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Siena: il pavimento del Duomo e la Porta del cielo

Un'immagine della navata centrale del Duomo di Siena

Fino al 27 ottobre è possibile ammirare il Pavimento della Cattedrale di Siena, frutto di cinquecento anni di espressione artistica. E salire “sopra” la volta stellata, per godersi lo spettacolo dall’alto

 

Il più bello e grande e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto.

Così Giorgio Vasari definì nel 1568, nelle sue “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”, il pavimento del Duomo di Siena, frutto di cinquecento anni di espressione artistica, di un programma che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento.

Dal 18 agosto al 27 ottobre, con un’interruzione nel periodo che va dal 9 al 14 ottobre per lo svolgimento di cerimonie liturgiche, sarà possibile ammirare nuovamente questa opera e compiere un viaggio simbolico alla ricerca dei più alti valori dello spirito umano, come in cielo, così in terra.

Un particolare del pavimento del Duomo di Siena

La cattedrale di Siena (1220-1370 ca.) conserva numerosi capolavori di ogni epoca, ma per molti versi è proprio il pavimento il più eccezionale di tutti. I cartoni preparatori per le cinquantasei tarsie furono forniti da importanti artisti, tutti senesi, tranne il pittore umbro Bernardino di Betto detto il Pinturicchio, autore, nel 1505, della tarsia con il “Monte della Sapienza”.

La tecnica utilizzata per trasferire l’idea dei vari artisti sul pavimento è quella del commesso marmoreo e del graffito. Si iniziò in modo semplice, per poi raggiungere gradatamente una perfezione sorprendente: le prime tarsie furono tratteggiate sopra lastre di marmo bianco con solchi eseguiti con lo scalpello e il trapano, riempiti di stucco nero. Questa tecnica è chiamata graffito. Poi si aggiunsero marmi colorati accostati assieme come in una tarsia lignea: questa tecnica è chiamata commesso marmoreo.

E se la tecnica utilizzata per realizzarlo rende il pavimento straordinario, contribuiscono a farlo anche le figure riportate e il loro messaggio, un invito costante alla Sapienza.

 

LE NAVATE

L’iscrizione all’ingresso della navata centrale invita il visitatore ad assumere un atteggiamento consono a chi sta per entrare nel sacro tempio: CASTISSIMUM VIRGINIS TEMPLUM CASTE MEMENTO INGREDI (Ricordati di entrare castamente nel castissimo tempio della Vergine).

C’è poi la tarsia con l’Ermete Trismegisto, il fondatore della sapienza umana (eseguito da Giovanni di Stefano nel 1488) che, assieme alle Sibille (1482-83), raffigurate nelle navate laterali, fa parte dello stesso percorso iconografico ispirato alle “Divinae Institutiones” di Lattanzio, un autore cristiano del IV secolo.

La Sibilla Ellespontica, particolare del pavimento del Duomo di Siena

Le Sibille, secondo lo schema varroniano, sono dieci (cinque per ogni navata) e devono il loro nome ai luoghi di pertinenza geografica: la Sibilla Persica, l’Ellespontica, l’Eritrea, la Frigia, la Samia, la Delfica per quanto riguarda il mondo orientale e greco; la Libica per l’Africa; e poi quelle occidentali (con riferimento all’Italia): la Cumea o Cimmeria, la Cumana (di virgiliana memoria) e la Tiburtina.

Superato il riquadro con l’Ermete, lungo la navata centrale, ci troviamo di fronte alla Lupa che allatta i gemelli, inserita in un cerchio, cui sono collegati altri otto tondi di dimensione minore che mostrano gli emblemi di città centro-italiane.

Lupa che allatta i gemelli, particolare del pavimento del Duomo di Siena

Tale spazio del pavimento, l’unico ad essere realizzato a mosaico, è, probabilmente, proprio per la diversa tecnica utilizzata, il più antico. La Lupa diventa, già a partire dall’epoca medievale, simbolo della città di Siena, legato alla mitica leggenda di fondazione della città da parte di Ascanio e Senio, figli di Remo. Dietro l’animale si vede l’albero di fico (Ficus Ruminalis) presso il quale, secondo la tradizione, il pastore Faustolo trovò Romolo e Remo dopo il loro abbandono lungo il Tevere.

La tarsia disegnata da Pinturicchio (la quarta lungo la navata centrale), mostra, in basso, la personificazione della Fortuna: una fanciulla nuda tiene con la mano destra la cornucopia, mentre brandisce in alto, con la sinistra, come un’insegna, la vela gonfiata dal vento. Il suo è un equilibrio instabile: il piede destro poggia su di una sfera, mentre il sinistro è collocato su un’ingovernabile barca, il cui albero maestro è spezzato. La Fortuna, dopo un viaggio tempestoso, è riuscita a far approdare, su di un’isola rocciosa, alcuni saggi, che percorrono un sentiero in salita pieno di insidie.

Il monte della Sapienza, Bernardino di Betto detto il Pinturicchio. Particolare del pavimento del Duomo di Siena

Sulla vetta del monte, che i saggi cercano di raggiungere, è seduta una figura femminile: la Sapienza o Virtù. La donna offre, con la sinistra, un libro a Cratete, che si libera di ogni bene fittizio, poiché getta in mare una cesta ricolma di gioielli; con la destra dona una palma a Socrate.

Il messaggio dell’allegoria del pavimento è abbastanza evidente: il percorso verso la Sapienza è arduo, ma una volta superate le difficili prove, si consegue la serenità, la quies, simboleggiata dall’altipiano ricoperto soltanto da cespugli fioriti e dichiarata nell’iscrizione incisa sulla tabella, in cui si coglie un invito a salire l’aspro colle.

 

IL TRANSETTO E IL CORO

Mentre nelle tre navate il percorso si snoda attraverso temi relativi all’antichità classica e pagana, nel transetto e nel coro si narra la storia del popolo ebraico, le vicende della salvezza compiuta e realizzata dalla figura del Cristo, costantemente evocato e mai rappresentato nel pavimento, ma presente sull’altare, verso cui converge l’itinerario artistico e spirituale. I soggetti sono tratti dal Vecchio Testamento, tranne la “Strage degli Innocenti” di Matteo di Giovanni. La terribile scena, che si svolge sotto gli occhi dello spettatore, si affida al racconto del Vangelo di san Matteo.

La strage degli innocenti, Matteo di Giovanni, Particolare del pavimento del Duomo di Siena

Nell’esagono sotto la cupola (Storie di Elia e Acab), ma anche in altri riquadri vicini all’altare (Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia; Storie di Mosè sul Sinai, Sacrificio di Isacco) lavora il pittore manierista Domenico Beccafumi, che a tal punto perfezionerà la tecnica del commesso marmoreo, da ottenere risultati di chiaro-scuro.

Mosè fa scaturire l’acqua, Domenica Beccafumi. Particolare del pavimento del Duomo di Siena

 

LA PORTA DEL CIELO

In stretto collegamento con la visita al Pavimento del Duomo, c’è la possibilità di salire attraverso “la Porta del cielo”, una serie di locali mai aperti al pubblico, in cui per secoli nessuno è potuto accedere, se si eccettuano le maestranze dirette dai grandi architetti che si sono avvicendati nei secoli.

Una volta giunti sopra le volte stellate è possibile camminare “sopra” il sacro tempio e ammirare suggestive viste panoramiche “dentro” e “fuori” della cattedrale.

Veduta interna del Duomo di Siena.

La “Porta del cielo” si apre ai visitatori come salissero attraverso la scala apparsa in sogno a Giacobbe, la cui cima raggiungeva il cielo e gli angeli di Dio salivano e scendevano (Genesi 28,10-22). Nel sogno Dio promette a Giacobbe la terra sulla quale egli stava dormendo e un’immensa discendenza. Al suo risveglio Giacobbe esclama: «Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».

Il percorso “dall’alto” permette infatti di comprendere meglio la dedicazione del Duomo di Siena all’Assunzione della Madonna e il forte legame che i cittadini senesi hanno da secoli con la loro ‘patrona’: Sena vetus civitas Virginis.

 

Pavimento del Duomo

Dal 18 agosto al 27 ottobre 2019

Dal lunedì al sabato:
– Duomo, Cripta, Battistero, Oratorio di San Bernardino dalle 10.30 alle 19
– Museo dell’Opera dalle 10 alle 19

Domenica (solo durante il periodo di scopertura del pavimento):
– Duomo dalle 9.30 alle 18
– Museo dell’Opera dalle 10 alle 19
– Cripta, Battistero, Oratorio di San Bernardino dalle 10.30 alle 19

Ultimo ingresso mezz’ora prima l’orario di chiusura dei Musei.
Gli orari potrebbero subire variazioni a causa di celebrazioni religiose.

 

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.

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Un commento

  1. Una meraviglia ! Non si può morire senza averlo visto

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