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L’Arte contemporanea in Nepal

Chi di voi può dire di non aver cercato risposte a domande esistenziali durante il suo primo viaggio nella valle di Kahmandu, attraversando le vie caotiche delle sue città e i percorsi sacri dei luoghi di culto? o di aver riscoperto il suo lato più spirituale camminando in circolo ai piedi di uno stupa, circondato da monaci buddisti e devoti pellegrini? Ma il Nepal è molto più di questo, e anche molto diverso da questo.

Ha voluto insegnarcelo la presenza nepalese alla Biennale Arte di Venezia con il suo Padiglione dal titolo Tales of Muted Spirits – Dispersed Threads – Twisted Shangri-La”.

Il messaggio è passato e per questo con Sangeeta Thapa, fondatrice e direttore della Siddhartha Arts Foundation ho voluto ripercorrere le tappe che raccontano l’evoluzione dell’arte contemporanea in NEPAL. E’ una storia che ha radici poco profonde. Il Nepal Art Council, ad esempio, la prima organizzazione senza scopo di lucro con la missione di promuovere le arti e gli artisti nepalesi, è stata fondata nel 1962. Negli anni ottanta sono nate le prime gallerie d’arte private, dirette da artisti ed imprenditori, dove l’arte contemporanea del Nepal poteva essere messa in mostra e commercializzata. La prima installazione d’arte contemporanea site-specific, che il pubblico Nepalese ha potuto vedere, è quella dell’artista Jyoti Duwadi. Si trattava di un’istallazione multimediale, “Myth of the Nagas & Kathmandu Valley Watershed”, ed è stata esposta a Kathmandu nel 1993.

Gonkar Gyatso è stato il primo artista tibetano ad aver partecipato alla Biennale di Venezia, “Fare Mondi” diretta da Daniel Birnbaum nel 2009, con le opere “The Shamhala in Modern Times. 2008” e “Reclining Buddha – Beijing Tibet relationship index. 2009” esposte nel Padiglione centrale. Se volete, invece, scoprire il primo Padiglione nazionale del Nepal nell’edizione di quest’anno della Biennale d’Arte, potrete farlo in questa mia intervista all’artista Ang Tserin Sherpa.

Sangeeta Rana Thapa – www.siddharthaartgallery.com/about-us/founder-director

Sangeeta Thapa, fondatrice e direttore della Siddharta Art Gallery, Co-fondatrice del centro di arte contemporanea e curatrice della Triennale di Kathmandu, è da molti anni promotrice dell’arte contemporanea nepalese.

Come si è evoluta l’arte contemporanea in Nepal?

Vorrei iniziare dicendo che il Nepal ha aperto i suoi confini al resto del mondo solo nel 1952. È allora che è iniziata la spinta verso la modernità. I nostri maestri moderni, che si erano formati in India, Bangladesh, Pakistan, Russia e Parigi, tornarono in Nepal imbevuti della contemporaneità che avevano abbracciato. Questo periodo della storia artistica del Nepal è caratterizzato da una fase sperimentale dove tradizione e modernità si mescolano, mentre gli artisti cercano un nuovo linguaggio visivo. Ma alla fine degli anni ’90 l’arte iniziò ad assumere sfumature socio-politiche, quando una nuova generazione di artisti mise in discussione il sistema politico. Nel 1996 il Nepal è entrato in una sanguinosa guerra civile lunga un decennio. In risposta a questi tempi così sanguinosi sono nate potenti opere d’arte e testi letterari.

Nel 2006 è finita la guerra civile ed è stata scritta una nuova costituzione, che ha sancito nuovi diritti per le donne e le popolazioni indigene. Dopo il 2009 sono state aperte nuove accademie d’arte ed è stato introdotto il tanto atteso Master in Belle Arti. L’ascesa fenomenale dei social media, l’accesso alle informazioni e gli eventi artistici globali hanno favorito con le loro dinamiche un’ulteriore spinta. Il Kathmandu International Arts Festival, la prima manifestazione di arte contemporanea nepalese (2009, 2012) che ha cercato di elevare il Nepal a centro artistico globale, si è trasformato adottando dal 2017 il formato di Triennale. Alla prima edizione della Triennale di Kathmandu del 2017 ha partecipato anche Tsherin Sherpa e quest’anno è arrivata ad ospitare 41 paesi, inclusa l’Italia.

Il Festival e la Triennale hanno introdotto nell’arte nepalese una nuova dimensione, nuovi temi di discussione e la possibilità di creare nuove relazioni e scambi con artisti di altri paesi, catturando così l’immaginario degli artisti locali. Sostenuti da questi sviluppi gli artisti nepalesi esplorano nelle loro opere la politica, la storia locale, l’etno-futurismo, le questioni del movimento LGBTIQ, l’ambiente e la decolonizzazione e il loro punto di vista si è unito così alla discussione globale su queste questioni.

La scena dell’arte contemporanea a Kathmandu si sta evolvendo ed è stata rinvigorita dalle generazioni più giovani di artisti. Il fatto che il Nepal abbia potuto partecipare alla prestigiosa Biennale di Venezia mettendo in mostra il lavoro di Ang Tsherin Sherpa, oltre al fatto che il Padiglione è stato curato dagli artisti Hitman Gurung e Sheelasha Rajbhandari, ha segnato una pietra miliare per l’arte nepalese. Un altro aspetto molto importante da sottolineare è che la partecipazione a questo evento internazionale si è concretizzata grazie al supporto di nostri enti locali, come il Ministero della Cultura e l’Accademia di Belle Arti del Nepal, e di partner internazionali importanti, quali il Rubin Museum e la Galleria d’arte Contemporanea di New York Rossi&Rossi. Sarà interessante vedere se il Nepal sarà ancora in grado di partecipare alla Biennale di Venezia nel 2024.

Quali riconoscimenti internazionali ha ricevuto, ad oggi, l’arte contemporanea nepalese?

Una sezione della Triennale di Kathmandu è stata ospitata dalla SAAVY contemporary, uno spazio fisico e intellettuale berlinese dedicato all’arte contemporanea e ai fermenti culturali della nostra epoca, e proprio di recente il lavoro dell’artista Lavkant Chaudhury è stato presentato al Gropius Bau di Berlino, punto di riferimento europeo per mostre d’arte e fotografia contemporanee ed eventi culturali. Questo significa che il lavoro degli artisti nepalesi comincia ad essere riconosciuto anche all’estero e gli artisti vengono invitati a prendere parte a prestigiose biennali e forum insieme ai nomi più importanti del mondo dell’arte contemporanea. L’arte Nepalese sta finalmente raccogliendo consensi e ottenendo i riconoscimenti che merita. Percepisco anche che nel settore si respira già una certa attesa ed entusiasmo per la prossima edizione della Triennale di Kathmandu del 2025.

Come vi state preparando alla nuova edizione della Triennale di Kathmandu?

In generale, la maggior parte delle istituzioni artistiche e delle biennali faticano a trovare un modello economico che si sostenga autonomamente. Anche noi stiamo affrontando la stessa sfida e al momento siamo alla ricerca di soluzioni che tengano in considerazione la nostra identità storica e culturale, insieme ad approcci economici innovativi.

Quale scenario si sta delineando per l’arte contemporanea nepalese?

Sempre più giovani si diplomano alle accademie d’arte. Questo trend in crescita porterà, ne sono convinta, alla formazione di nuovi collettivi artistici. Il settore dell’artigianato è sempre stato sostenuto dal governo, mentre la scena artistica contemporanea in qualche misura è sempre stata carente di qualsivoglia forma di supporto. Il ruolo dell’arte come strumento per influenzare il pensiero e i cambiamenti socio-culturali deve ancora essere capito in Nepal, ma accadrà, una volta che il governo si sarà reso conto che possiamo far crescere il valore e il capitale culturale del Paese erogando risorse finanziarie alle arti contemporanee. Si potrebbe arrivare a questo obiettivo in diversi modi, ad esempio partneships con privati, enti governativi, e così via. Sono sicura che alla fine succederà, ma abbiamo assolutamente bisogno di solidi programmi di educazione artistica affinché le arti siano ampiamente comprese e apprezzate a livello locale.

Siddhartha Arts Foundation
www.siddharthaartgallery.com/siddhartha-arts-foundation
Nepal Art Council
www.nepalartcouncil.org.np/

Triennale di Kathmandu
www.kathmandutriennale.org/

Tsherin Sherpa ad Artissima, 4-6 Novembre 2022 a Torino con la Galleria Rossi & Rossi

About Diana Cicognini

Diana. Dea cacciatrice! Il mio territorio è Milano, la mia preda l'Arte ... che racconto, scrivo, disegno e metto in mostra. Giornalista pubblicista, la mia Nikon mi accompagna sempre per testimoniare la bellezza e là dove il mio obiettivo fotografico non arriva...un grazie dichiarato ad artisti, gallerie ed uffici stampa che mi concedono "uno scatto" per le mie parole.
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