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La prima retrospettiva europea di Michael Rakowitz al Castello di Rivoli

Sarà possibile visitare sino al 19 gennaio 2020 al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea la personale Michael Rakowitz. Legatura imperfetta, prima retrospettiva europea dedicata all’artista iracheno-statunitense.

The invisible enemy should not exist (Room N, Northwest Palace of Nimrud), 2018, ph. Robert Chase Heishman Courtesy l’artista e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Michael Rakowitz (Great Neck, NY, 1973, vive e lavora a Chicago) realizza sculture, disegni, installazioni, video, progetti collaborativi e performativi; lo scorso settembre è stato insignito del prestigioso Nasher Prize 2020: il premio è assegnato ogni anno a un artista vivente le cui opere abbiano un impatto straordinario sulla nostra comprensione della scultura. La mostra presenta in anteprima le più importanti opere realizzate dall’artista in oltre vent’anni di attività, opere ispirate all’architettura, all’archeologia, alla cucina e alla geopolitica dall’antichità a oggi. Le opere narrano le grandi trasformazioni storiche causate da guerre e altri traumi, denunciando le contraddizioni della globalizzazione. Il percorso espositivo illustra in modo non cronologico le tematiche care all’artista, a partire da paraSITE (paraSITO, 1997–in corso), rifugi provvisori gonfiabili per i senzatetto delle grandi metropoli americane, progettati tenendo conto delle esigenze e della personalità di ciascun individuo, e realizzati con sacchi di plastica collegati ai tubi di scarico dei sistemi di ventilazione degli edifici in modo che l’aria calda, altrimenti dissipata all’esterno, gonfi e scaldi queste strutture. Si prosegue con Dull Roar (Boato sordo, 2005), una grande installazione architettonica che riproduce un edificio del complesso abitativo americano Pruitt-Igoe di St. Louis nel Missouri. Questo complesso di architettura popolare degli anni Cinquanta, inizialmente costruito per dare alle persone “sole, spazio e verde”, si è trasformato in zona di conflitto e segregazione e per questa ragione è stato fatto demolire negli anni Settanta. L’opera di Rakowitz allude proprio all’evento della demolizione del complesso, la cui risonanza ne ha fatto il simbolo della fine del Modernismo architettonico e delle utopie sociali nell’architettura.

paraSITE   1997-in corso, rifugio per George L., Cambridge, 1998 Fph. Michael Rakowitz Courtesy l’artista e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.

L’opera White man got no dreaming (L’uomo bianco non ha sogni, 2008), realizzata in occasione della Biennale di Sydney del 2008, ha richiesto il coinvolgimento di gran parte degli abitanti appartenenti alla comunità indigena aborigena del quartiere The Block a Redfern, Sydney (Australia) un’area centrale destinata alla demolizione nell’ambito di un progetto di gentrificazione del territorio. Sul modello utopico del Monumento alla Terza Internazionale (1919) progettato e mai realizzato dall’avanguardista russo Vladimir Tatlin, Rakowitz ha lavorato a stretto contatto con la comunità realizzando una torre a forma della Torre di Tatlin con materiali edili di scarto provenienti dalle loro case. L’opera, affrontando i temi della vita indigena in Australia, crea nuovi parallelismi con la storia dell’architettura visionaria e anche con i suoi fallimenti.

L’accostamento poetico tra due distruzioni lontane tra loro dal punto di vista della geografia e della storia è la cifra dell’installazione What dust will rise? (Quale polvere sorgerà?, 2012). Utilizzando la pietra di travertino estratta nella valle di Bamiyan, Afghanistan, dove nel 2001 i talebani distrussero due straordinari Buddha risalenti al VI secolo, l’artista, con l’aiuto di maestri intagliatori italiani, ha scolpito numerosi libri in pietra che riproducono gli antichi volumi appartenenti alle collezioni di Kassel andati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale in Germania.

The flesh is yours, the bones are ours (La carne è vostra, le ossa sono nostre), 2015, veduta dell’installazione/ 14th Istanbul Biennial, 2015 Ph.Sahir Uġur Eren
Courtesy l’artista, Istanbul Foundation for Culture and Arts e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

 

The flesh is yours, the bones are ours (La carne è tua, le ossa sono nostre, 2015) rende omaggio alla maestria degli artigiani armeni che durante l’Impero Ottomano hanno decorato le facciate dei palazzi di Istanbul e che hanno patito pesanti persecuzioni e l’esilio all’inizio del ventesimo secolo: nell’opera, attraverso le decorazioni che recano le tracce di mani armene, l’artista affronta in maniera indiretta la perdita culturale avvenuta con i disastri della Grande Guerra e le sue conseguenze. Insieme a numerosi piccoli calchi in gesso prodotti utilizzando gli stampi originali con cui gli artigiani di fine Ottocento e inizio Novecento avevano ornato le facciate Art Nouveau dei palazzi di Istanbul, Rakowitz distribuisce sul pavimento e sulle pareti limitrofe variegati fregi moderni. L’opera The flesh is yours, the bones are ours è stata acquisita dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per le Collezioni del Castello di Rivoli.

The invisible enemy should not exist, 2007-in corso, ph.o Andy Keate,  Courtesy l’artista e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Per il progetto The invisible enemy should not exist (Il nemico invisibile non dovrebbe esistere, 2007-in corso), l’artista lavora da anni attraverso una pratica scultorea in papier maché ricavato da giornali arabo-inglesi con l’obiettivo di ricreare repliche a grandezza naturale di tutti i 15.000 manufatti culturali andati persi – trafugati o distrutti – durante la seconda guerra del Golfo, anche chiamata guerra in Iraq (2003-2011). Nella sua riflessione su ciò che è perduto o rischia di scomparire, l’artista fa emergere esperienze esistenziali e memorie anche personali in cui s’intrecciano la storia contemporanea, la poesia e il pragmatismo.

May the arrogant not prevail, 2010 veduta dell’installazione, M-Museum Leuwen, 2014, ph. Dirk Pauwels Courtesy l’artista e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

L’artista ha anche ricostruito parte del Palazzo Nord-Ovest di Nimrud, a sud di Ninive, distrutto dall’ISIS nel 2015. Attraverso l’utilizzo visibile di confezioni per alimenti mediorientali tra cui lattine di sciroppo di dattero, l’artista pone in evidenza come la guerra e le sanzioni abbiano decimato l’industria del settore alimentare in Iraq, una volta fonte redditizia di esportazione seconda solo al petrolio. A questo progetto fa riferimento anche la grande scultura pubblica Lamassu, 2018, il toro alato assiro dal volto umano realizzato dall’artista per il progetto ‘Fourth Plinth’ collocato attualmente a Trafalgar Square a Londra e visibile fino a marzo 2020.

The invisible enemy should not exist (Lamassu), 2018 veduta dell’installazione Trafalgar Square, London, 2018 ph. Gautier DeBlonde, Courtesy l’artista, l’Ufficio del Sindaco di Londra e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Conclude il percorso il video The Ballad of Special Ops Cody (La ballata dell’agente speciale Cody, 2017) realizzato con la tecnica dell’animazione stop-motion. L’opera, parte delle collezioni del Castello di Rivoli, vede una bambola giocattolo in dialogo con le statuette votive mesopotamiche conservate all’Istituto Orientale dell’Università di Chicago. Quando nel febbraio 2005 un gruppo di mujahidin diffuse un video che mostrava un soldato americano tenuto in ostaggio e minacciato con le armi che avrebbe avuto salva la vita sono in cambio del rilascio di prigionieri iracheni, l’azienda americana produttrice del soldato giocattolo da collezione chiamato ‘Special Ops Cody’ riconobbe nel video l’immagine del proprio prodotto.

The Ballad of Special Ops Cody (La ballata dell’agente speciale Cody), 2017 fermo immagine. Courtesy l’artist e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.

La mostra, realizzata in collaborazione con la Whitechapel Gallery di Londra, è curata da Carolyn Christov-Bakargiev e Iwona Blazwick insieme ai curatori delle rispettive istituzioni Marianna Vecellio per il Castello di Rivoli e Habda Rashid per la Whitechapel Gallery. Nella primavera del 2020 la mostra sarà presentata alla Jameel Foundation a Dubai. In occasione della mostra è stato pubblicato per i tipi di Silvana Editoriale un catalogo scientifico accompagnato dai saggi di Carolyn Christov-Bakargiev, Habda Rashid, Nora Razian, Ella Shohat e Marianna Vecellio e un’intervista all’artista di Iwona Blazwick.

Una ulteriore opera completa il percorso espositivo e dà il titolo alla mostra In omaggio alla Collezione Cerruti e alle competenze che il collezionista e imprenditore Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015) ha portato in Italia e accresciuto durante gli anni di attività della Legatoria Industriale Torinese (LIT), Rakowitz ha fatto rilegare a Torino da Luciano Fagnola un libro di preghiere in ebraico e arabo-giudaico stampato nel 1935 e appartenuto all’ormai dispersa comunità ebraica irachena dalla quale proviene la sua famiglia materna. Essendo danneggiato, il volume secondo la tradizione avrebbe dovuto essere sepolto; l’artista ha invece scelto di portarlo a Torino per ripararne le parole e far nascere una nuova opera dalle memorie e dalla collaborazione con un rilegatore di oggi, amico del Ragionier Cerruti. L’opera Imperfect Binding. A Homage to Francesco Federico Cerruti (Legatura imperfetta. Un omaggio a Francesco Federico Cerruti, 2019) è allestita al primo piano del Castello di Rivoli.Un nuovo multiplo d’artista tratto da quest’opera è in vendita presso il Bookshop del museo in un’edizione di 100 esemplari firmati e numerati.

 

Per info

Michael Rakowitz. Legatura imperfetta

a cura di Iwona Blazwick, Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio

 

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.
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