Ha inaugurato lo scorso 3 luglio la mostra Ritornanti. Presenza della figurazione nella scultura italiana presso il Castello Gamba di Châtillon – Museo d’arte moderna e contemporanea, aperta al pubblico sino al 27 settembre 2020.
La mostra, nata per iniziativa dell’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta, è a cura di Domenico Maria Papa, con il supporto tecnico di Museumstudio s.r.l.s di Torino.
Il Castello e il Parco ospitano una rassegna sulla scultura italiana con una selezione di opere di grandi maestri italiani, tra cui Arturo Martini, Francesco Messina, Giuseppe Maraniello, Giuliano Vangi, Luciano Minguzzi, Paolo Delle Monache e Giacomo Manzù. Una sezione della mostra è dedicata ad Aron Demetz, uno dei più noti esponenti della giovane generazione di artisti della Val Gardena che reinterpreta la tradizione della scultura in legno attraverso un linguaggio figurativo contemporaneo ed è stato protagonista, nel 2019, di una suggestiva mostra negli spazi dell’area archeologica della Lavazza in occasione della quinta edizione dell’Art Site Festival.
Oltre venti opere per un viaggio nell’arte del Novecento, dalle sperimentazioni del dopoguerra alle produzioni più recenti: un percorso che si inserisce nell’esposizione permanente con la quale instaura un dialogo serrato, anche in forza del fatto che molti degli autori selezionati sono già presenti nella prestigiosa collezione del Castello. Nasce quindi, con evidente chiarezza, la possibilità di fornire al visitatore una nuova lettura della raccolta, sottolineando e commentando le affinità o le differenze tra le opere in esposizione temporanea con quelle permanenti, nonché con opere che per caratteristiche storiche e formali vi entrano in relazione.
Sulla scultura come processo creativo che ha nella ricerca della figurazione un’ espressione precisa e cadenzata nel tempo, afferma il curatore Domenico Maria Papa: “Il ritorno periodico alla figurazione in scultura attraversa tutto il Novecento ed emerge lungo linee carsiche in estetiche e sperimentazioni anche distanti: è un solido punto di partenza in quegli artisti che hanno contribuito all’astrazione, come per esempio, Lucio Fontana. È pratica di lavoro in Marino Marini, o ancora documento quotidiano, lontano dalle polemiche del proprio tempo, in Francesco Messina. Quando, invece, guarda al proprio tempo, la scultura assume il ruolo del testimone, come in Giacomo Manzù o in Luciano Minguzzi. Offre, infine, la possibilità di un approccio originale in ricerche recenti, da Giuliano Vangi a Giuseppe Maraniello e Luigi Mainolfi che sentono, come molti altri artisti negli ultimi decenni del Novecento, la necessità di un ritorno a un fare della scultura, oscillando tra figurazione e astrazione, dopo le elucubrazioni concettuali degli anni Sessanta e Settanta.
Nelle generazioni più giovani, il recupero della figurazione, assume un significato nuovo: scrollatosi di dosso il peso della commemorazione, abbandonata ogni pretesa di mera presentazione che ancora permane nella reiterazione del ready made, superata anche la polemica nei confronti di un’astratto di maniera, la figurazione riprende ancora una volta vigore e diventa poetica, come nel caso di Paolo Delle Monache o di Aron Demetz. Quest’ultimo, in particolare, si fa interprete di una rinnovata attenzione, comune a molti scultori del suo territorio, verso lavorazioni tradizionali reinterpretate in un linguaggio assolutamente contemporaneo. La scultura risponde a un’esigenza di nuova e più profonda ricerca che non si misura più nell’aderenza a un modello, ma nella capacità di recuperare un processo, nella disponibilità a trattare temi universali, nell’indagine su materiali naturali o nel recupero di abilità antiche.
E ancora, sulla scelta del titolo, dichiara: “Ritornanti, termine che echeggia il francese revenant, redivivo o fantasma, vuole essere, dunque, una riflessione sulla presenza della figurazione in alcuni significativi rappresentanti della scultura italiana, condotta seguendo linee se non di filiazione, di prossimità tra le generazioni. Di permanenze tacite, a tratti inafferrabili. Di recuperi inattesi. L’intento è di documentare quanto un modus attuale che non è solo pratica di lavoro, ma anche di sensibilità e capacità di sperimentazione, persista nel tempo. La panoramica proposta non vuole essere esaustiva della scultura italiana, ma intende offrire un contributo al dialogo serrato tra opere in mostra e opere della Collezione permanente del Castello Gamba. Ritornanti non propone, perciò, un’integrazione, ma piuttosto una chiave di lettura attraverso le sale del Gamba, popolata di nuove presenze. La scultura torna oggi a parlarci. Dimostra di non essere affatto lingua morta, come temeva Arturo Martini. Parla ancora, paradossalmente, proprio in tempi come questi affollati di simulacri, di perfetti sostituti immateriali, illusoriamente più veri del vero, ma non per questo più belli. Parla guardando alle sue radici lontane per restituirci una diversa idea di verità, espressione di una bellezza profonda, quella che per Dostoevskij può ancora salvare il mondo”.
La mostra, corredata di catalogo, è completata dall’esposizione di dodici tavole dedicate a Pinocchio di Mimmo Paladino e da una rassegna fotografica sul tema della scultura, condotta da Carola Allemandi.
Per info
Castello Gamba – Museo d’arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta
Località Crêt-de-Breil
Châtillon_Valle d’Aosta
info.castellogamba@regione.vda.it