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Kirche von Bozen – Studio Fornaresio. L’Uso Astratto del Colore nei Paesaggi di Egon Schiele

Egon Schiele, Kirke von Bozen, 1906

Egon Schiele, Kirche von Bozen, Torino, Studio Fornaresio, in permanenza, mostra a cura di Gianni Fornaresio

Un’opera giovanile di Egon Schiele, esposta in permanenza allo Studio Fornaresio di Torino, ci offre la possibilità di fornire una lettura della poetica paesaggistica dell’artista

Egon Schiele lasciava l’Accademia nel 1909 e proseguiva con la pittura en plein air, che aveva iniziato a frequentare da autodidatta, perché non prevista dal curriculum di studi istituzionale. In quegli anni, ammirava particolarmente l’esperienza artistica di Gustav Klimt. Il suo stile, basato su un uso fortemente accentuato delle superfici ornamentali, non rappresentava soltanto un’originale sintesi di Impressionismo e Simbolismo, ma anche un’anticipazione dell’arte astratta. Tratto distintivo della pittura era un approccio decorativo, nel quale alcuni particolari, come mani e volti, venivano rappresentati naturalisticamente e inseriti all’interno di sfondi paesaggistici simbolici o astratti. Come Henri de Toulouse-Lautrec, anche Klimt non utilizzava il disegno soltanto in funzione preparatoria. Ne sfruttava tutte le qualità intrinseche per poter lavorare su linee e forme attraverso un filtro simbolico. I colori erano funzionali ad una rappresentazione anti-naturalistica.
Prima di poter sviluppare uno stile personale, Egon Schiele doveva liberarsi, almeno in parte, da questa concezione del colore che aveva ereditato da Gustav Klimt. I suoi primi quadri davano l’impressione di un tappeto di forme geometriche pigmentate, composte da un reticolo di linee intrecciate. Realizzati in questo modo, i dipinti ricordavano dei disegni, colorati e ingranditi. La critica del tempo, proprio per questa ragione, accusava Schiele di non essere un vero pittore, ma un semplice disegnatore che trasferiva la sua tecnica nella più ampia dimensione della tela. Effettivamente Schiele non era particolarmente interessato alla qualità del colore, considerandolo sempre in stretta relazione alle forme. Subordinava il colore alla linea: era la linea, e non l’effetto cromatico, a definire la forma. Questa tensione espressionistica facilitava la rappresentazione simbolica di condizioni esistenziali. Per tutta la vita, Egon Schiele avrebbe continuato ad approfondire questa poetica, in paesaggi che sarebbero diventati delle allegorie della vita interiore, delle immagini dell’anima.

About Ivan Fassio

Poeta, scrittore, curatore d'arte contemporanea.
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