mercoledì , 15 Maggio 2024
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Mika Rottenberg, NoNoseKnows Immagine dell'installazione, per concessione dell'artista e di Goldsmiths CCA. Immagine: Andy Keate, 2018.

10 mostre da vedere nel Regno Unito a ottobre

Dall’indagine sulla storia della magia, dal Medioevo al presente, alla mostra su Toulouse-Lautrec 10 appuntamenti da non perdere nel Regno Unito a ottobre

L’estate con le sue giornate lunghe e il clima mite è ormai alle nostre spalle, ma nel Regno Unito non importa la stagione – o il mese –: l’arte, tra mostre, festival e aperture di nuovi poli museali, è sempre all’ordine del giorno!

Dalle prime esposizioni nel Regno Unito dedicate alla pioniera del settore tessile Anni Albers, formatasi alla scuola di architettura, arte e design Bauhaus in Germania, e al maestro della pittura spagnola Jusepe de Ribera, fino all’indagine lunga otto secoli sulla storia della stregoneria, ecco 10 appuntamenti da non perdere nell’ottobre inglese.

 

Michael Jackson: On the Wall

National Portrait Gallery, Londra

Michael Jackson di Andy Warhol 1984    © 2018 The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. / Licensed by DACS, Londra

C’è tempo fino al 21 ottobre per visitare la mostra storica allestita alla National Portrait Gallery di Londra che esplora per la prima volta il rapporto tra Michael Jackson, una delle icone della musica e della cultura pop, e l’arte contemporanea. L’esposizione, a cura del dottor Nicholas Cullinan, propone le opere di quarantotto artisti di provenienza e generazioni diverse, da Andy Andy Warhol a Rita Ackerman passando per Njideka Akunyili Crosby e Appau Jnr Boakye-Yiadom, che hanno scelto il cantante come soggetto, opere di collezioni pubbliche e private, insieme ad altre realizzate appositamente per l’occasione.

 

Pierre Puvis de Chavannes

Michael Werner Gallery, Londra

Anche se non è conosciuto a livello internazionale come alcuni dei pittori che ha ispirato – tra cui Cézanne, Van Gogh e Matisse –, l’artista del XIX secolo Pierre Puvis de Chavannes, con la sua carriera quarantennale, ha sfidato le regole dei generi, ponendosi a cavallo tra il movimento Impressionista e quello Simbolista. Una nuova mostra su Chavannes, alla Michael Werner Gallery di Londra, dimostra l’abilità dell’artista a mescolare il vecchio con il nuovo, e a combinare allegoria e classicismo con tratti tipici dell’Impressionismo. Vedere questi lavori permette di fuggire in una sorta di sogno preindustriale.

 

Spellbound: Magic, Ritual and Witchcraft

Ashmolean, Oxford

Discoverie of Witches
© Queen’s College, University of Oxford

Perfettamente in linea con il lato più macabro di ottobre, è “Spellbound: Magic, Ritual and Witchcraft” all’Ashmolean, il Museo di arte e archeologia dell’Università di Oxford, un’indagine sulla storia della magia lunga otto secoli. Dal medioevo ai rituali moderni, la mostra analizza il modo in cui la magia si è evoluta attraverso i secoli e quale ruolo conserva ancora oggi, nel XXI secolo. Opere commissionate appositamente ad artisti contemporanei, come Concealed Shield” di Katharine Dowson (2018), sono esposti insieme a reperti d’epoca, incluso un cuore umano in una gabbia di piombo risalente al XII o XII secolo, libri che parlano di stregoneria, una scala della strega, ritrovata nell’attico di una casa nel Somerset e un pronostico francese del XVI secolo, utilizzato per calcolare i tempi di sanguinamento.

 

Ribera: Art of Violence

Dulwich Picture Gallery, Londra

Jusepe de Ribera è stato un pittore e incisore spagnolo noto soprattutto per il suo uso estremo della luce e dell’ombra – è stato spesso descritto come un erede del Caravaggio, per il suo uso del chiaroscuro. Questa mostra a Londra si concentra sulla natura violenza dei dipinti di Ribera, dove l’uso dell’oscurità è la caratteristica dominante. L’interno sommesso e silenzioso del salone della Dulwich Picture Gallery dove è allestita la mostra aggiunge ulteriore tensione alle scene dipinte da Ribeira, esecuzioni, santi torturati e frustati, scene viscerali con protagonisti membri dell’Inquisizione spagnola. Per l’artista, l’uso di immagini violente era un modo per entrare in contatto con le limitazioni fisiche del corpo umano. Spesso dipinte con modelli dal vivo, le sue composizioni naturaliste possiedono una forza e una presenza che è impossibile ignorare.

 

Jesse Darling: The Ballad of Saint Jerome

Tate Britain, Londra

Jesse Darling, Lion in wait for Jerome and his medical kit, dettaglio. © Jesse Darling 2018

Dopo essere scesi in basso con la mostra sulla stregoneria e gli incubi di Ribera, l’artista inglese Jesse Darling ci eleva grazie alla sua reinterpretazione della storia di San Girolamo, che invece di fuggire quando incontrò un leone ferito lo salvò, estraendogli una spina dalla zampa (il santo e la bestia divennero poi compagni per tutta la vita). Se la storia è ben presente nell’arte – ne hanno dipinto una loro versione, tra gli altri, Messina, Dürer, Caravaggio e El Greco – la Darling si concentra sulle tematiche del potere, del controllo, della guarigione, della prigionia e dell’altro in rapporto alle nostre vite odierne. In sintesi, per l’artista, San Girolano diventa un rappresentante della sovranità e delle istituzioni, mentre la ferita del leone dei mali del mondo – e dei nostri. In tutta la galleria londinese sono sparsi oggetti di uso comune e materiali che appaiono feriti, contorti e liberati. Insomma, Jesse Darling con la sua opera esplora la dipendenza tra le persone e le strutture socio-politiche, osservando come, alla fine, siamo sia beneficiari che vittime di questi sistemi.

 

Mika Rottenberg

Goldsmiths Centre for Contemporary Arts, Londra

La mostra inaugurale del Goldsmiths Centre for Contemporary Arts di Londra porta il pubblico nel mondo iper-capitalista dell’artista argentina Mika Rottenberg. Attraverso tutte le sette gallerie del centro, l’artista con base a New York presenta lavori del passato e altri realizzati recentemente che vertono tutti sul suo interesse per il corpo umano e il mercato del lavoro. Le installazioni si inseriscono perfettamente nell’edificio – in passato un’area di servizio per una stazione balneare vittoriana – di recente riadattato dal collettivo Assemble, vincitore del Premio Turner. A volte è difficile capire dove finisca l’architettura e inizi l’arte: una macchina per il bingo è in azione ininterrottamente su una parete girevole, mentre sul soffitto vengono proiettati dei filmati. A volte si ha l’impressione di essere entrati in un sogno – tra conigli, lampadine, una stanza piena di pentole di rame che sfrigolano mentre l’acqua gocciola giù dal soffitto. I sistemi della Rottenberg sembrano tendere verso uno stato di collasso che amplifica una più generale sensazione di ansia. La sola cosa che sembra mantenerli attivi è proprio il loro stato di costante movimento.

Per coloro che si sentono in vena di un tour di arte e architettura nel sud di Londra, dopo il Goldsmiths, vi consigliamo di dirigervi a Camberwell per vedere la nuova dependance della South London Gallery, la Fire Station, disegnata dallo studio di architetti 6a.

 

Anni Albers

Tate Modern, Londra

Anni Albers , Red Lines on Blue, 1979
© 2018 The Josef and Anni Albers Foundation/Artists Rights Society (ARS), New York/DACS, London. Photo: Tim Nighswander/ Imaging4Art.

La retrospettiva che la Tate Modern dedica ad Anni Albers è la prima di queste dimensioni dedicata ai suoi lavori nel Regno Unito. Essendo una studentessa alla Bauhaus School nel 1922, la Albers aveva accesso limitato a certi corsi. Per questo, pur riluttante, si iscrisse a un laboratorio di tessitura. I tessuti diventarono la sua principale forma di espressione, e Anni arrivò a rivoluzionare il mondo della tessitura e il design tessile. Dopo il matrimonio con Josef Albers nel 1925, la coppia divenne il cuore della Bauhaus School, con Anni nominata capa del dipartimento di tessitura nel 1931. L’avvento del Nazismo spinse i coniugi a lasciare l’Europa e trasferirsi in North Carolina, dove insegnarono al Black Mountain College fino al 1949. Alla fine si stabilirono in Connecticut. La mostra alla Tate Modern comprende oltre 350 oggetti, che spaziano dai grandi arazzi ai piccoli pezzi. Nell’esposizione c’è anche un focus sulla pubblicazione della Albers “On Weaving” (1965), che comprende i materiali di ricerca che utilizzò per scriverla

 

Nashashibi/Skaer’s “Why Are You Angry?” (2017)

Tate St Ives, Cornwall

Le artiste inglesi Rosalind Nashashibi e Lucy Skaer hanno lavorato a progetti comuni a partire dal 2005. Il loro filmato “Why Are You Angry?” (2017) deve il suo nome al dipinto di Paul Gauguin “No te aha oe riri” (1896), realizzato durante il viaggio del pittore a Tahiti. Utilizzando la tradizione inglese del dipinto come punto di partenza, le due artiste analizzano il punto di vista maschile nelle narrazioni visive e in modo particolare si concentrano sulle problematiche che emergono dalla rappresentazione delle donne di Gauguin. Ma la Nashashibi e la Skaer sono consapevoli che anche loro, come artiste, corrono il rischio di mitizzare il loro soggetti esotici – anche se le donne, nel loro filmato, sono piuttosto attive e caratterizzate. “Why Are You Angry?” diventa così l’occasione per esplorare le difficoltà insite nella realizzazione di un’opera d’arte autentica e non stereotipata, 125 anni fa come oggi.

 

Pin Ups: Toulouse-Lautrec and the Art of Celebrity

Scottish National Gallery, Edimburgo

Henri de Toulouse-Lautrec, Troupe de Mlle Églantine                                                                    © Victoria and Albert Museum, Londra

Incisore e pittore fuori dagli schemi, Toulouse-Lautrec porta lo spirito bohémien di fin-de-siécle da Parigi a Edimburgo. La mostra alla Scottish National Gallery si concentra sulla sua vasta produzione di stampe litografiche, poster e illustrazioni, le cui laconiche descrizioni della vita notturna dissoluta e decadente contribuirono a definire il culto della cosiddetta “città del piacere” nel XIX secolo. Tra le immagini più celebri, quelle dei café-cabaret del quartiere di Montmartre. Lo stile di Toulouse-Lautrec deve molto all’influenza di impressionisti come Manet e Degas, ma anche a quella delle classiche stampe in legno giapponesi, che erano molto popolari tra gli artisti di fine Ottocento e inizio Novecento.

 

Beautiful world where are you?

Open Eye Gallery, Liverpool

Mentre la Liverpool Biennial of Contemporary Arts entra nel suo ultimo mese, questa mostra offre una prospettiva unica sull’eredità e le conseguenze del colonialismo. Due progetti, a cura dei fotografi internazionali Madiha Aijaz (Karachi, Pakistan) e George Osodi (Lagos, Nigeria), raccontano i cambiamenti nella sfera culturale e del potere seguiti alla fine del colonialismo britannico. “Nigerian Monarchs” di Osodi (2013) ha come oggetto il reinsediamento dei governanti tradizionali in Nigeria, dopo che per decenni avevano perso il loro potere in favore del governatorato britannico. Aijaz, invece, usa il suo interesse per gli spazi civici in Pakistan – in questo caso, le biblioteche pubbliche – per commentare il divario linguistico nel Paese tra Urdu e inglese.

 

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.
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