80, quando andavo in giro per locali con il mio amico artista Bruno Zanichelli, oggi scomparso, un nome che mi piaceva perché suonava “gotico” e che andava bene come new waver…Due anni fa sono stato invitato a Scicli, dove ci sono palazzi barocchi affascinanti, in particolare sono stato attratto da Palazzo Beneventano,  decorato da mascheroni gotici inquietanti. Ho incominciato a ritrarli con il disegno piuttosto che con la pittura, tecnica che ho sempre prediletto nella mia ricerca artistica, e tornato a Torino ho ripreso a disegnare con più impegno, guardando al barocco piemontese: per questa nuova produzione ho ripreso il mio vecchio pseudonimo che ne è diventato a tutti gli effetti l’autore. A fine mese Bruno parteciperà ad una mostra a Capalbio e a fine settembre ci sarà la partecipazione alla collettiva “Grand tour en Italie” in occasione di Manifesta a Palermo. A Pusole, come si può immaginare, non è andato completamente giù il suo successo (ride nd.r.) ! 

Poi c’è stata la mostra a Palazzo Madama…

Come dicevo il disegno l’ho associato a Bruno, più che a Pierluigi, e l’occasione per presentare i suoi lavori è venuta con la presentazione del volume Il Porto di Torino a Palazzo Madama: su proposta di Guido Curto si è colta l’occasione per una piccola ma interessante mostra che mettesse a confronto i disegni con alcune stampe selezionate dagli antiquari librai, stampe di vedutisti che hanno ripreso e immaginato la città tra il 1700 e il 1800 sino ai capricci di inizio ‘900. Si tratta di vedute del capoluogo sabaudo legate da un doppio fil rouge: l’elemento fantastico – rappresentato dalle scenografie, dagli apparati festivi e dalle vedute di pura fantasia in cui sono abbinati edifici esistenti e altri inventati – e la presenza dell’acqua, essenziale per Torino.

Si nota molto horror vacui anche su grandi dimensioni… Quale tecnica hai usato?

China su carta da acquarello, ma anche biro. Sì, mi piace riempire il foglio a partire da un elemento architettonico preciso per poi sconfinare nel fantastico, lasciando libero sfogo all’immaginazione. Parto sempre da una riproduzione fotografica e mi attengo precisamente alla struttura per poi evadere liberamente: la cupola del Guarini per esempio, se estrapolata dal contesto e moltiplicata, rimanda ad una navicella spaziale tipo “Incontri Ravvicinati del Terzo tipo”, citazioni ed elaborazioni che mi sorgono spontanee. Il barocco, come è nel suo spirito, si presta molto a divagazioni che sconfinano nel surreale e nell’onirico. Riavvicinarmi al disegno mi ha dato nuove energie creative, realizzo mostre sia come Pusole che come Pontecorvo e questo è molto gratificante, perché diverse persone che conoscevano il mio lavoro si sono sorprese per i virtuosismi che sono propri della tecnica del disegno e che non erano mai emersi nella mia pittura, molto più rarefatta.

Cosa puoi dirci dell’istallazione che ha posto al centro della mostra?

Nei disegni sto progressivamente inserendo degli elementi organici che in modo surreale compiaono all’interno delle architetture, un osso, delle vene…Ho immaginato una grande composizione in cui unire con pittura acrilica rossa le architetture di Torino come una grande vena pulsante: una visionarietà in cui Bruno ha piena libertà espressiva, ancorato alla realtà dalle architetture, ma libero di spaziare senza freni.

 

Per info

GSF contemporary art

Galleria San Federico, 26 
Torino
+39 3381672986

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.
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