giovedì , 5 Dicembre 2024

SYMPHONY OF BIRDS di Wang Zhenghong

Symphony of birds è il progetto che l’artista contemporanea Wang Zhenghong ha portato alla Biennale Arte di Venezia quest’anno e rappresenta la sua interpretazione di “ATLAS: HARMONY IN DIVERSITY”, il tema del Padiglione Nazionale della Repubblica Popolare cinese.

Artista e docente alla China Academy of Art di Hangzhou, Wang Zhenghong si esprime attraverso l’arte concettuale e performativa. Ha vissuto per oltre dieci anni in Europa e nel raccontarmi la genesi di Symphony of birds paragona la necessità viscerale di tornare, ogni anno, nella sua città natale alla migrazione degli uccelli. In essi si identifica e alla loro immagine “indossata” dai visitatori che si sono fermati ad ascoltare la sua storia, affida un messaggio: “Le fasi della vita sono strettamente legate ai cicli della natura, anche se l’uomo contemporaneo se ne è dimenticato. Bisogna riportare la natura nelle nostre vite, assecondare i suoi ritmi e vivere in armonia con essa, ad esempio attraverso la cura di piccoli animali come gli uccelli.”

Nella sua ricerca artistica è più volte tornata su questo concetto e, per fare riflettere il pubblico presente alla Biennale ARTE di Venezia, ha riportato in vita un’usanza della sua città natale attraverso gesti simbolici, mimati durante la performance nel Padiglione o affidati ai visitatori attivamente coinvolti nel suo progetto. Il loro “viaggio” che, iniziato nel Padiglione della Cina, attraversa gli altri Padiglioni Nazionali e i giardini e le mostre della Biennale ARTE a Venezia, per finire nel loro paese d’origine, riproduce metaforicamente la migrazione degli uccelli. È il pubblico, di fatto, a diffondere “la sinfonia degli uccelli”, e il messaggio che porta con sé, oltre i confini del Padiglione.

Wang Zhenghong – Ph. by video Diana Cicognini

SYMPHONY OF BIRDS

L’opera concettuale Symphony of birds, si realizza in due momenti: la performance, che ha coinvolto giovani studenti dell’Accademia di belle arti di Hangzhou, e l’azione dei visitatori stessi immortalata in video e immagini, riprodotte a ciclo continuo per tutta la durata della Biennale.

La performance, che si è tenuta nei giorni di inaugurazione del Padiglione, ha coinvolto sette studenti dell’accademia e alcuni volontari dotati di particolari fischietti. I giovani performer hanno così riprodotto il canto degli uccelli camminando in mezzo al pubblico del Padiglione, per intrattenerlo e spingerlo alla fine della performance verso l’area in cui esponeva l’artista. In una sorta di rito pubblico i visitatori ricevevano lì i doni dell’artista e ascoltavano la sua storia, trasformandosi loro stessi in messaggeri .

I visitatori potevano scegliere tra due doni, entrambi personalizzabili e raffiguranti un piccolo uccello, da indossare e portare con sé: un tatuaggio non permanente, scegliendo tra i colori e i 24 timbri in legno, giada e rame presenti, o una scultura in miniatura color oro, argento o bronzo realizzata dall’artista (oltre 10.000 pezzi).

I piccoli uccellini rappresentati dalle spille o intagliati nei timbri per creare colorati tatuaggi di Wang Zhenghong sono tratti dalla pittura tradizionale cinese. L’artista riporta in vita con il suo lavoro un’opera molto antica “I disegni di uccelli rari” di Huang Quan, pittore del periodo delle Cinque Dinastie (906-960), che ha dipinto 24 specie di animali, tra cui 10 diverse specie di uccelli. Si ispira anche a “A Comprehensive Collection of Ancient Paintings”, la stessa fonte a cui attingono gli altri artisti presenti nel Padiglione ed esposta dai curatori all’ingresso del Padiglione per mostrare al pubblico l’origine dell’arte contemporanea cinese.

Si è trattato , però, per l’artista anche di riportare invita un ricordo di infanzia e aiutare le nuove generazioni a “Quando ero giovane la vecchia generazione teneva spesso in casa alcuni uccelli, perché gli insegnavano a parlare nel linguaggio umano. Erano parole molto semplici come “ciao” o “grazie”, davvero divertente. Ora, invece, la nuova generazione non vuole più avere gli uccelli in casa e gioca spesso con l’iPhone o con il computer, piuttosto che con la natura.” Wang Zhenghong

“Ogni specie di uccello rappresenta per me uno stato d’animo diverso, io mi ritrovo in ognuno di essi. Probabilmente anche i visitatori si sono fatti guidare dalle emozioni suscitate dalle linee, dalla forma e dai colori nel momento della scelta. Quando li porteranno a casa, potranno provare le stesse emozioni che ho provato io e sarà come aver viaggiato insieme. Si realizzerà così il mio sogno di visitare altri paesi, forse oltre cento, con persone di diversa cultura e nazionalità. Ho sempre voluto creare un ponte tra l’Oriente e l’Occidente. Le mie opere d’arte sono più attente al processo, che può durare mesi come in questo caso, piuttosto che al risultato finale: è questo che mi interessa fare”. Wang Zhenghong

Spazio e tempo sono dimensioni per Wang Zhenghong senza confini. I suoi progetti prendono vita sin dal processo di preparazione che precede l’atto creativo e si compiono oltre la sua conclusione.

Nelle intenzioni dell’artista questo progetto doveva raggiungere il pubblico più ampio possibile e non doveva chiudersi con la Biennale. In particolare, infatti, ha pensato di continuarlo e coinvolgere persone non vedenti. La caratteristica dei timbri, che hanno le figure degli uccelli intagliate in rilievo, e la sagoma delle spille permetterebbe loro di apprezzare ed entrare a far parte della storia che con Symphony of birds ha voluto raccontare.

Ho pensato anch’io di fare la mia parte e raccontare il suo progetto a chi non ha potuto incontrarla e visitare il Padiglione alla Biennale Arte di Venezia.

IL PADIGLIONE NAZIONALE della REPUBBLICA POPOLARE CINESE ALLA BIENNALE ARTE DI VENEZIA 2024

I sette artisti cinesi contemporanei, presenti nel Padiglione della Cina di questa sessantesima esibizione internazionale d’arte, si sono confrontati con i concetti di condivisione della bellezza e coesistenza e valorizzazione delle differenze “ATLAS: HARMONY IN DIVERSITY”, a cura del professore dell’Università di Zhejiang Wang Xiaosong (王小松) e del curatore indipendente Jiang Jun (姜俊).

La mostra si ispira all’Atlante Mnemosyme di Aby Warburg, sovrapponendo una moltitudine di immagini, che collega i dipinti storici cinesi con le opere d’arte contemporanee.
(Citazione dal catalogo della mostra)

La ricerca dell’armonia passa per l’accettazione e l’accoglienza di “razze, idee, finalità, contesti e culture diversi a livello globale” e si esprime, nello spazio del Padiglione, attraverso opere che fanno da ponte tra arte tradizionale e contemporanea, apprendimento dal passato e innovazione per il futuro, cultura nazionale e straniera, antico e moderno.

Tutte le opere presenti, quindi, ruotano intorno al concetto di integrazione interpretato dai curatori Wang Xiaosong e Jiang Jun e visualizzato nell’ideogramma cinese “集” che significa: raccogliere, collezionare, mostrare.

Il carattere “集”, nella sua forma antica, raffigura tre uccelli appollaiati su un unico albero. Nella sua forma verbale, racchiude significati come radunare, convergere, raccogliere o assemblare. In questa, “集” viene utilizzato per sottolineare il concetto di integrazione. Questo carattere agisce come un invito, incarnando l’assorbimento e l’accettazione, favorendo le opportunità di dialogo, comunicazione e comprensione reciproca. In cinese, il termine “集” può essere tradotto come “atlante”. La sua essenza consiste nel facilitare l’intercomunicazione tra un ampio gruppo di persone e nel formare un senso di “comunità”. Questa è la transizione da “集” (collezione) a “展”(mostra). Questa mostra cerca di promuovere un cambiamento di paradigma – dalla “differenza” alla “coesistenza” – riattivando e diffondendo la saggezza radicata nella cultura tradizione cinese, che sostiene l’ “armonia nella diversità”, la “coesistenza armoniosa” e la “bellezza condivisa”. (Citazione dal catalogo della mostra)

I concetti che si racchiudono in questo carattere sono rappresentati in due sezioni.

Nella sezione “collect” è stata esposta la documentazione di 100 dipinti antichi (attraverso un archivio digitale consultabile interattivo e originali nelle teche), selezionati tra oltre 3000 opere oggi situate fuori dal paese e parte del progetto A Comprehensive Collection of Ancient Chinese Paintings. Si tratta di un progetto nato per preservare e condividere un patrimonio culturale immenso: più di 12.000 dipinti su carta, seta e lino provenienti da 263 musei ed altre istituzioni culturali nel mondo, di cui solo 9.000 sono conservate all’interno di 122 raccolte nazionali .

Questi, invece, sono gli altri artisti contemporanei che, insieme a Wang Zhenghong hanno esposto nella seconda sezione “translate”, traducendo e quindi interpretando attraverso le loro opere il tema dato dai curatori.

CHE JIANQUAN
Le antiche architetture dei giardini tradizionali cinesi, la relazione tra uomo e natura, il passaggio delle stagioni sono rappresentati nelle sue video installazioni che appartengono alla serie “Pavilion”.

JIAO XINGTAO
Nelle sue nove sculture “Soul Rhyme” le figure della pittura tradizionale cinese sono rese con un materiae contemporaneo, rame o ferro provenienti da scarti industriali, mettendo in relazione il patrimonio culturale cinese con la vita contemporanea. L’intelligenza artificiale integra il suo lavoro creando immagini dinamiche in continua mutazione, partendo da sue fotografie delle sculture esposte.

QIU ZHENZHONG
Nei giardini esterni al Padiglione la struttura delle due sculture intitolate “Status” vuole richiamare alla mente l’andamento sinuoso della calligrafia cinese mentre, da un punto di vista concettuale, simboleggia per l’artista un possibile dialogo armonioso tra uomo e natura, arte e natura.

SHI HUI
La calligrafia cinese ritorna anche nell’opera “Writing-non-writing I: The eight principles of yong”, dove l’artista interpreta gli otto principi alla base della calligrafia e della pittura, usando nodi fatti con delle corde (sistema che agli albori della civiltà era usato per registrare dati), traducendoli in un’opera astratta.

WANG SHAOQIANG
Il suo lavoro “Heritage Reimagined” trae ispirazione dai dipinti della Dinastia Song (960 – 1279) unendo la classica tecnica della pittura cinese all’elemento spirituale della pittura Song e all’estetica contemporanea per arrivare, anche in questo caso, ad un’opera astratta.

ZHU JINSHI
La sua installazione, “Rice paper pagoda”, si impone nello spazio del Padiglione ed è visibile da ogni angolazione. Tutti i materiali di cui è composta sono di origine naturale: centinaia di fogli di carta di riso, fili di cotone, travi in bambù. Ancora una volta l’immaginario dell’artista attinge alle antiche pitture cinesi, aggiungendo una contaminazione dall’era contemporanea rappresentata dalla luce che dall’interno illumina l’opera. I riferimenti culturali, che si possono leggere dietro questa rappresentazione astratta di una Pagoda, superano i confini della cultura cinese e rievocano la sfera spirituale.

About Diana Cicognini

Diana. Dea cacciatrice! Il mio territorio è Milano, la mia preda l'Arte ... che racconto, scrivo, disegno e metto in mostra. Giornalista pubblicista, la mia Nikon mi accompagna sempre per testimoniare la bellezza e là dove il mio obiettivo fotografico non arriva...un grazie dichiarato ad artisti, gallerie ed uffici stampa che mi concedono "uno scatto" per le mie parole. Mi trovi su Instagram: @dianacicognini.contentcreator

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