In mostra sino al 10 decembre presso la galleria Tommaso Calabro di Milano la – bella, museale – esposizione Immagini vaganti, a cura di Paola Nicolin, dedicata a opere poco conosciute del grande scultore Pietro Consagra.

Pezzo unico 3/3 di 4 pezzi unici
Courtesy Galleria Tommaso Calabro
Il progetto nasce da una ricerca della curatrice su uno specifico corpo di opere di Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2005), i “Lenzuoli”, dipinti con colori lavabili realizzati dall’artista a partire dal 1967, anno del suo arrivo nella città americana di Minneapolis per un periodo di insegnamento. Come spiega Paola Nicolin, questo nucleo di lavori costituisce per l’artista – da sempre impegnato sul concetto di “frontalità della scultura”, nodale in tutta la sua ricerca – un campo di sperimentazione “libero e liberatorio”: quasi un flusso inconscio di “immagini vaganti” – come scriveva lo stesso artista nel 1974 nel testo di introduzione all’esposizione “Variazioni di Pietro Consagra. Quattro lenzuoli dipinti a mano”, presso la galleria Multicenter grafica di Milano (da allora non furono più esposti); in questa occasione affermava l’artista: “La sola cosa che sono riuscito a fare per me, adatta al mio modo personale di vivere, per la mia casa, per le mie diverse case vuote, è stato di coprire i muri rintronanti di aridità e solitudine con stoffe, con lenzuoli su cui ritagliare e dipingere immagini”.
Il visitatore è accolto all’ingresso dalla scultura “Spessore in prospettiva”, opera scultorea preziosa che ripropone alcune delle figure geometriche-chiave che torneranno in altre opere come la “Machera per Sopracciglio” ideata nel 1967 in collaborazione con la GEM di Gian Carlo Montebello. Spettacolare nella seconda sala la gigantografia di un’immagine storica di Ugo Mulas che ritrae una parete della mostra personale di Consagra alla Galleria dell’Ariete nel 1967, e, di spalle, Carla Lonzi, allora compagna dell’artista. Alle pareti sculture colorate in lastra di alluminio dipinte nel 1966-1967, che ben introducono la ricerca di Consagra in direzione della frontalità bidimensionale, declinata in forme e materiali diversi e sperimentali, e che caratterizzerà tutta la sua scultura “libera di articolarsi in qualsiasi modo tranne che nella richiesta di uno spazio tradizionale”, come ebbe a dichiarare l’artista.
Accresce lo stupore, dopo una sala che accoglie altre composizioni frontali organizzate come un giardino di sculture (e alcune di esse hanno proprio il titolo “Giardino”), la scelta di esporre gli splendidi mobili appartenuti all’artista e da lui realizzati, tra cui il Mobile Frontale del 1957, un contenitore in legno dipinto, a più ante, con mensole e piani rotanti; destinato in origine al capanno sulla spiaggia di Tor San Lorenzo, utilizzato nella stagione estiva con la prima moglie, americana, e i quattro figli. Non è il solo esempio di progettazione di arredo: agli anni ’70 risalgono i modelli di una libreria, di un tavolo e di un letto contenitore che realizzerà negli anni ’90 per la casa e lo studio.
A questa sala segue la suggestiva teoria dei lenzuoli dipinti, sui quali si susseguono le immagini pittoriche di un vero e proprio alfabeto visivo che, in piena coerenza, sceglie l’estrema bidimensionalità del tessuto per esprimersi: la scultura si appiattisce nella pittura ma mantiene la doppia dimensione spaziale, regolata al minimo e dotata di arioso movimento. Segue una splendida maschera – gioiello per il viso realizzata in collaborazione con Gian Carlo Montebello; non era la prima esperienza in tale ambito: Consagra inizia a realizzare gioielli già dalla fine degli anni ‘40 in sporadiche occasioni, poi dal 1960 in collaborazione con Masenza e negli anni ‘70 con i Fumanti, infine con la GEM nei suoi anni milanesi. Con quest’ultimo realizza originali ornamenti per il corpo. A tale proposito racconta l’artista “[…] Prima del Femminismo, dal 1969 al 1971, fare un gioiello era ancora facile. Si visse molto entusiasmo nel laboratorio più eccitante del mondo inventato da Giancarlo Montebello. Gioielli d’artista a Milano. Progettai “maschere” d’argento che portavano davanti alla bocca una asticella orizzontale che funzionava come linguaggio muto per frustrazione, come morso per recitare obbedienza. Era un convivere e un incontrarsi politico con Carla Lonzi. Le maschere perciò non erano soltanto ornamentali […]”

Photo Ugo Mulas © Ugo Mulas Heirs. All rights reserved
Una mostra ricca dunque di stimolanti spunti di riflessione sull’opera di un grande maestro della scultura italiana come Pietro Consagra, benissimo allestita, con opere rare scelte da Tommaso Calabro e la curatrice in collaborazione con l’Archivio Consagra, diretto dalla moglie, la storica dell’arte Gabriella De Milia; si segnala che è in preparazione il catalogo ragionato delle sculture a cura di Luca Massimo Barbero.
PER INFO