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La Fondazione Luigi Rovati a Milano: archeologia e contemporaneo nel nome della ricerca.

Ha aperto a Milano la Fondazione Luigi Rovati: archeologia, contemporaneo, cultura e scienza in uno spazio innovativo e soprendente.

Primo piano_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Riambientare una – avveniristica –  Necropoli di Cerveteri nel cuore di Milano per ospitare preziosi reperti etruschi? Trasformare uno splendido palazzo milanese in uno scrigno dove archeologia e arte contemporanea tessono i fili di un’ideale, unica storia dell’arte? Sì, se la committenza – una famiglia di illuminati ricercatori, collezionisti, mecenati, filantropi e imprenditori affida la propria visione ad un brillante studio di architettura sino a trasformarla in realtà: è il caso della Fondazione Luigi Rovati, che ha aperto al pubblico lo scorso settembre uno straordinario museo privato  – e lo stupore è pienamente giustificato – in uno dei più bei palazzi di Corso Venezia, affidando il progetto allo studio MCA di Mario Cucinella, che ha ristrutturato e ampliato gli spazi con un approccio del tutto originale.

La Fondazione è intitolata a Luigi Rovati, medico, fondatore dell’azienda farmaceutica Rottapharm, scomparso nel 2019, presieduta dal figlio Lucio e dalla moglie Giovanna Forlanelli Rovati, presidente e fondatrice anche della casa editrice Johan & Levi. Medici di formazione, la famiglia Rovati condivide tra tutti i suoi componenti un’attitudine umanista che ha espresso in un collezionismo raffinato e un amore per il Bello coltivato nel tempo (Luigi Rovati era appassionato di arte bizantina): se Lucio Rovati è da sempre appassionato di arte estrusca – un candelabro etrusco oggi nel museo fu il suo primo acquisto, avvio di una raccolta che oggi conta centinaia di reperti), la Signora Giovanna ha la passione per il contemporaneo, scelte che ritornano nelle sale del museo con intelligenti rimandi.

Hall_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

La Fondazione non ha tuttavia solo un obbiettivo museale (oltre 250 le opere esposte), per quanto raffinato, ma prevede una ricca programmazione di mostre temporanee che includono arte antica e arte contemporanea, cicli di conferenze, seminari di studio in collaborazione con istituzioni e studiosi internazionali, iniziative sociali di promozione scientifica in cui il concetto di fruizione culturale e benessere è particolarmente sentito e promosso.  

Giovanna Forlanelli nel Piano Ipogeo_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Bellissimo il palazzo, collocato proprio di fronte ai Giardini di Porta Venezia: costruito nel 1871 dal Principe di Piombino e passato poi alla famiglia Bocconi, quindi ai Rizzoli sino alla vendita nel 2015 ai Rovati. Mario Cucinella è intervenuto radicalmente nei sotterranei realizzando un Piano Ipogeo (vi è un ulteriore piano sotterraneo utilizzato come deposito e archivio e aperto agli studiosi) che da solo, come si dice,  vale il viaggio: gli spazi architettonici non sono contenitore, sono pensati come parte integrante dell’esperienza di visita e costituiscono un mirabile esempio di come può essere ripensato un museo archeologico del terzo millennio da un punto di visto dell’allestimento e della fruizione.

Ingresso piano Ipogeo_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Il tutto con uno sguardo al passato – spettacolarmente evocato – e un utilizzo intelligente delle nuove possibilità in termini di illuminazione (fondamentale in un allestimento museale) e di digitalizzazione non pretestuosa o meramente didascalica (la scrittura etrusca viene trascritta e tradotta sotto gli occhi del visitatore mentre osserva il reperto!); le teche sono di Goppion, azienda italiana leader mondiale nel settore delle vetrine museali che ha ideato un  sistema innovativo per l’orientamento delle luci attraverso un magnete, senza aprire le teche o movimentare le opere.

Cupole_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Il piano, dedicato alla collezione etrusca, si raggiunge dall’ingresso da una scala intagliata nella pietra forte fiorentina, materiale estratto dalle cave tosco-emiliane, il tutto perfettamente stondato e privo di angoli; il cuore dello spazio espositivo composto è formato da tre sale circolari (le cui cupole si ammirano dal giardino, a ricordare ancora una volta i sinuosi profili della Necropoli della Banditaccia) e una grande volta ellittica, avvolte da oltre 30.000 conci di pietra che avvolgono gli spazi in maniera continua.

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Piano Ipogeo Scrivere il proprio nome_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Il percorso espositivo è organizzato per macro temi della vita etrusca, come il rapporto tra l’uomo e la natura o con il divino, si snoda attraverso le teche (triangolari, in piacevole contrato con lo spazio arrotondato) che presentano una mirabile raccolta di reperti, grandi vasi in ceramica, urne cinerarie volterrane e chiusine, bronzi, ex- voto,  opere rare e preziose poste in un dialogo mai banale e sorprendente (talvolta talmente coerente da confondere lo spettatore mimetizzandosi con il contesto)  con opere di William Kentridge, Lucio Fontana, Arturo Martini, Pablo Picasso.

Piano Ipogeo Vivere in città_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Nella sezione Cercare il bello cubi di cristallo racchiudono gioielli, monili oggetti preziosi; tra di loro la testina di donna in bronzo dorato e due un medaglioni di Alberto Giacometti di metà anni ’30 ricordano come tutto sia memoria collettiva, parte di un unico patrimonio culturale senza soluzione di continuità. Al centro della sala la teca più grande accoglie il simbolo del museo, il Guerriero Cernuschi, un bronzo votivo etrusco di grande bellezza.

Al  Piano Nobile lo scenario cambia radicalmente: gli ambienti dell’antico palazzo patrizio (di cui sono stati conservati le pavimentazioni e gli stucchi) rivivono in stanze che integrano il passato il moderno e il contemporaneo in un gioco di specchi; una visita che diventa sempre di più un percorso esperenziale dove l’arte di ogni tempo  è armoniosamente raccontata: la tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance (1985) di Andy Warhol, le polaroid della serie Etruschi (1984) di Paolo Gioli, i disegni e gli acquarelli di Augusto Guido Gatti (1863-1947), trovano spazio accanto a preziosi buccheri etruschi racchiusi nelle vetrine.

Sala Ontani_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Il percorso prosegue nelle altre stanze, ognuna dalla forte personalità, procedendo tuttavia con un filo rosso narrativo di grande efficacia: la sala Ontani – un tempo sala da pranzo -,  il corridoio con i magnifici arazzi contemporanei di Francesco Simeti a ricordo di arazzi fiamminghi posti in medesimo loco. Nella sala in boiserie uno stupefacente specchio con cornice intagliata di Marianna Kennedy affianca un’ampia collezione di asce, fibule, strumenti da lavoro etruschi (, conosciuta come il Ripostiglio di San Francesco, in prestito dal Museo Civico Archeologico di Bologna); la grande tela di Giorgio de Chirico Le Cheval d’Agamèmnon, (1929) dalla Collezione Giuseppe Merlini (Busto Arsizio, Varese) in dialogo con una preziosa armatura cinquecentesca; nel salone d’onore un’installazione di Giulio Paolini ricorda su linee temporali prospettiche un ideale pannello warburghiano di contemporaneità tra le arti di ogni tempo.

Sala Warhol_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

All’ingresso del piano la raffinata Lanterne à quatre lumières (1983) di Diego Giacometti del 1983 (che richiama l’opera della Kennedy) Giacometti, designer e artista, fratello minore di Alberto. Proprio a Diego Giacometti la Fondazione dedicherà una mostra, la prima in Italia, nella primavera del 2023.

Un’ultima sala, lo Spazio Bianco, sarà dedicata nel tempo ad ospitare progetti temporanei: ad aprire il programma espositivo  è la mostra di Sabrina Mezzaqui La vulnerabilità delle cose preziose.

Galleria Francesco Simeti_Giovanni de Sandre per Fondazione Luigi Rovati

Completano l’esperienza un’ampia sala conferenze, il bistrot e il ristorante di Andrea Aprea (le pareti della sala centrale del Ristorante sono rivestite di bucchero, la caratteristica ceramica nera con cui gli Etruschi realizzavano i loro vasi), il book shop con un focus specifico sull’archeologia e la scrittura e, infine,  il bel giardino aperto al pubblico senza obbligo di visita per volere della famiglia Rovati, come luogo sempre aperto alla città : nel candido Padiglione del giardino un video racconta la lavorazione della statua in marmo posta all’ingresso di Luigi Rovati,  dello scultore romano Giuseppe Ducrot.

Una visita che non si dimentica e che un programma serrato di eventi prestiti e mostre temporanee induce a rinnovare con grande piacere, rendendo la Fondazione Luigi Rovati un organismo vivo finalizzato alla ricerca, come nelle intenzioni e nel dna della Famiglia Rovati, in ogni campo.

PER INFO

Fondazione Luigi Rovati_Milano

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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