Live!
  • I Teatri milanesi come si stanno preparando alla riapertura?

  • Sala Shakespeare, Teatro Elfo Puccini – ph. De Martino

  • Jas Art Ballet, Opera Danza Festival Coreografia TangOnPoint - ph. Luca Vantusso

  • DI A DA - Scommegna, Fabris, Sinigaglia - Ph Serrani

Home / Video / Interviste / I Teatri milanesi come si stanno preparando alla riapertura?

I Teatri milanesi come si stanno preparando alla riapertura?

Teatro e Cinema finalmente sono al centro del dibattito della riapertura della Cultura in Lombardia. Come si stanno preparando? Quanti sopravviveranno alle disposizioni anti COVID-19? Ho intervistato per Canale ARTE: Ferdinando Bruni, Direttore Artistico, Teatro Elfo Puccini; Serena Sinigaglia, Direttore Artistico, ATIR Teatro Ringhiera; Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, Direttori Artistici Jas Art Ballet; Alberto Dell’Acqua, Presidente, Lombardia Film Commission, Franco Bocca Gelsi, Presidente CNA Cinema e Audiovisivo Milano e Lombardia; Lionello Cerri, Produttore / A.D. Lumière & Co. e Fondatore / A.D. Anteo Spazio Cinema; Cinzia Masòtina, Lo Scrittoio.

Una tavola rotonda virtuale i cui protagonisti hanno molto da raccontare ad Istituzioni e spettatori per fare luce sulla qualità del lavoro che sta dietro il “prodotto finale”, sia esso il Film o lo spettacolo dal vivo, e la gestione del luogo in cui viene fruito. Aspetti spesso taciuti o considerati esclusiva di altri settori. Perché a volte è difficile immaginare che, dietro alla leggerezza che il Cinema e il Teatro portano nelle nostre vite, ci sia un’industria culturale fatta di grandi, ma anche piccole e piccolissime, aziende e di lavoratori invisibili. Realtà non regolamentate, o difficilmente raggiunte dagli aiuti messi in campo, perché parte di una filiera complessa e poco conosciuta.

Una tavola rotonda virtuale sul Teatro e sul Cinema che si svilupperà contemporaneamente e parallelamente a distanza di un click per dare tutto lo spazio necessario a temi tanto importanti. E’ stata una scelta difficile, ma dovuta, perché ciò che è in gioco è importante, per tutti. Il nostro immaginario, le relazioni sociali e le reazioni psicologiche, le abitudini cambieranno in una svolta epocale insieme a temi e soggetti offerti dal mondo dello Spettacolo. Per il Coronavirus è vero, ma anche per ciò che è accaduto nelle nostre case.

Alle disposizioni di sicurezza a cui ormai ci siamo abituati (distanziamento sociale, guanti e mascherine), per andare al cinema, a teatro e ai concerti dovremo obbligatoriamente prenotare e acquistare online il nostro posto, rigorosamente a sedere con una poltrona di distanza dal nostro accompagnatore (ma dipende dal tipo di spettacolo che andremo a vedere in realtà), anche se, visto l’avvicinarsi dell’estate, si tratta di spettacoli all’aperto. In questo caso e per ogni evento pubblico, convegno o presentazione di libri si aggiunge il fatto che non si potrà arrivare all’ultimo minuto. Un’altra cosa a cui ci dovremo abituare. Insomma, dovremo organizzare diligentemente, agenda alla mano, tutti i momenti del nostro tempo libero.

Per i Teatri e le Sale cinematografiche i problemi da gestire si moltiplicano man mano che le disposizioni proposte dal Comitato Tecnico-scientifico entrano nei dettagli. Varrà una regola diversa per il numero di persone che potranno essere presenti durante uno spettacolo, se si tratta di un luogo chiuso (200) o uno aperto (1000), tutti inclusi spettatori, artisti e personale tecnico. Le distanze da tenere tra attori e membri di un’orchestra o di un coro o in un set cinematografico apriranno lunghe discussioni. Non sarà facile.
Cinema, Teatri e Concerti potranno riaprire il 15 Giugno, chi riuscirà realmente a farlo?

Cosa accadrà a Cinema, Teatro e Spettacoli dal vivo?

“I cinema riapriranno, molto probabilmente, prima dei teatri. Ma avranno l’obbligo di sbigliettare al massimo il trenta per cento della capienza della sala. Di conseguenza il cinema che ha 120 posti a sedere, al massimo potrà ospitare quaranta spettatori: non pagherà neanche i costi vivi. Per i teatri sarà la stessa cosa, ma con le complicazioni aggiuntive per quel che succede sul palco. Come si farà a suonare oppure a cantare con la mascherina? Come farà a suonare un’orchestra di trenta elementi, mantenendo il distanziamento sociale? Vuol dire che fra la ‘spalla’ e il ‘concertino’, cioè fra il primo violino e il musicista che gli sta di fianco devono esserci due metri? E i fiati che producono goccioline di saliva nelle loro ance? Oppure, come faranno un baritono e un soprano che devono abbracciarsi sul palco? Tutti problemi da risolvere, compresi quelli dei concerti estivi. Qualora non fossero in una piazza, con gli ingressi presidiabili dal servizio d’ordine e le sedie disposte a distanza di sicurezza, ci saranno grossi problemi. Non sarà possibile ammassarsi sotto il palco.” Prof. Stefano Bruno Galli, Assessore all’Autonomia e Cultura di Regione Lombardia

“Siamo in attesa delle determinazioni che assumerà il Governo; la ripresa delle attività di spettacolo dal vivo o simili conoscerà ovviamente misure precauzionali dal punto di vista sanitario, come il contingentamento degli ingressi e delle capienze. Le città possono proporre soluzioni, insieme alle associazioni di categoria, per favorire una ripresa di queste attività secondo modalità rispettose delle precauzioni sanitarie e al tempo stesso sostenibili. Siamo a disposizione, e speriamo di venire ascoltati.” Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura, Comune di Milano

 

Il Ministro Franceschini ha parlato nei suoi recenti interventi anche di Teatro, Spettacoli dal vivo, Cinema e Produzioni cinematografiche.  Cosa ne pensa?

Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, Direttori Artistici Jas Art Ballet

“E’ giusto allargare il bonus a tutte le figure artistiche della danza, della lirica, della musica. Il mondo dell’arte e dello spettacolo esiste, è a tutti gli effetti un mondo reale che lavora, non un mondo fantastico. Preparare una stagione e uno spettacolo è un lavoro reale. Quasi tutti però nel mondo dello spettacolo, eccetto chi fa parte della squadra dei più grandi Teatri come La Scala o il San Carlo, sono liberi professionisti. I giovani spesso vengono presi come stagionali, e quindi sono meno tutelati. Non è ancora una situazione del tutto regolamentata.
E’ un segnale positivo che il Governo abbia rivisto i parametri definiti per accedere ai finanziamenti. Oggi è difficilissimo fare 30 giornate lavorative anche per un professionista. La maggior parte dei giovani poi è impegnata a fare piccole cose, magari di un giorno distante dall’altro altri trenta. In un anno arrivano forse a fare 20 ore di lavoro. Gli stessi ragazzi che fanno parte della nostra compagnia, e che quindi sono tra i pochi che riescono a lavorare, fanno poco perché non ci sono risorse.
Una piccola compagnia non riesce ad accedere alle sovvenzioni ministeriali, che richiedono parametri ben precisi in termini di numero di repliche. Se infatti non è inserita in un circuito di spettacolo non riesce a fare neanche 15 repliche in Teatro. Quello che sta facendo adesso il Governo, mi riferisco al Fondo Emergenza Covid 2020 Spettacolo ovvero i contributi extra FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) del MiBACT , è comunque un tendere in qualche modo la mano. Rispetto al nostro settore, però, resta molto difficile l’accesso… per chi come noi ha scelto di seguire criteri rigorosi e fare pochi spettacoli, ma di qualità, con un occhio attento ai giovani, alla progettualità, ai temi da dare agli spettacoli, alla costruzione delle produzioni. Realtà come la nostra non devono essere penalizzate nei confronti di chi magari ha i numeri, ma non segue gli stessi criteri.”
Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, Direttori Artistici Jas Art Ballet

Serena Sinigaglia, Direttore Artistico, ATIR Teatro Ringhiera – ph Serena Serrani

“Il Ministero della Cultura si chiama Ministero per i beni e le attività culturali e per il Turismo già questo, il linguaggio, basta per definire come noi consideriamo una cosa. Il Coronavirus in qualche modo ha tirato fuori con evidenza disarmante questo triste aspetto politico. Design, Biblioteche, Patrimonio culturale (Archeologia, Belle Arti e Paesaggio), Spettacolo dal vivo, Cinema e Audiovisivo, Turismo in realtà non sono ambiti così equivalenti. Possono far parte diciamo di una stessa filosofia etica, ma hanno modalità di gestione completamente diverse. Sono correlati, ma richiedono uno studio specifico. Come può Il Ministro Franceschini, che già ricopre un ruolo politico molto impegnativo, avere il tempo di seguire un Ministero così grande? Da qui le ingenuità molto pesanti che lo vedono dire apriamo una Piattaforma Netfix della Cultura equiparando il Teatro alla creazione di una serie televisiva. Cosa lo ha spinto a farlo? Forse ignora la legge fondamentale del Teatro che richiede che due persone siamo presenti nello stesso tempo e nello stesso spazio. Il Teatro si occupa della qualità di relazione tra gli esseri umani da 2500 anni. Il Teatro non può essere per sua definizione un mass media, per quanto possa avere un appeal di mercato; neanche le grandi realtà da mille posti che mettono in scena i Musical avranno mai i numeri televisivi.
Va bene, mettiamo il Teatro sulla piattaforma video di Netfix, chi ne supporterà il costo? Vorrei chiedere al Signor Ministro, mentre i miei dipendenti sono in cassa integrazione e i miei artisti sono precari e si affannano su una piattaforma dell’INPS per prendere 600 euro, mi dai tu 50.000 euro per fare un podcast sull’Odissea ragionato e pensato? Mi metti nel Decreto che dal 18 Maggio piccoli studi di registrazione verranno bonificati e potranno essere aperti a quattro/cinque persone tra tecnici e attori per costruire produzioni di qualità? La contraddizione delle soluzioni trovate dalla politica è evidente. Se devo mettere su una produzione teatrale pensata e costruita per essere mandata in onda, non posso esimermi da fare il lavoro professionale che faccio sempre, quindi ho bisogno di un bilancio, di competenze tecniche e di un luogo dove girare lo spettacolo. O forse il Ministro crede che si produce un’arte estetica e di senso forte, a casa con l’e-phone o la videocamera e l’audio personali? Trasformare uno spettacolo Teatrale in un prodotto digitale significa avere una troupe e una regia televisiva a riprenderlo, ci vuole un direttore della fotografia e dei tagli precisi alla drammaturgia, perché il tempo umano teatrale e il tempo invece digitale e televisivo scorrono diversamente.”
Serena Sinigaglia, Direttore Artistico, Atir Teatro Ringhiera

 

C’è qualche aspetto del settore di cui non si tiene conto quando si parla della riapertura dei Teatri? I lavoratori dello spettacolo sono tutelati?

Ferdinando Bruni, Direttore Artistico, Teatro Elfo Puccini

“I contributi stanziati, per quanto riconosciamo ci sia stato un grande sforzo nonostante i problemi di bilancio, non sono adeguati e in questa situazione non saranno sufficienti a coprire il danno subito. Al di là delle perdite economiche oggettive che abbiamo già registrato, perché siamo chiusi dal 24 Febbraio e abbiamo dovuto rinunciare alle tournee e ai tre spettacoli che dovevano debuttare a Milano, c’è ancora una grande incertezza sul futuro e l’incertezza è sicuramente in questo momento il danno maggiore. L’altra cosa di cui forse ci dobbiamo lamentare è la lentezza nelle risposte degli enti pubblici. Sebbene traumatico, sarebbe molto meglio che ci dicessero una data di riapertura molto lontana nel tempo e disposizioni applicabili, il Teatro si basa sull’esatto contrario della distanza sociale, in modo che uno si possa riorganizzare. Non si sa dove indirizzare gli sforzi, come organizzare i programmi e soprattutto come gestire un bilancio. Se dovessimo aprire secondo le modalità di sicurezza che ci sono oggi, potremmo avere dal 40 al 60 per cento di capienza della sala grande e sarebbe antieconomico aprire le due più piccole. Noi siamo una società privata, un’impresa sociale che alla fine deve pareggiare il bilancio, una perdita non la possiamo reggere e vorrebbe dire chiudere. Siamo per fortuna un Teatro grande e la nostra forza è il pubblico, lo diciamo sempre. Abbiamo più di 150 mila spettatori all’anno e questo ci permette di reinvestire tutto in produzioni e di lavorare. Sono 50 le persone fisse che lavorano da noi, più tutte quelle che vengono ingaggiate per i vari spettacoli.
Noi per ora non abbiamo prospettive. In questo momento lavorano per noi le organizzazioni di categoria come AGIS e P.L.A.TEA. (Fondazione per l’arte teatrale che riunisce 24 realtà tra Teatri Nazionali e TRIC, Teatri di Rilevante Interesse Culturale), che stanno da tempo dialogando con i Ministeri, proponendo delle modalità possibili di riapertura nate da uno studio del Politecnico di Torino.”   Ferdinando Bruni, Direttore Artistico, Teatro Elfo Puccini

“Il contatto con il pubblico, le prove in sala, lo stare insieme ai nostri allievi è fondamentale per noi danzatori e ballerini professionisti. Soprattutto il rapporto con gli allievi, perché si tratta di dare degli insegnamenti sia pratici che personali, condividiamo la nostra esperienza e la creatività. Tutto questo è svanito all’improvviso, inclusi tre spettacoli in cartellone ad Aprile al Teatro Carcano, abbiamo dovuto rinunciare a tanto. Ci siamo trovati in una situazione assurda, non abbiamo potuto far altro che adattarci, fare delle lezioni online con i nostri allievi e adibire una stanza a sala da ballo per studiare tutti i giorni. Noi ballerini professionisti, come ogni sportivo, abbiamo la necessità fisica di mantenere la nostra forma. Certo è però che la danza è un’arte, non solo esercizio fisico. Entrare in scena per noi vuol dire molto, il ballerino matura spettacolo dopo spettacolo. Questa sarà una cicatrice indelebile che ci porteremo con noi anche come insegnamento per il futuro.
La nostra Compagnia ha la sua residenza artistica al Teatro Carcano, produciamo all’interno della struttura ospiti di una scuola di danza che ha una grande storia a Milano. Abbiamo anche un programma Junior che si è fermato e finché non avremo il via libera, con un protocollo che contenga indicazioni precise per salvaguardare la salute di ognuno, sarà complicato ritornare alla nostra attività. La danza è passione, è voglia di sognare che rende le persone migliori e soprattutto nei ragazzi non bisogna fermarla. Le strade proposte dal governo non sono percorribili nel breve periodo. Saranno chiamate solo Compagnie con pochi ballerini?  Faremo spettacoli con poche persone e più repliche? Come faranno i Teatri a pagare le Compagnie? Dovremo reinventare il concetto di spettacolo per diminuire i costi? Bisogna far lavorare i giovani, come faremo? Ci dovremo concentrare su spettacoli all’aperto? Ma non tutte le città e le provincie hanno grandi spazi e dovranno comunque investire per attrezzarli.Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, Direttori Atistici Jas Art Ballet

 

Rispetto al sistema cultura in Lombardia quali sono le cicatrici che la situazione ha lasciato? Quali debolezze del Settore ha accentuato? 

 

“Questo tempo sospeso ci dovrebbe portare a ragionare più a fondo sul ruolo del Teatro, invece di parlare solo del prodotto finito che veicola, lo spettacolo. Nella società complessa e tecnologica in cui viviamo, il Teatro è uno strumento di cura e formazione per la persona. Entra direttamente nella vita e nella socialità dei cittadini e può operare accanto ad altri servizi, psicologici o sanitari, per contribuire alla costruzione di una comunità forte, di rapporti di qualità tra gli individui, di benessere e di consapevolezza necessari al funzionamento di un Paese civile. Questo concetto mi sembra che i governanti non lo abbiano minimamente compreso, c’è una grande superficialità di visione. Il fare Teatro si fa coincidere alla vanità degli attori a cui si vorrebbe paternalisticamente consigliare di fare un altro mestiere. C’è sempre questa considerazione sottesa alla domanda che tutti ci siamo sentiti rivolgere: Che cosa fai? L’attore. Ma di lavoro? E’ sempre stato un settore poco considerato, rispetto ai parametri europei. Se andiamo a vedere quant’è il denaro pubblico investito nell’attività teatrale ci rendiamo conto che è tra i più bassi di tutta Europa. Certo era così anche prima del Coronavirus, per questo posso affermare con forza sarebbe importante e necessario trarre da questa tragica occasione un insegnamento e di non tornare a come era prima. Riaprire i teatri e le stagioni, proseguire nello stesso solco e vivere questa tragica interruzione come un drammatico accidente all’interno di un percorso. Questo atteggiamento, anche da parte delle grandi istituzioni teatrali, mi spaventa molto. Vuol dire perdere un’occasione e lasciare che una tragedia resti tale e sia inascoltata.” Serena Sinigaglia, Direttore Artistico, Atir Teatro Ringhiera

“Noi ci stiamo impegnando molto per fare capire che la danza, come forma d’arte e di cultura, merita uno spazio definito e chiaro. In Italia abbiamo un teatro in ogni città e piccolo paese, bisognerebbe promuovere di più la danza e valorizzarla anche a livello di Regione. La Danza piace al pubblico. Ci sono tantissime scuole di danza e tanti ragazzi che studiano, ma poi non trovano lavoro. Le compagnie di danza non hanno la possibilità di esprimersi. I grandi Teatri faticano a mettere il balletto in cartellone, non riescono a dare supporto alle nuove compagnie, anche piccole, che vogliono sperimentare. Ci vorrebbe una maggiore attenzione capillare nella ricerca di questi talenti che lavorano con qualità, di chi dà la possibilità di lavorare ai ragazzi e a coloro che fanno fatica a trovare ingaggi. All’estero esistono delle sovvenzioni che aiutano le piccole compagnie.
La Lombardia è sempre stata molto attiva nella cultura, ma si parla soprattutto di Musei, Biblioteche e luoghi di grande valore artistico. C’è un vuoto.  Si dovrebbero invece spingere di più le attività teatrali, quindi appunto la danza, il teatro di prosa, la musica. Bisognerebbe far capire che c’è un altro canale molto prestigioso, che diffonde la cultura e che potrebbe regalare una bella economia al nostro Paese. Ci sono tante persone che lavorano dietro uno spettacolo, si potrebbero creare nuovi posti di lavoro, soprattutto in città come Milano o Bergamo.
Il Teatro Carcano ha deciso di creare con noi una Compagnia dentro la sua struttura dandogli una residenza artistica e una priorità per gli spettacoli, supportando la produzione, le prove e ogni aspetto. Si parla di professionisti certo e di puntare sulla qualità, ma tutti i Teatri dovrebbero fare lo stesso. Questo manca e mancano le sovvenzioni dal governo, che le dirige sempre verso le stesse realtà.  E’ un appello alle istituzioni, seppur a livello regionale, ma credo che la Lombardia abbia tutte le carte in regola per gestire autonomamente il settore dell’Arte e della Cultura. Ci vuole solo un po’ più di attenzione per aiutare tutte queste piccole realtà di qualità.” Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, Direttori Artistici Jas Art Ballet

 

Parlando della fruizione online della cultura durante il lockdown, quali sono state le reazioni del pubblico? Cosa resterà dell’offerta culturale “virtuale”? 

 

“La nostra presenza on line è stata guidata dall’emergenza. Quando abbiamo chiuso il 24 febbraio si pensava che avremmo riaperto di lì a due settimane. La prima reazione è stata lavorare per recuperare ad Aprile e Maggio le date delle tournee che avevamo perso. Quando poi invece la situazione si è rivelata per quello che era, mandare on line i classici ci è sembrata la scelta migliore sia per motivi pratici legati al diritto d’autore, sono quasi tutti testi di autori scomparsi che abbiamo tradotto noi, sia per non perdere il contatto con il pubblico. Tra i classici poi la scelta è caduta su quelli che si prestavano tecnicamente ad un bel montaggio e un bel ritmo adatti al web. Siamo rimasti anche piacevolmente stupiti di quanta gente abbia risposto a questa iniziativa, che va detto abbiamo realizzato anche grazie alla generosità degli attori coinvolti negli spettacoli che ci hanno dato l’autorizzazione di mandarli online. Adesso siamo anche noi in una fase due, stiamo studiando come questo lavoro online possa affiancare la nostra Stagione, non potrebbe mai sostituirla, con approfondimenti, materiali prodotti appositamente per questo mezzo e documenti teatrali. Stiamo riflettendo su come fare. Ad esempio, stiamo lavorando all’ipotesi di trasformare La lingua langue, uno spettacolo dell’anno scorso sull’uso della lingua italiana, in lezioni online condotte dallo stesso personaggio, un professore molto divertente e un pò surreale.  Manterremo nel programma on line i classici raggruppati questa volta per autore. Ogni settimana, per cercare di creare una certa ritualità con questo appuntamento, sarà introdotta da una breve presentazione studiata e montata ad hoc sull’autore e sul nostro rapporto con i suoi lavori.
Se da questa vicenda qualcosa di positivo rimarrà è proprio la voglia di sviluppare ancora di più la possibilità di entrare in contatto con il pubblico attraverso i mezzi di comunicazione on line e realizzare singoli approfondimenti sulle professioni del teatro, facendo parlare macchinisti, costumisti, etc… E ancora, in futuro potremmo magari pubblicare brevi estratti delle prove. Creare, insomma, un luogo dove chi segue il nostro lavoro possa conoscerlo ancora meglio. Sospetto, infatti, che il pubblico che ci ha seguito sia lo stesso che veniva nelle sale. Molti dei video che abbiamo mandato sono di spettacoli anche precedenti al 2000, come ad esempio la prima edizione del 1994 dell’Amleto. Il pubblico si è messo un po’ in pari con la nostra storia.” Ferdinando Bruni, Direttore Artistico, Teatro Elfo Puccini  www.elfo.org/index.html

“Al di là della tragedia, questo momento ha permesso di far conoscere di più il mondo della danza in tutte le sue sfumature, anche se via web. L’Associazione culturale che abbiamo creato, insieme ad altre, si sta dedicando a un programma culturale e artistico virtuale, che riguarda la prosa, la lirica, la danza. Noi abbiamo messo a disposizione gratuitamente le nostre produzioni, che vengono trasmesse in diretta streaming sulla piattaforma Teatro Totale. La cosa bella del nostro repertorio è che abbiamo classico, neoclassico, contemporaneo, musical. Crediamo veramente nella sperimentazione anche se la nostra base è il balletto classico. Abbiamo notato un grande movimento di pubblico, c’è interesse. Può rappresentare un modo per far apprezzare quanto lavoro c’è dietro uno spettacolo, sono fiducioso. Non penso che, quando la situazione si sarà normalizzata, abbandoneremo quello che si è fatto sul web, certo non potrà sostituire lo spettacolo a Teatro. Potrebbe essere un canale molto importante per divulgare informazioni sul mondo dell’Arte, dello Spettacolo e della Danza che prima non si sapevano e per avvicinare quel pubblico che prima non veniva a Teatro.”
Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, Direttori Artistici Jas Art Ballet

“Gli spettacoli che abbiamo mandato in streaming, come hanno fatto quasi tutti, non erano stati pensati per essere fruiti in rete. Penso sia stato un magnifico modo per tenere insieme e vicina la comunità consapevole, forte ed evoluta che ci segue e hanno risposto in massa. Ci siamo slegati dalla polemica, non è Teatro e quindi non lo facciamo. Quello che la tecnologia ci mette tra le mani è una grande possibilità e se sei creativo non vedo perché devi perdere tempo a definire cos’è, non è “Il Teatro” ma chi se ne frega, è un’altra cosa. E’ esaltante scoprire delle forme bastarde di innesti culturali e dei tentativi di ricerca sperimentale.  Mi stimola studiare come si può fare arte partecipata attraverso le piattaforme che la tecnologia ci mette a disposizione, concepire uno spettacolo su Zoom, costruire podcast sempre più coinvolgenti e densi di contenuti e di forme estetiche. Però contemporaneamente non credo che, allo stato attuale delle competenze e della ricerca economica ed estetica in questo settore, si possa parlare di una modalità che attiri nuovo pubblico. Lo abbiamo fatto per chi già ci seguiva, avrebbe dovuto essere costruita con un altro piglio per coinvolgere altre persone.”
Serena Sinigaglia, Direttore Artistico, Atir Teatro Ringhiera

 

Quali sono i progetti che vi vedranno coinvolti nel prossimo futuro?


“Ci siamo creati un piccolo mondo nella nostra stanza da ballo. Ci siamo adattati al lavoro virtuale rimanendo in contatto con i nostri ragazzi e con coreografi, musicisti, light designer per essere attivi. La testa deve andare oltre e concentrarsi su progetti importanti, bisogna farlo per forza quando si lavora a livello artistico. Così vengono fuori le idee. E infatti stiamo lavorando su un progetto web. E’ qualcosa di nuovo e rivoluzionario, una produzione
Jas Art Ballet e Teatro Totale. Abbiamo coinvolto nove ballerini professionisti, un giovane coreografo italiano strepitoso e geniale con cui abbiamo già lavorato Alessio Di Stefano di Catania, Enrico Melozzi con le sue musiche originali. Si chiama ITA WEBallet e il primo spettacolo si intitola A MidApril Night’s Dream. Il richiamo ovviamente è a Sogno di una notte di mezza estate, riadattato al momento in cui è nata l’idea, in piena crisi Coronavirus. Noi cerchiamo di valorizzare molto il made in Italy, abbiamo forse una marcia in più rispetto alle altre compagnie proprio perché cerchiamo di coinvolgere sempre artisti italiani. Nel mondo dello spettacolo però, in particolare della danza, vengono chiamati soprattutto gli stranieri.

Diverso è invece il progetto, con un risvolto sociale molto importante, che ci vede coinvolti nell’immediato insieme all’Associazione Teatro Totale. Lo spettacolo La mia vita d’artista, interpretato da Sabrina, ripercorre il suo rapporto con la danza e il disturbo della dislessia attraverso coreografie di danza classica, neoclassica, contemporanea, acrobatica e tip tap. Sarà on line Domenica 24 maggio 2020 dalle ore 21:00 e agli spettatori sarà chiesto un contributo simbolico di 3,50€ che andranno all’A.I.D. (Associazione Italiana Dislessia).”
Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, Direttori Artistici Jas Art Ballet  it-it.facebook.com/JasArtBallet/


“Bisognerà considerare lo shock psicologico delle persone. E’ una situazione complessa e il compito di renderla più leggera è affidato a tutti noi operatori culturali, ma soprattutto, a livello politico, alle grandi istituzioni. La prossima estate molte persone non potranno partire e ci siamo immaginati di dare loro la possibilità di vedere il tramonto ascoltando una storia. Ci si incontrerà alla luce del sole, come nel teatro greco, in piazze abbastanza protette, Milano ne ha tantissime, o in qualche parco o addirittura nei grandi cortili. Protagonista un solo attore, ci sono tanti monologhi di qualità nel repertorio italiano. La prima proposta a cui stiamo lavorando è quindi un Teatro di piazza per tutta l’estate. Ci eserciteremmo così nell’attuare le disposizioni del Governo, iniziando da piccoli numeri, e nell’acquisire quegli strumenti tecnologici che ci serviranno nella prossima stagione.
Stiamo cercando di coinvolgere il Comune, chiedendo i permessi e organizzando i bilanci, per far partire questa iniziativa, che nella mia idea dovrebbe svolgersi tutti i giorni. Vorremmo coinvolgere anche gli altri teatri naturalmente, per organizzare iniziative simili in diverse zone di Milano. Sarebbe bellissimo che Milano si accendesse alle 19 con piccoli focolai di cultura, talmente diffusi nella città da non richiedere spostamenti. Noi vorremmo partire dalla piazza che è nel nostro cuore, a cui abbiamo contribuito a dare un nome: Piazza Fabio Chiesa. Lo abbiamo pensato come un appuntamento al buio, dove lo spettatore compra il biglietto senza sapere quale attore vedrà, tra quelli inseriti in manifesto.
La seconda azione del prossimo futuro è riprogrammare tutte le attività. Abbiamo già immaginato una tempistica per la ripresa dei laboratori e per riprogrammare il repertorio professionistico perso durante la chiusura dei teatri. Consapevoli che se in autunno queste attività quotidiane non potranno ripartire, noi come Penelope disfaremo e rifaremo la tela. Però quando una cosa non la vuoi perdere non la perdi, non ti ferma nessuno. Proprio per questo, abbiamo pensato che la quarantena potesse essere l’occasione per una prima volta.
Abbiamo deciso di tentare di immaginare e costruire un podcast teatrale professionale a puntate. Abbiamo deciso di intitolare all’Odissea questo nuovo viaggio, perché all’Odissea era dedicata anche la Stagione ATIR 2020. Noi siamo Ulisse. Abbiamo voluto fare riferimento alla nostra situazione. Da quando hanno chiuso più di due anni fa il Teatro Ringhiera, che era la nostra casa, anche noi siamo diventati nomadi ospitati dai Teatri milanesi. E’ chiaro però che questa condizione di nomadismo, che ha la bellezza di farti incontrare tanti mondi e pubblici diversi, dovrà finire. Ulisse vuole tornare a Itaca per quanto Calipso sia affascinante.
Ho riscritto questo grande spettacolo partecipato con la drammaturga Letizia Russo, scegliendo personalmente i canti e chiamando tre giovani traduttori dal greco per i testi. Volevo avere una lingua più fluida e contemporanea.  I nostri corsi di Teatro prevedono ogni anno la preparazione di uno spettacolo. Questa volta saranno uniti da un unico scopo drammaturgico sulle parole di Odissea. A ogni gruppo è affidato un diverso canto, di cui, durante la quarantena, stanno preparato l’audio con i propri formatori e registi. Anche i ragazzi del biennio specialistico di Brera partecipano immaginando e realizzando scene e costumi. Alla fine, con la mia supervisione, questo lavoro si trasformerà in un grande evento offerto alla città, in scena cento persone tra bambini, diversamente abili, anziani, adolescenti, adulti ed educatori. In realtà vorremo riuscire a costruire due progetti professionali, uno audio e uno in piattaforma anche audiovisiva. Adesso stiamo usando questo tempo, un anno abbiamo stimato, per studiare il mezzo e migliorare le nostre competenze tecniche.”
Serena Sinigaglia, Direttore Artistico, Atir Teatro Ringhiera.  www.atirteatroringhiera.it

 

Anche “Il Cinema” è pronto a ripartire? >>

<< 18 Maggio: Riapre la cultura in Lombardia?

About Diana Cicognini

Diana. Dea cacciatrice! Il mio territorio è Milano, la mia preda l'Arte ... che racconto, scrivo, disegno e metto in mostra. Giornalista pubblicista, la mia Nikon mi accompagna sempre per testimoniare la bellezza e là dove il mio obiettivo fotografico non arriva...un grazie dichiarato ad artisti, gallerie ed uffici stampa che mi concedono "uno scatto" per le mie parole.

C'è anche questo...

Rodin e la danza, fino al 10 Marzo al MUDEC, Museo delle Culture di Milano

Rodin e la danza al MUDEC di Milano

Rodin e la danza. Il Museo MUDEC e Il Sole 24 Ore, con la collaborazione del Musée Rodin di Parigi, hanno il merito di aver portato a Milano una mostra unica visitabile fino al 10 Marzo. Non è la prima mostra che indaga la relazione tra Auguste Rodin e la danza, ma è la prima volta al mondo che viene esposta la serie completa di 14 statuette d’argilla conosciute come i “Mouvements de danse” del 1911, grazie al prestito eccezionale della Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni (privacy policy)

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi