È visitabile fino al 23 marzo la mostra personale dell’artista americano Roger Welch (Westfield,1946) presso la Galleria Opere Scelte di Torino.
Roger Welch è un esponente della Video Art, della Multi-Media Installation e della Conceptual Narrative Art. Spaziando dalle video installazioni alla fotografia, dalle opere su carta alla scultura, la ricerca dell’artista si è sviluppata, sin dagli inizi degli anni ’70, declinando arte concettuale e performance attraverso le istanze dell’identità e della memoria. Nel 1970 divenne noto per una serie di lavori fotografici di famiglia e mappe della memoria derivate dai ricordi di persone anziane. Welch elaborò una restituzione composta da una serie di video-installazioni volte a ricostruire il passato dei personaggi coinvolti, documentandone gli eventi e materializzandone i ricordi.
Da Opere Scelte Welch presenta Edgar Allan Poe’s Home, un progetto inedito costituito da una serie di acquerelli e un video.
Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo rivolto alcune domande per meglio conoscere la genesi della sua indagine.
La tua ricerca artistica da sempre si focalizza sulla memoria e sulla dimensione diacronica del tempo. Già come fondatore della Narrative Art con John Baldessari, William Wegman e altri. Qual è la motivazione che ha condotto il tuo percorso?
Tutto è nato in un contesto culturale dinamico e fertile, fatto di confronti e di incontri, di relazioni e frequentazioni di artisti e amici come Bill Beckley, Jean Le Gac, John Baldessari, William Wegman, Cioni Carpi…
Puoi raccontarci di un incontro particolare che abbia influito sulla tua progettualità artistica?
Non posso indicare un incontro specifico, ma l’amicizia con artisti in un contesto culturale stimolante come quello dei primi anni Settanta. Non posso dimenticare il rapporto amicale con Dennis Oppenheim e Gordon Matta-Clark: è stato davvero importante per esplorare nuove idee e forme. Vorrei inoltre ricordare alcuni patrons come Holly e Horace Solomon che hanno sostenuto e incoraggiato la mia ricerca.
A Torino, da Opere Scelte, hai pensato di esporre l’opera Edgar Allan Poe’s Home, composta da una serie di acquerelli e un video che mostra l’abitazione dello scrittore, ubicata a New York nel Bronx. Si tratta di un lavoro inedito. Puoi raccontarci la gestazione del progetto?
Il concept di Edgar Allan Poe’s Home (2018) è nato da un sopralluogo nell’area in cui è situata ancor oggi la casa dello scrittore, tutelata come punto d’interesse storico-artistico nella zona sud del Bronx, a New York. La mia prima visita è avvenuta in un pomeriggio d’inverno mentre si accendevano le luci della strada. I lampioni apparivano come stelle intorno alla piccola casa, collocata in un altrettanto piccolo parco recintato. Mi interessava guardare all’interno dell’edificio per cogliere la forma scultorea di ogni stanza, soprattutto della camera da letto di Poe, nella quale egli dormiva e sognava. Sono tornato in varie ore del giorno per poter realizzare un video ad alta definizione (4k) catturando i diversi momenti di un’intera giornata invernale, quando le luci erano più visibili e la progressione dell’alba e del tramonto più drammatiche.
L’acquerello è un medium “poetico” nel rappresentare un’immagine della memoria. Motivi floreali e colori primari nei tuoi lavori si fondono ad evocare carte da parati, che vanno a decorare le pareti interne della casa di Edgar Allan Poe presente nel video. Come hai immaginato questa connessione?
Tutti gli acquerelli in mostra sono stati realizzati prendendo le misure reali di ogni stanza, porta e finestra della casa. Da queste misurazioni ho creato schizzi architettonici e poi ho scelto i colori e i motivi associati a carte da parati del XVIII secolo. In un certo senso, questo è anche un omaggio alla mia famiglia che a Westfield, nel New Jersey, ha posseduto per quasi 100 anni un negozio di colori e carte da parati.
Edgar Allan Poe nel 1840 con il saggio “Philosophy of Furniture” sosteneva che «l’uomo conquista uno spazio anche attraverso l’atto dell’arredare una casa, trasferendovi tutta l’esperienza del suo vivere quotidiano». E il filosofo Gaston Bachelard in “La poétique de l’espace”, nel 1957 scriveva: «Ogni grande immagine semplice è rivelatrice di uno stato d’animo. La casa ancor più del paesaggio è uno stato d’animo, anche riprodotta nel suo aspetto esterno essa rivela un’intimità». Cosa ne pensi? Qual è la tua personale relazione con lo spazio attraverso il tempo?
Il saggio di Poe “The Philosophy of Furniture” e anche le sue storie come “The Fall of the House of Usher (La caduta della Casa degli Usher, 1839)” presentano l’architettura come un personaggio in una trama spazio-temporale. In “La poétique de l’espace” di Bachelard e in “The Fall of the House of Usher” di Poe, la casa è simile ad un essere vivente. Con “finestre come occhi” nella sua modesta e confortevole casa del Bronx, Poe aveva sperato che la campagna fosse un spazio sano in cui le idee potessero prosperare. Così ho immaginato che la casa di Poe potesse essere un luogo dalle molte interpretazioni, in cui esplorare e realizzare sogni, in una dimensione cosmica, stellare.
Per informazioni
Galleria Opere Scelte
via Matteo Pescatore 11/D
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