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Daniele Galliano. Incontro con gli artisti

Incontriamo Daniele Galliano nel suo studio di Torino per una preview del suo nuovo ciclo di lavori dal titolo Anything: una pittura pastosa per complesse visioni d’insieme.

Le opere, quasi tutti di grandi formato tempera e olio su tela, si presentano come composizioni pittoriche densissime di contenuti e forme dal grande impatto visivo, sottolineate dalla scelta di partire da monocromi neri, rossi e blu e lasciarli espandere in una notevole gamma di sfumature, colature, geometrie. Una pittura ipnotica nel suo horror vacui da wallpaper contemporaneo che prende le distanze dalla realtà amplificandola e idealizzandola, così come nello stile dell’artista, dove il gioco è quello di perdersi nei meandri di un sapiente gioco di accenni, citazioni, addirittura evocazioni di volti noti e meno noti, oggetti, animali, situazioni, sapientemente obnubilati da una pittura pastosa, sfocata: tutto e il contrario di tutto, o forse nulla, come suggerisce il titolo.

Daniele Galliano, Anything, 2017

I dipinti sono in procinto di partire per luoghi lontanissimi e separarsi gli uni dagli altri, cartina di tornasole della notorietà che Galliano, nato a Pinerolo nel 1961 e una formazione autodidatta egregiamente condotta sul campo,  ha saputo ritagliarsi negli anni, apprezzato dal pubblico e dalla critica a diverse latitudini: a brevissimo Zona Maco a Mexico City con Raffaella De Chirico, quindi la mostra “Contemporary Caos” a cura di Demetrio Paparoni presso il Vestfossen Kunstalaboratorium in Norvegia e la quella sulla pittura italiana, prossimamente a Siena. In autunno la partecipazione a due mostre collettive in Cina a cura del critico Lorand Hegyi, che da sempre apprezza il suo lavoro.

Daniele Galliano, dalla serie Anything

Lo studio di Daniele è una gioia per gli occhi: oggetti disposti secondo un innato disordine estetico, molti libri, persino una tendina di ospedale, e molti strumenti musicali che dichiarano l’altra vocazione di Daniele, quella per la musica, passione coltivata negli anni e se possibile accresciuta, a partire dagli anni ‘90, quando inizia la sua amicizia con i Subsonica, all’epoca all’inizio del loro successo, tra Piazza Vittorio e Giancarlo ai Murazzi. Proprio il suo rapporto con la musica, vista attraverso il filtro della pittura,  sarà un importante elemento di ricerca nell’ambito del progetto AVANTGARDE PORTRAIT: NEW YORK CITY, la rassegna musicale organizzata da OGR Officine Grandi Riparazioni volta a esplorare le avanguardie artistiche novecentesche e la loro relazione con lo spazio urbano in diverse città del mondo. Il focus su New York si compone di tre appuntamenti esclusivi realizzati da Blonde Redhead, (17 febbraio) John Cale (3 marzo) e Arto Lisndsay (17 marzo): ogni appuntamento musicale sarà accompagnato da un lavoro on-site da parte di Daniele, che ritrarrà dal vivo gli artisti e le loro performance, rinforzando ancora una volta la missione delle OGR di avvicinare e mescolare la grande musica con i linguaggi delle arti visive. 

Ti hanno definito, molto acutamente, il Bosch dei Murazzi per questa tua caratteristica di arricchire ogni quadro di infiniti quanto precisi dettagli, e questo è particolarmente vero per questo tuo ultimo ciclo di lavoro dal titolo Anything. Quando è finito un quadro per te?

Mai, non sono mai soddisfatto, per questo inizio cicli diversi e aspetto di vedere come si evolvono. Parto spesso da delle foto, e poi talvolta le cose si sviluppano in modo diverso da come le avevo pensate. Ho imparato a dipingere da autodidatta osservando come hanno dipinto i grandi maestri, a partire da Pissarro o Cézanne. L’obbiettivo era dipingere la natura e l’essere umano, ma anche le dimensioni psicologiche o fisiche che lo governano, e persino specializzarsi nei dettagli…Penso di essere diventato uno dei più bravi nel dipingere i jeans. Negli anni ’70 ho vissuto il periodo per cui anche il jeans era un chiaro riferimento alla tua condizione sociale, io disegnavo il guardaroba immaginario che era un fondamentale per noi.

Daniele Galliano, Constellations

Come nascono i tuoi progetti?

Posso rimanere folgorato da una foto che trovo o che scatto io stesso, che nella mia mente è già un suggerimento pittorico…questi quadri mi hanno portato a nuove riflessioni per trascendere dall’immagine stessa: parto dal vero per arrivare all’astratto e all’informale, ad un’immagine “altra.” Per citare una canzone di Battiato, mi piace che la mia pittura diventi un’immagine divina di questa realtà.

Quindi parti dalla fotografia e dall’osservazione del vero…

Non solo, anche dalla memoria. Gli ultimi quadri, così ricchi di volti, situazioni, persone, animali, oggetti, non prevedono neppure più le foto come punto di partenza, ma solo ricordi…nei miei lavori si accumulano immagini che provengono da ambiti diversi, sino a comporre diversi strati di lettura differenti, potenzialmente infiniti.

Una sorta di archivio della memoria e dell’inconscio…

Sì, mi sento quasi uno strumento attraverso il quale si palesano in autonomia Padre Pio, Virgina Woolf, facce note o persone sconosciute. In passato spesso ho dovuto controllare queste immagini che talvolta erano cupe, nere, tormentate, frutto di un inconscio profondo, spesso non facile da gestire. Le mie immagini hanno tutte una loro forte personalità, che quasi trascende dalla mia.

Per info: Daniele Galliano

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.
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